Roma, 23 nov. (Labitalia) – Quali comportamenti e tendenze inquinano gli ambienti di lavoro? La piattaforma di tutoring online Fluentify, Best Workplaces Italia e Europa per l’anno 2022, ha costruito un decalogo a tema che supera i concetti lavorativi di smart working e flessibilità, per andare a indagare ciò che rovina davvero il clima lavorativo in azienda.
1.Reprimere l’intelligenza emotiva: l’ambiente di lavoro è uno dei contesti in cui il non saper instaurare rapporti costruttivi, l’affidarsi solo all’intuito, il non cogliere le correnti emotive positive che si stabiliscono tra le persone si rivela un’arma distruttiva per tutto il team.
2.Sentirsi imprigionati in un ruolo: oltre all’aumento delle competenze e, in alcuni casi, a possibili avanzamenti di carriera, la rotazione dei ruoli in azienda previene eventuali cali di motivazione e contribuisce a mantenere l’ambiente di lavoro frizzante e stimolante. Imprigionare i dipendenti in un ruolo e pensare che la loro crescita passi solo per il livello di seniority crea un clima di competizione non sempre sano.
3.Non ricevere premi: i complimenti non bastano. Il lavoratore si sente valorizzato e gratificato quando qualcuno nota e premia il suo impegno. Che si tratti di aumenti di stipendio, bonus, buoni acquisto, buoni regalo o benefit, l’importante è che il dipendente non pensi che i suoi sforzi passino inosservati o che vengano compensati solo con un bravo.
4.Non festeggiare i successi altrui: la celebrazione dei risultati altrui, di qualsiasi natura essi siano, stimola il team – e non la singola persona – e alimenta lo spirito d’iniziativa di tutti. Concedere a tutti un momento per festeggiare, contribuisce a creare legami virtuosi con i colleghi. Il successo, se non condiviso, rimane solo il raggiungimento di un obiettivo personale.
5.Lavorare in un contesto poco meritocratico: quando un dipendente modello si sente scavalcato da un collega oggettivamente meno competente e meritevole di promozioni, il team si divide e vengono meno l’aderenza e il senso di appartenenza alla propria azienda.
6.Non sentirsi accolti: che sia per tre giorni a settimana o anche solo per una riunione, non lavorare in un luogo di lavoro accogliente, familiare e luminoso non rende il dipendente felice di spostarsi da casa e, di conseguenza, limita la possibilità di costruire legami importanti tra colleghi.
7.Mancanza di fiducia: quando possibili, non favorire iniziative come lo smart working in luoghi di villeggiatura o la settimana corta fa pensare al lavoratore che la causa potrebbe essere una mancanza di fiducia da parte della governance, fattore che crea pericolose dinamiche di micro management.
8.Avere un capo distaccato: il lavoratore di oggi vorrebbe che il proprio capo cercasse il dialogo con lui. Questo non significa aspettarsi un interesse nei confronti della propria vita privata, anzi, ma semplicemente sentirsi ascoltati in maniera attiva e partecipativa in modo da evitare eventuali richieste di un confronto privato per malumori o incomprensioni.
9.Non sentirsi imprenditori: se è vero che il successo di uno è il successo di tutti e che la crescita di un’azienda è la crescita di tutti, reprimere il senso di imprenditività e di co-responsabilità dei collaboratori fa venir meno loro il senso di iniziativa, creatività e intraprendenza.
10.Non aderire a una missione comune: non sentirsi parte di un progetto non ci fa aderire appieno ai valori dell’azienda per cui lavoriamo. Sono iniziative come una giornata dedicata alla raccolta dei rifiuti nella propria città insieme ai propri colleghi che alimentano all’interno del team il vero senso di appartenenza.
Fluentify, da anni promotrice di iniziative come la settimana corta e le workation, è stata premiata Best Workplaces Italia e Europa per l’anno 2022. Sarah America, head of customer experience di Fluentify, dichiara: “Basta poco per migliorare il proprio ambiente di lavoro: la ricetta perfetta combina ascolto attivo e fiducia. Noi di Fluentify lo sappiamo bene: dal 2018 operiamo come remote company con la settimana corta contrattualizzata. La nostra scelta va al di là del fattore produttività, è il benessere dei dipendenti la nostra vera priorità”.