Roma, 14 giu. (Labitalia) – “Smartworking e reddito di cittadinanza possono davvero aiutare i lavoratori e il territorio”. A dirlo Andrea Cafà, presidente Fonarcom, in occasione del ‘Il futuro del mercato del lavoro tra innovazione, tutela e welfare’, il digital debate, organizzato da Fonarcom e da Consenso Europa. “Lavoro agile – ha spiegato – significa attivare un nuovo modello che verrà dalle imprese e dai lavoratori, in base gli obiettivi da raggiungere. In generale, servono maggiori risorse per fare welfare bisogna intervenire sulla parità di genere, politiche attive e alfabetizzazione”. “Il reddito di cittadinanza – ha aggiunto – deve essere uno strumento momentaneo, però non sempre è così. Allora, la politica deve cominciare a vedere oltre, sperimentando imprese sociali che aiutano il territorio nel fare welfare di prossimità”. “In materia di politiche attive – ha poi sottolineato – ci si sta focalizzando troppo verso il pubblico; invece serve un raccordo tra pubblico e privato”.
“I miliardi da investire nel mercato del lavoro – ha commentato Cesare Damiano, direttore scientifico Osservatorio del lavoro Cifa-Confsal – ci sono, ma ci vuole la qualità sociale. Il blocco dei licenziamenti non può durare all’infinito, però direi di portarlo a fine agosto perché consente di negoziare meglio la riforma degli ammortizzatori sociali perché questi devono diventare universali”.
Come fare? Per Damiano, “usufruendo della cassa Covid che potrebbe costare meno di un miliardo di euro”. “Dall’indagine sullo smartworking che abbiamo fatto emerge che il 25% è preoccupato del proprio futuro. Inclusione, trasparenza, lotta al massimo ribasso, ma rimettere al centro la persona, altrimenti abbiamo solo una crescita quantitativa ma non la cultura della persona di cui sentiamo la mancanza”, ha detto.
Per Romina Mura, presidente commissione Lavoro della Camera, “noi abbiamo la fortuna che gli stati europei condividono la costruzione di un pilastro sociale di una politica di ripresa, lavoriamo affinché l’accesso agli ammortizzatori sociali sia universale; penso agli autonomi e alle partite iva”. Sulle politiche attive Mura ha condiviso l’opinione del presidente Cafà “inserendo la formazione a vita: oggi noi salviamo i lavoratori mettendoli nelle condizioni di acquisire competenze per poter reggere la transizione”. In relazione allo smartworking ha ricordato che “non è una misura di conciliazione, ma una modalità flessibile di organizzazione del lavoro, dobbiamo lavorare sul welfare di prossimità proprio per sostenere a poter scegliere questa modalità di lavoro salvaguardando però i soggetti più deboli”. Mura ha definito “ingiusti e ipocriti gli attacchi di chi dice che i ragazzi preferiscono stare sul divano e percepire il reddito di cittadinanza piuttosto che fare gli stagionali: spesso è un lavoro sottopagato e non rispetta i minimi diritti”.
Tiziana Cipriani, segretario commissione Lavoro della Camera, ha affermato che “il reddito di cittadinanza aveva obiettivi più a lungo termine e non era un sussidio: il mercato del lavoro si sta riprendendo e quindi sì al prolungamento del blocco dei licenziamenti per consentire di aiutare quei settori che si stanno riprendendo”. Sullo smartworking Cipriani ha osservato che “possiamo rivoluzionare il modo di lavorare attraverso la tecnologia. Produce vantaggi per il lavoratore ma anche per le imprese e ha un vantaggio per la collettività con l’abbattimento, ad esempio, del pendolarismo”.
Silvia Sardone, eurodeputata commissione Envi, ha condiviso “il blocco dei licenziamenti, però se l’azienda chiude i lavoratori cosa fanno? Servono incentivi fiscali per le aziende”.
Per Andrea Garnero, economista del lavoro alla Direzione per l’Occupazione, il Lavoro e gli Affari Sociali dell’Ocse, “il problema è cosa succede dopo il licenziamento; il rischio è che dopo non si è coperti”.
“Mancano le politiche attive, ovvero la capacità di ascoltare le persone, cosa vorrebbero fare e da dove vengono, a volte è una questione di competenze”, ha detto Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale Confsal, infine, ha proposto “un sistema unitario nazionale di attivazione: le forme di sostegno al reddito devono essere condizionate al fatto che il lavoratore sia disposto a lavorare”.