Roma, 9 mag. – C’è sempre una sfida nuova. C’è sempre un’asticella da alzare. Motivato, carico, pronto a spaccare il mondo, già a partire dal debutto di venerdì 13 maggio a Doha nella prima tappa della Wanda Diamond League. Da campione in carica. Come mai accaduto a nessun italiano nella storia del circuito dei diamanti. Gianmarco Tamberi vive di adrenalina e di competizione: il campione olimpico del salto in alto parla alla stampa al Palaindoor di Ancona alla vigilia della partenza per il Qatar, prima tappa di un ciclo di gare che proseguirà a Birmingham il 21 maggio, Trieste il 28, Ostrava il 31 e Roma il 9 giugno per il Golden Gala Pietro Mennea, quindi gli Assoluti di Rieti nel weekend del 25-26 giugno:
“So di star bene fisicamente, anche se non puntiamo ad essere al top della forma adesso, bensì a luglio – le sue parole – dal punto di vista tecnico abbiamo lavorato di più, ma quando si lavora si hanno anche incertezze, e quando si cerca di sistemare qualcosa a volte si fanno passi indietro. Quanto salterò a Doha? Non so, vedremo. Valuteremo nei prossimi giorni se gareggiare con rincorsa completa o con 9 passi. Adesso peso 80 kg, quanto pensavo per questo periodo: ai Mondiali indoor ero 80,5-81, ma dovrò perdere 3-4 chili per Mondiali ed Europei arrivando a 76,5-77 in base a come sarà l’avvicinamento. Qui, al Palaindoor di Ancona che è la mia casa, ho la fortuna di avere a disposizione una struttura come questa, invece all’aperto in questi giorni preferisco andare nell’impianto di Osimo”.
Venerdì a Doha (presenti anche Filippo Tortu nei 200, Nadia Battocletti nei 3000, Ahmed Abdelwahed nei 3000 siepi – qui gli iscritti) ritroverà l’amico Mutaz Barshim con cui ha condiviso la medaglia d’oro alle Olimpiadi. “Con lui ci siamo allenati per una settimana insieme, proprio a Doha: ci sentiamo molto spesso, lui è nato per fare salto in alto, concepito per essere uno dei migliori se non il migliore – ribadisce il 29enne marchigiano delle Fiamme Oro, trent’anni il 1° giugno – Ricordiamo spesso Tokyo, tiriamo fuori qualche aneddoto di quella strepitosa serata: entrambi stiamo vivendo questo momento simile, abbiamo raggiunto qualcosa di straordinario dopo tanti anni di rincorsa, ognuno a modo suo, ed entrambi ci interroghiamo sul modo per andare avanti. Non sono mai stato uno che si accontenta, però una cosa così grande, voluta per così tanti anni, avevo paura mi facesse dire basta: ho sofferto tanto e alla fine sono riuscito a raggiungere quel grande obiettivo, e forse la mia carriera poteva concludersi così. In realtà mi sono reso conto che ho ancora tanta voglia di fare, tanta voglia di dimostrare a me stesso che di limiti ce ne sono sempre e bisogna sempre cercare di superarli”.
Al Golden Gala il pubblico di casa lo attende per tributargli l’applauso che merita: “Roma è una bellissima tappa per preparare al meglio i Mondiali di Eugene, il mio chiodo fisso – prosegue il saltatore allenato dal papà Marco – più alti sono gli stimoli, con la pressione addosso, più riesco a tirare fuori qualcosa di importante, quindi avere il Golden Gala prima di Eugene è fondamentale per me. Non vedo l’ora di scendere in pedana a Roma e di vedere l’Olimpico con un sacco di gente: mi sono sempre divertito da morire in quella pedana e sono sempre riuscito a fare buone gare. Capiterà dopo averne già fatto tre o quattro quindi spero di essere in condizione fisica e tecnica discreta per poter già fare buone misure al Golden Gala”.
Guardando al panorama attuale del salto in alto, e alle chance di successo ai Mondiali di Eugene, l’azzurro passa in rassegna gli avversari più quotati: “Il coreano Woo lo considero il miglior saltatore al mondo al momento, per costanza e facilità di salto. Mutaz Barshim è intramontabile e sarà sicuramente uno dei protagonisti del Mondiale. Per un terzo nome, dico JuVaughn Harrison: ha dimostrato di essere al top nell’alto e nel lungo. Così tanto talento non può essere sottovalutato. E poi gareggia in casa”.