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ANCE – Caro materiali: senza una vera revisione dei prezzi dei contratti in corso addio a nuove strade ed il PNRR fallirà prima di iniziare

Di Redazione |

Riunito a Bari il tavolo di confronto interregionale tra gli operatori di filiera del settore delle costruzioni stradali

Brindisi, 3 marzo 2022.Si è svolto a Bari, presso la sala conferenze dell’Hotel Parco dei Principi, il tavolo di confronto interregionale tra gli operatori di filiera del settore delle costruzioni stradali.

Imprese stradali, aziende di barriere metalliche stradali e produttori di conglomerato bituminoso insieme per tentare di individuare possibili soluzioni agli incrementi esponenziali e non più gestibili del costo delle materie prime.

Una iniziativa organizzata spontaneamente (48 ore) e che ha visto l’adesione di quasi un centinaio di operatori provenienti non solo dalla Puglia, ma anche dalla Basilicata, dalla Calabria e dalla Sicilia, a testimonianza che il problema è generale e non localizzato in un singolo territorio.

In tutto il Paese, infatti, stanno nascendo comitati spontanei di imprenditori e produttori stanchi di vedere le loro attività fallire sotto il peso dei rincari.

Questo fenomeno è talmente grave da mettere in pericolo non solo la partenza e l’avanzamento delle nuove opere, ma soprattutto il proseguimento dei cantieri in corso di esecuzione, con evidenti ripercussioni sulla collettività che non potrà beneficiare di opere concluse nei tempi stabiliti.

Il rischio, preannunciato nel corso dell’incontro, è il blocco dei cantieri da parte delle imprese e il fermo degli impianti da parte dei produttori. Un’azione sicuramente molto forte che scaturisce da un clima di esasperazione/disperazione.

Tra gli altri, si è registrato anche l’intervento del direttore del Siteb (Strade Italiane e Bitumi) ing. Stefano Ravaioli che ha presentato una lettera sul tema, inviata il 22 febbraio scorso al Ministro Giovannini e alle principali Committenti.

Così come dichiarato dallo stesso Ing. Ravaioli, però, in circa dieci giorni il mondo, già attanagliato dalla pandemia e dalle speculazioni internazionali, è stato ulteriormente stravolto a causa del conflitto in Ucraina e, in questo drammatico scenario, l’unica via percorribile è quella dell’unitarietà e della collaborazione.

Ben vengano, quindi, i movimenti spontanei degli operatori al fianco delle Associazioni di categoria come l’ANCE che può assolvere ad una funzione di coordinamento e propositiva a difesa della categoria, così come è stato richiesto dagli stessi partecipanti al Presidente di ANCE Brindisi, Angelo Contessa che ha moderato l’incontro. Il numero uno dei costruttori edili brindisini ha prontamente garantito la sua disponibilità, mettendo a disposizione l’associazione anche in qualità di trade union con il sistema nazionale di ANCE.

Tante le testimonianze raccolte nel corso dei lavori che hanno sollevato anche altre annose problematiche come quelle derivanti dal rapporto con ANAS, rea – secondo alcuni – di aver prodotto un prezziario non congruo, inferiore ai listini prezzi regionali del 30-40% e gestione contrattuale non conforme a quello che dovrebbe essere il principio di buona fede nella esecuzione di un’opera pubblica.

A tal proposito ciò che è emerso, nel corso del dibattito, è una sorta di timore, da parte di diversi operatori, di obiettare alle decisioni vessatorie dell’ANAS – che continuerebbe a ragionare con una logica meramente formalistica – pregiudicando l’obiettivo dell’interesse pubblico.

Senza ombra di dubbio, seppur in un contesto pacifico, la fotografia rappresentata durante l’incontro ritrae una situazione non più tollerabile. Da più parti si è chiesta una vera e propria levata di scudi che consisterebbe, appunto, nel fermo delle opere, ma soprattutto in un’azione unitaria e coordinata per mettere letteralmente nero su bianco le richieste di un settore seriamente in difficoltà.

Le richieste di accesso alle procedure di concordato ormai non si contano più e la domanda che aleggiava all’interno della sala dell’hotel barese – e che dovrebbe far riflettere tutti, in primis la politica senza logiche partitiche ma in maniera trasversale – era legata alle sorti del PNRR: se le aziende falliscono e gli impianti chiudono perché non c’è più sostenibilità e convenienza nel tenerli aperti, chi e come e con quali materiali potrà eseguire questi lavori?

Si pensi, poi, alle migliaia di contratti ed accordi-quadro bloccati perché non si mettono legislativamente le stazioni appaltanti in condizioni di intervenire con un “riequilibrio contrattuale economico e temporale” automatico nella sua applicazione, a seguito degli stravolgimenti provocati dal caro-materiali e dal costo dell’energia.

In sostanza, bisogna dare gli elementi legislativi/normativi agli enti che non hanno risorse a sufficienza per modificare i quadri economici, poter procedere con un ridimensionamento delle opere da realizzare con l’appalto o, in alternativa, con una risoluzione consensuale dello stesso, senza “code” di carattere giudiziario.

E’ quindi indispensabile intervenire dando priorità ai contratti attualmente in corso, occorre con urgenza normare una revisione prezzi, magari utilizzando il metodo alla “francese” che prevede una compensazione forfettaria e mettere nelle condizioni la stazione appaltante di definire con automatismo l’importo revisionale e l’impresa di completare i lavori senza troppi danni.

Basta parlare di ristori! Diventa importante insistere sulla revisione semplice dei prezzi e per categoria di opere!

Uno scenario di questo tipo potrebbe – e ce lo auguriamo tutti – risultare determinante per evitare la paralisi del settore e un danno gravissimo per l’economia del paese.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA