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Allerta meningiti: non solo l’infanzia, anche adulti e anziani a rischio

Di Redazione |

A fronte dell’emergenza Covid in corso, non si devono comunque mettere in secondo piano gli altri vaccini che prevengono l’insorgere di malattie batteriche. Lo affermano gli specialisti, lo sottolinea Paolo Bonanni, ordinario di Igiene all’Università di Firenze. “C’è stato un calo importante delle coperture a inizio pandemia, nella primavera 2020, specie per alcuni vaccini nei più piccoli, come quelli contro morbillo, parotite, varicella e rosolia, a fronte della vaccinazione esavalente che ha invece pressoché mantenuto lo standard previsto. Ma anche per gli adolescenti le somministrazioni del vaccino contro il papilloma virus sono andate a picco: parliamo di prevenzione contro forme di cancro invasivo e mortale. Quindi ci sono una-due coorti di adolescenti che in futuro rischiano questi tipi di tumori”, afferma Bonanni. Un problema che si conferma anche nella vaccinazione dell’adulto e dell’anziano, sebbene non ci siano registri così puntuali quanto quelli in uso per l’età pediatrica. L’allarme riguarda specialmente le patologie a trasmissione aerea: “Le misure di contenimento, compreso il lockdown, hanno inciso sulla riduzione dei virus respiratori – sottolinea l’igienista – mentre stiamo assistendo ora a una ripresa sensibile dei rhinovirus e del virus respiratorio sinciziale. Quindi non è escluso che ripartano anche le malattie batteriche come le meningiti e le sepsi”. Un pericolo che gli specialisti segnalano anche per lo stato pandemico in corso, che sta gravando molto sul sistema sanitario. È necessario quindi recuperare chi è rimasto indietro nella prevenzione primaria, per non aggiungere criticità alla salute pubblica. Ecco quindi ribadita l’importanza della prevenzione, su cui concordano i clinici e gli esperti ascoltati nell’ambito di “Pre-Occupiamoci della meningite”, un progetto editoriale di sensibilizzazione a livello nazionale sui rischi legati a questa patologia, ideato e promosso dal Gruppo Adnkronos con il supporto non condizionante di Gsk Italia. “Sappiamo che là dove ci sono affezioni virali respiratorie in risalita, spesso seguono aumenti di incidenza anche delle infezioni batteriche – sottolinea Bonanni -. Parliamo di meningiti menigococciche, ma anche di infezioni pneumococciche, che vanno prevenute, sia nel bambino sia nell’anziano, categorie in cui occorre alzare le coperture”. La conseguenza del calo di stato di portatore nella scorsa stagione invernale “potrebbe aver favorito una maggiore suscettibilità nella popolazione. Non lo sappiamo esattamente, ma vedendo il risalire delle infezioni virali tutto fa pensare che possa accadere anche nelle forme batteriche”. Una particolare attenzione va rivolta agli adolescenti, secondo lo specialista, “perché è la fascia di età al massimo dello stato di portatore e rischia la recrudescenza della meningite menigococcica e della sepsi meningococcica”. Due infezioni la cui letalità è più alta rispetto a quanto accade nell’età pediatrica, poiché l’arrivo in ospedale avviene sovente quando sono già in forma grave, mente per i bambini l’accesso al pronto soccorso avviene di solito prima. Occorre quindi “aumentare la copertura con l’antimenigococco B e il quadrivalente, ACWY, nella prima infanzia e nella fascia 12-18 – evidenzia Bonanni -. È inoltre necessario identificare i destinatari della vaccinazione in base al loro fattore di rischio, determinato da patologie croniche, ma anche da stili di vita che favoriscono le infezioni, come abuso di alcol e fumo attivo. Elementi che ampliano la platea di destinatari della vaccinazione contro le meningiti, la cui prevenzione in molti casi è un salvavita”. L’invito quindi si estende non solo ai genitori, ma anche ai familiari e ai caregiver di persone fragili. “Il Covid non è l’unica problematica infettiva di cui occuparsi, ci sono molte malattie infettive che minacciano la nostra salute. Abbiamo un dovere etico di coprire la popolazione esposta, che sia la prima infanzia, gli adolescenti, gli anziani e i soggetti a rischio, specie di fronte a patologie che sembrano poco frequenti. In realtà i casi sono maggiori di quanto sembri, perché sappiamo che a fronte di un caso diagnosticato ce ne sono altri 2-3 non identificati, che possono avere esito invalidante o mortale”.

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