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Fantini Group, con contratto di sviluppo cantina informatizzata e 20 nuovi addetti

Di Redazione |

Roma, 7 ott. (Labitalia) – Un contributo a fondo perduto di 3,2 milioni di euro e quasi 9 milioni di euro di investimenti complessivi. Sono i numeri del progetto realizzato da Fantini Group Vini, azienda di Ortona (Chieti), leader nella produzione e commercializzazione di vino, sostenuto attraverso il contratto di sviluppo. L’agevolazione, gestita da Invitalia, favorisce gli investimenti di grandi dimensioni nel settore industriale, agro-industriale, turistico e di tutela ambientale. Alla Fantini Group permetterà di creare una nuova unità produttiva nella zona industriale di Ortona, che sarà caratterizzata da un’elevata informatizzazione delle attività e prevede un incremento occupazionale di 20 nuovi addetti. “Fantini Group – spiega il direttore generale, Carlo Piretti – è un gruppo di 12 aziende che opera nel settore vitivinicolo dal 1994 per iniziativa di tre soci locali, con un forte orientamento alla produzione di vini del Sud Italia, ma ultimamente ha esteso il suo ambito di produzione anche alle regioni del Nord e alla Spagna. E’ una società che esporta circa il 97% della propria produzione in bottiglia in tutto il mondo, 80 paesi, ed è in grado di garantire al momento un volume di produzione di circa 30 milioni di bottiglie per anno. Il numero di dipendenti, in continua crescita, così come le cifre d’affari, è di circa 100 persone, che diventano tre volte tanto considerando l’indotto”. “Molto importante – sottolinea – è il collegamento con il territorio: in ognuno dei territori da cui provengono i nostri vini c’è un nucleo di agronomi e di enologi di Fantini Group, in modo da garantire lo sviluppo anche dei coltivatori locali e delle cantine sociali, che sono nostri interlocutori preferenziali. Quello che Fantini Group pensa di se stesso e che prova a proporre al mercato è il ruolo di ‘taste maker’, cioè, volendo fare un paragone con altre realtà forse più note al grande pubblico, una sorta di ‘influencer’ sulle nuove tendenze del vino dal punto di vista del gusto, da proporre a un segmento di clientela che va dai 20 ai 35 anni sui mercati mondiali. Questo significa, fondamentalmente, non essere ancorati esclusivamente alla tradizione ma spingere in termini di innovazione, di ricerca, di flessibilità, e quindi proporre nuovi aromi, nuovi gusti, nuove esperienze ai consumatori”. Per l’azienda, il supporto di Invitalia, attraverso il contratto di sviluppo, è stato fondamentale. “Noi siamo particolarmente grati a Invitalia – afferma il direttore generale di Fantini Group – perché ci ha permesso con il suo intervento di potenziare un investimento che avevamo nelle nostre corde e di sviluppare una capacità produttiva che è tre volte quella che avevamo in precedenza”. Il Progetto nella zona industriale di Ortona, infatti, è finalizzato a internalizzare la fase di imbottigliamento di molte produzioni del gruppo precedentemente esternalizzate, mediante l’acquisto di due linee di imbottigliamento informatizzate e la realizzazione di un magazzino automatizzato. “Il supporto di Invitalia – prosegue Piretti – ci ha aiutato in due aspetti fondamentali del nostro progetto. Il primo è la capacità di formalizzare e di pianificare il progetto secondo standard molto elevati, che poi sono quelli richiesti da Invitalia per concedere le agevolazioni e quindi ci hanno aiutato a curare lo sviluppo del progetto nei massimi particolari e questo per un’azienda dimensionalmente non elevatissima è un grande contributo”. “Il secondo contributo fondamentale – continua – è quello di poter internalizzare la produzione per sviluppare i sistemi di qualità e di controllo tracciabilità del prodotto dell’intera filiera, dal chicco d’uva fino alla bottiglia che finisce sulla tavola del consumatore finale, adottando quelli che sono i principi di certificazione volontaria. E questo è possibile grazie al nuovo investimento che abbiamo effettuato, che ci permette di non appoggiare le nostre produzioni a terzisti imbottigliatori che non sono in grado di garantire gli stessi standard che noi oggi possiamo garantire grazie al contributo di Invitalia”. Molto positiva, per l’azienda, l’esperienza di sinergia tra pubblico e privato. “Invitalia per noi è stato un grandissimo elemento di raccordo – ribadisce – con le iniziative della pubblica amministrazione, del ministero dello Sviluppo economico, perché ci ha consentito di parlare con funzionari e dirigenti che sono molto vicini alla mentalità e all’approccio dell’azienda privata, ma nello stesso tempo ci hanno aiutato a conoscere i requisiti che vengono richiesti a livello ministeriale, a livello di intervento pubblico, nel sistema economico”.

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