Basta cv, qualità umane più importanti: la scelta di Vitture

Di Redazione / 01 Febbraio 2022

Roma, 1 feb. (Labitalia) – “Valuto prima le qualità umane e poi quelle professionali, perché credo che il rispetto, l’educazione, l’onestà, e la gentilezza siano determinanti nella scelta di un candidato. Ma non solo. Possono diventare degli alleati nel mondo degli affari”. A sostenerlo è Marco Sepertino, Ceo di Vitture, giovane imprenditore del cuneese che opera nel settore del marketing e della pubblicità online. “In una società estremamente individualista, egocentrica e poco avvezza ai principi basilari del vivere comune, non bisogna mai dimenticare che prima di essere dei professionisti siamo delle persone, mossi da dinamiche empatiche ed emotive. Oltretutto, l’educazione nell’ascolto di un cliente è una forma di assoluta attenzione, rispetto e considerazione. Elementi, questi, che portano il cliente a sviluppare una percezione di reciproca condivisione, lealtà e fiducia”.
Affermazioni quasi rivoluzionarie perché, si sa, gli ambienti di lavoro, non di rado sono fonte di grandi incomprensioni, malumori e frustrazioni da parte del personale, spesso annichilito da ‘capi’ poco umani, scarsamente cordiali e di fantozziana memoria.
“Ho sempre avuto una grande attenzione – spiega Sepertino – alle persone, collaboratori, clienti o fornitori. Per me, anzi per noi del team Vitture, le persone sono al centro di ogni cosa e tutto quello che ho fatto fino ad oggi è per far vincere le persone che sono intorno a me. Se vince il cliente, vince il mio collaboratore e di conseguenza posso vincere anche io. Questa è mia scala dell’importanza e anche quando seleziono un candidato do poca rilevanza al curriculum. Guardo negli occhi la persona che ho davanti a me e cerco di comprendere le sue qualità migliori, quelle umane e comportamentali”.
Si pensi, ad esempio, alle grandi aziende, con un numero cospicuo di dipendenti, dove questi svolgono la loro mansione e vengono per così dire identificati attraverso quest’ultima. Ma i dipendenti di un’azienda sono davvero solo un numero? Sepertino ha addirittura stilato un codice deontologico che ogni suo collaboratore deve sottoscrivere prima di iniziare a lavorare per lui. “Lo faccio sottoscrivere – dice l’imprenditore – perché quello tra il collaboratore e il cliente deve essere un rapporto finalizzato alla crescita reciproca e basato sulla fiducia. Il collaboratore deve impegnarsi a rispettare gli appuntamenti e gli obiettivi da raggiungere, ascoltando il cliente assicurando lui un risultato maggiore di quello che si aspettava”.
Deontologia, in effetti, è una parola che significa etica professionale. “Con ‘etica professionale’ – chiarisce – intendiamo la correttezza che una persona dovrebbe avere nello svolgere una determinata professione. Il giuramento di Ippocrate è un esempio di codice deontologico al quale chi decide di svolgere la professione medica decide di aderire. Il codice di un collaboratore indica quali sono le azioni che consideriamo ‘etiche’, cioè giuste, corrette. Nel momento in cui una persona non si comporta in modo corretto, automaticamente tende ad essere esclusa dalla comunità degli affari e il suo futuro professionale viene messo a rischio”.
Un’altra grande caratteristica che contraddistingue questo insolito modus operandi imprenditoriale è il puntare sulla formazione umana e professionale. “La formazione – spiega ancora Sepertino – deve essere intesa come tecnica e crescita personale. Se la persona non cresce sul lato personale, può essere anche fenomenale con la tecnica, ma non compensa mai le mancanze attitudinali o caratteriali dell’individuo”. Infine, un altro segreto del successo di un’azienda, secondo Sepertino, è lo scambio in abbondanza. “Ho basato la mia azienda sullo scambio in abbondanza, questo significa dare di più di quello che si aspettava l’altra persona sia che essa sia un cliente, un collega o un fornitore. Insomma, responsabilità, impegno, empatia e rispetto dovrebbero essere i denominatori comuni di ogni azienda. Valori deontologici che come li intende Sepertino, perfezionano il professionista ma soprattutto esaltano l’uomo e le sue virtù. E queste vengono prima di qualsiasi competenza.

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