Milano, 10/03/2022 – L’Italia è un luogo litigioso, stando ai numeri delle cause giudiziarie civili che ogni anno affollano i tribunali: si contano, infatti, 56 cause annuali ogni 1000 abitanti. Dati che sottolineano l’importanza e l’urgenza, per molti utenti, di ricevere assistenza legale adeguata alle proprie esigenze, per evitare spiacevoli sorprese che, non solo possano deludere le aspettative, ma avere un costo considerevole.
In caso di bisogno è preferibile rivolgersi a un avvocato sapendo, a priori, cosa significhi affrontare una causa e come riconoscere un professionista valido, ricordando che potrebbe assumere l’incarico per il quale è consultato per un periodo di tempo lungo e oneroso. Le cause, infatti, hanno durata notevole in Italia.
Può tornar utile una piccola guida per rivolgere all’avvocato poche, indispensabili e schiette domande. Sono solo 9, ma le risposte possono essere determinanti.
1.Quanto costa la consulenza legale? Può essere gratuita o no?
La consulenza legale tendenzialmente non può essere gratuita, ma per esserne sicuri va chiesto all’avvocato preventivamente. Meglio farlo prima di fissare un incontro, perché non esiste un vero e proprio tariffario e inoltre anche le tariffe professionali minime, che potevano fornire un’indicazione di costo, sono state abolite. In breve, ogni avvocato richiede una tariffa che ritiene adeguata, quindi la parcella è soggettiva. Naturalmente, il professionista è tenuto a fornire un preventivo scritto prima di accettare il lavoro, ma non necessariamente uno che contempli la sola consulenza verbale iniziale. Non c’è una regola: il compenso per un consiglio verbale, in media, può essere compreso tra i 100 e i 300 euro, circa. Per una consulenza scritta può arrivare ben oltre i 1000 euro. A tali cifre va aggiunta la percentuale dell’Iva (22%) e la rivalsa per la cassa forense (4%).
2.Si paga solo se il consulto avviene in presenza o anche via mail, telefono?
Il consulto va sempre pagato, sia in caso avvenga nello studio del legale o in altro luogo, sia telefonicamente, in chat o al telefono. È, in ogni caso una prestazione professionale.
3. È possibile conoscere in anticipo l’importo della parcella per un consulto preliminare?
Così come nel caso di una eventuale consulenza legale gratuita sulla quale informarsi in anticipo, anche in caso di consulenza a pagamento, è bene sincerarsene prima di un eventuale appuntamento con l’avvocato. È un diritto dell’interessato ed è previsto dalla legge. Molti legali, infatti, compilano preventivi strutturati e analitici, suddivisi per fasi e gradi della causa.
4. Quanto può costare la causa civile?
Sono molte le variabili da considerare. In linea di massima, per completezza d’informazione, si può richiedere all’avvocato di inserire nel proprio preventivo tutte quelle voci, e relativi costi, inerenti ai possibili esiti del processo (vittoria, sconfitta, transazione) da affrontare.
5. Cosa sono i costi delle spese legali?
Si tratta dei cosiddetti cosi vivi, le spese che l’avvocato anticipa e che, di solito fanno riferimento a marche da bollo, registrazione documenti, etc. A tali spese va aggiunto un 15% di ulteriori uscite quali trasferte del legale per conto terzi, segreteria, eventuali perizie extra.
6. È richiesta la sottoscrizione di un contratto o di un mandato?
Non è un obbligo e non tutti lo fanno, ma è preferibile. È una tutela in più. Per valutare il possibile contenuto di un accordo si può far riferimento al contratto tipo redatto dal Consiglio Nazionale Forense, presente sui siti web degli ordini professionali degli avvocati.
7. Che si perda o vinca la causa, l’avvocato va sempre pagato o è incombenza della controparte?
Perdere non fa mai piacere e, in questo caso ancor meno perché lo sconfitto deve sostenere tutte le spese del processo, onorario degli avvocati compreso. Fatta salva diversa disposizione del giudice che può stabilire una compensazione delle spese.
8. Si può pagare il legale al termine della causa civile?
È una domanda da porre al legale il prima possibile. Se c’è accordo, e fosse possibile si potrebbe optare per la formula pay for result, ovvero pagamento al risultato. In tal modo, si evitano anticipi di spese, acconti o altro e si prevede il pagamento a seguito della sentenza o anche in base a questa. Nel caso andrebbe tutto indicato nell’accordo contrattuale.
9. Esiste una figura alternativa all’avvocato?
Si, però dipende dalla causa e dal suo valore economico. Ci si può rivolgere al giudice di pace, al Comune (ad esempio, in alcuni casi di separazione consensuale e divorzio) o alle associazioni consumatori che, solitamente forniscono assistenza legale gratuita, previo versamento di una quota di iscrizione.