Roma, 27 lug. (Labitalia) – “Confidiamo in un potenziamento del decreto Aiuti per fronteggiare il rincaro dei prezzi e l’avanzata dell’inflazione”. Lo dice all’Adnkronos/Labitalia Mino Dinoi, presidente della Confederazione Aepi-Associazioni europee di professionisti e imprese che rilancia: “Tra le misure di base che auspichiamo siano di più ampio respiro anche nel prosieguo, bisogna annoverare i bonus dei 200 euro per i redditi fino a 35.000 euro e il taglio delle accise sui carburanti”.
Aepi, inoltre, prende atto degli ottimi risultati comunicati dal Consiglio dei ministri con un minor indebitamento per l’-0,80% e quindi con un deficit diminuito per circa 14,3 miliardi. “Numeri che ci fanno sperare in un autunno meno caldo, mentre torniamo a puntare l’attenzione, come detto in più occasioni, sulla necessità di misure decise per ridurre il cuneo fiscale e di pari passo incentivare così la domanda occupazionale”.
Poi, sulle indiscrezioni riguardanti il taglio dell’Iva su alcuni prodotti di largo consumo: “Misure che potrebbero aiutare le famiglie se i risparmi d’imposta previsti si ribalteranno effettivamente sull’abbassamento dei prezzi al pubblico. Inoltre, eventualmente, bisognerà verificare e monitorare che questi risparmi d’imposta non siano trattenuti come maggiori ricavi dai rivenditori dei prodotti oggetto di diminuzione delle aliquote Iva”.
Come già anticipato il 19 maggio, Aepi auspica anche una riduzione delle ritenute in acconto per le spese del settore riguardanti le manutenzioni degli immobili riportando l’aliquota odierna dell’8% a quella originaria del 2%. “Con questa manovra – sottolinea il presidente Mino Dinoi – non ci sarebbe nessun costo a carico del bilancio dello Stato: essendo appunto una ritenuta in acconto gli imprenditori verseranno comunque il dovuto. Questa prima modalità darebbe maggiore liquidità alle imprese in forte sofferenza finanziaria. Allo stesso tempo, sempre lo scorso 19 maggio, lanciammo il grido di allarme dei professionisti che, in presenza di personale dipendente, subiscono una ritenuta del 20% sui sugli importi lordi percepiti, risultando per la stragrande maggioranza tutti a credito nei confronti dell’erario con crediti recuperabili solo a partire dall’esercizio successivo rispetto a quello oggetto della ritenuta. Pertanto, anche qui, suggerivamo una riduzione di detta ritenuta al 10% per rilasciare liquidità agli studi professionali dando la possibilità di mantenere il personale in forza. Anche in questo caso, parliamo di una proposta che non genera alcun maggior costo per il bilancio dello Stato”.