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Aiutare a smettere con e-cig, l’approccio vincente della Nuova Zelanda

Di Redazione |

Roma, 20 mag. (Adnkronos Salute) – C’è un paese che sta provando seriamente ad aprire una nuova frontiera nella lotta al fumo, cambiando il paradigma rispetto alle attuali politiche europee e americane che contrastano la dipendenza dalle sigarette con scarsa sensibilità verso dispositivi a rischio ridotto. E’ la Nuova Zelanda. La sfida, sanitaria ma soprattutto culturale dello stato nel sud-ovest dell’Oceano Pacifico, è stata al centro di una sessione dell’evento ‘The E-Cigarette Summit Usa’. “La Nuova Zelanda ha una lunga storia di politiche molto aggressive di lotta al tabagismo – ha evidenziato Ben Youdan, direttore della Youdan Consulting -. Nel 2020-’21, il 9,4% degli adulti fumava abitualmente, 1,1% una volta al giorno, 6,4% degli adulti utilizzava il fumo ‘elettronico’ e il 5,8% degli over 18 lo faceva ogni giorno. Uno degli obiettivi che si è posto il Governo è stato quello di ridurre il fumo giornaliero sotto la soglia del 5% dal 2025”. “Fino al 2020 le sigarette elettroniche non erano regolamentate in Nuova Zelanda – ha proseguito l’esperto – una legislazione è stata introdotta due anni fa con l’obiettivo di trovare un equilibrio tra il dare la possibilità a chi vuole smettere con le sigarette di passare a prodotti alternativi meno dannosi e salvaguardare il consumatore da prodotti non ancora certificati. Inoltre si è cercato anche di limitare la possibilità che diventassero attrattivi per i giovani. Questa legislazione è molto chiara – precisa Youdan – aiuta chi vuole abbandonare il fumo tradizionale ma vuole anche evitare di incoraggiare i giovani verso i nuovi dispositivi elettronici”. In questo i provvedimenti del governo hanno quindi creato “una nuova categoria di prodotti ma soprattutto cercato di dare gli strumenti per supportare il passaggio dei fumatori a quei dispositivi che hanno un rischio ridotto”, ha ricordato l’esperto. La politica sul fumo elettronico della Nuova Zelanda si basa su alcuni principi: ha pesanti restrizioni sul marketing; un particolare sistema di vendita al dettaglio; un divieto parziale sulle sostanze aromatizzate nelle e-cig; protocolli di sicurezza e report su effetti avversi; un divieto sul tabacco ad uso orale, lo ‘snus’; campagne informative sulle sigarette elettroniche e per smettere di fumare totalmente. Lo slogan di una campagna è: il vaping, ovvero il fumo elettronico, può aiutarti a smettere di fumare. Secondo Youdan, “questo approccio innovativo della Nuova Zelanda sposta la storica attenzione sul fumare e non sul tabacco o la nicotina”. L’esperto ha tracciato anche l’aspetto di fragilità sociale legata all’aspettativa di vita della popolazione Maori, quella più colpita dalle dipendenze compresa quella del fumo. “La comunità Maori ha un’aspettativa di vita tra le più basse nel mondo ed è quella dove le politiche tradizionali per ridurre la dipendenza dalle sigarette hanno fallito”, ha ricordato Youdan, che ha illustrato come l’obiettivo del Governo sia anche quello di ridurre l’impatto del fumo sull’aspettativa di vita della popolazione e un risparmio “per i costi del sistema sanitario pari a 2,8 miliardi di dollari neozelandesi”. Il cambio di paradigma interno alla nuova legislazione si basa sul fatto che “aiutare i fumatori a passare a dispositivi a rischio ridotto regolari è significativamente meno dannoso che continuare ad insistere con le sigarette”, osserva Youdan. L’esperto ha commentato alcuni dati della popolazione Maori, “con l’aumento del vaping è sceso drasticamente il numero dei fumatori di sigarette tradizionali, mentre se si confrontano con le percentuali in Europa e nel resto del mondo i dati sono decisamente inferiori. Più si aiuta ad usare prodotti alternativi alle sigarette e più si avranno ex fumatori”. Il rovescio della medaglia di questa sfida neozelandese è che le sigarette elettroniche possano diventare appetibili dai più giovani. “E’ vero che incoraggiare i prodotti a rischio ridotto può far avvicinare i giovani al vaping ma se andiamo poi a vedere i dati – ha commentato Youdan – la prevalenza di questi nuovi” ‘svapatori’ “evidenzia che solo il 3% non aveva mai fumato, mentre quasi l’80% era già un fumatore abituale”. L’obiettivo del Governo è “eliminare i danni che i prodotti del tabacco fumato causano alle nostre comunità, il tabacco delle sigarette tradizionali è il problema e oggi c’è una possibilità offerta dal vaping che prima non c’era e va offerta ai fumatori”, conclude l’esperto. In Nuova Zelanda c’è una forte spinta ad avere una nuova generazione di cittadini libera dal fumo e questa sembra essere la prossima sfida.

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