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Bronte, impiccano cane: è caccia agli “animali”

Di Gaetano Guidotto |

BRONTE – «La crudeltà verso gli animali è tirocinio della crudeltà contro gli uomini». Lo scriveva il poeta latino Publio Ovidio Nasone. Ma immaginiamo che le sue opere non siano state lette da chi, nei giorni scorsi, ha brutalmente impiccato un cane a un albero in contrada Difesa a Bronte.

A trovare il corpo del povero animale, ancora appeso all’albero, è stato un residente della contrada. Il suo cane, fiutando qualcosa, si è addentrato all’interno di un noccioleto fino a fermarsi davanti al cane, ucciso forse qualche giorno prima. È stata sporta denuncia ai carabinieri, che indagano. Sul posto anche il Corpo forestale del Distaccamento di Bronte, anche perché pare che in questi anni nella zona non sia stato l’unico meticcio a morire così. Ascoltando i residenti sembrerebbe che in passato altre carcasse di animali siano state trovate impiccati a degli alberi. Alcuni riconoscibili, altri in avanzato stato di decomposizione.

Anche 3 anni fa il Corpo forestale trovò a Maletto, non lontano dalla contrada Difesa di Bronte, un meticcio di 2 anni di colore marrone brutalmente impiccato in un albero. Sembrerebbe quindi che ci sia qualcuno che punisca gli animali in questo modo crudele, dimenticando forse che è un reato punibile con il carcere.

In Italia, rispetto ad altri paesi europei, le pene per il maltrattamento degli animali, secondo la legge 189 del 2004 che integra l’art. 727 del Codice penale, prevede da 3 a 18 mesi di reclusione o un’ammenda pecuniaria da 5 a 30mila euro. In altri Paesi le pene sono più severe e, nei casi più gravi, l’arresto non è commutabile con pena pecuniaria. «Non esiste nessuna giustificazione alla violenza sugli animali – dicono alcuni residenti della contrada Difesa -. Questo tipo di crudeltà non merita scuse».

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