Cronaca
È online il portale delle aziende confiscate: un terzo sono in Sicilia
ROMA – Sono 2.317 le imprese in confisca definitiva, il 23% nel settore delle costruzioni, il 21,5 % nel settore del commercio e l’8,5 % nella ristorazione e nelle attività ricettive. Le attività immobiliari si attestano al 7,3% e le manifatturiere al 7,2, i trasporti e il magazzinaggio al 5,6 e l’agricoltura al 4,5. Quanto alla distribuzione geografica è emerso che il 90,8% delle imprese confiscate sono posizionate in cinque regioni. Quasi 1/3 si trova In Sicilia pari al 32%, in Campania il 17,5%, nel Lazio il 13,4%, in Calabria il 13% e in Lombardia 8,4%, la Puglia il 6,5%. I settori più coinvolti sono le costruzioni, che rappresenta il 23% delle imprese confiscate, il commercio (21,5%), la ristorazione e le strutture ricettive (8,5%), l’immobiliare (7,3%), il manifatturiero (7,2%), i trasporti e le attività di magazzinaggio (5,6%) e l’agricoltura (4,5%). Sono i dati resi noti nel corso della presentazione al Viminale della piattaforma che contiene tutte le informazioni riguardanti le aziende confiscate alla criminalità organizzata, con una sezione dedicata all’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati e una aperta a tutti i cittadini.
È “Open data aziende confiscate”, il progetto realizzato dall’Agenzia assieme ad Unioncamere e Infocamere con l’obiettivo di garantire la massima trasparenza sulla gestione e sulla destinazione dei beni stessi. L’iniziativa nasce dalla necessità di rafforzare il dialogo tra i vari soggetti interessati al mondo dei beni confiscati, e dunque attori istituzionali e imprese stesse, con l’obiettivo di ridurre al massimo i tempi di assegnazione delle imprese e, quindi, i rischi che le aziende una volta tolte alle organizzazioni criminali finiscano per chiudere, con conseguenze sia economiche che sociali.
«Questo è un progetto davvero importante perché va ad agevolare il lavoro dell’Agenzia e le consente di ridurre al massimo i tempi» conferma il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese sottolineando che alla manovra sono stati presentati una serie di emendamenti per riorganizzare la struttura e farla operare al meglio.
«Sottrarre i beni alla criminalità ha un valore economico ma soprattutto sociale – aggiunge il titolare del Viminale – perché i beni vengono reinseriti in un tessuto legale e tutti possono usufruirne».
E che i tempi per l’assegnazione siano «la nostra maggiore difficoltà» lo dice chiaramente anche il direttore dell’Agenzia Bruno Frattasi. Con la piattaforma, invece, ci saranno «gli strumenti per un’analisi più efficace delle situazioni e conoscere le situazioni è lo strumento per decidere al meglio».
«Grazie a questa parnership sono finalmente fruibili e accessibili nell’immediato tutte le informazioni, economiche ma non solo, relative alle aziende confiscate – ha aggiunto il vice presidente di Unioncamere Giorgio Mencaroni – Un risultato straordinario che sembrava impossibile raggiungere solo qualche tempo fa e che risponde alle esigenze di valorizzazione e gestione del patrimonio delle imprese confiscate».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA