Catania
“12 Apostoli”, l’adescamento delle vittime: un turpe gioco senza scrupoli
Questa che ha portato all’arresto di quattro persone, una in carcere e tre ai domiciliari, un uomo e tre donne rispettivamente, è una di queste. Per le vittime dei presunti abusi subiti, minorenni che sarebbero state “violate e usate” in questa turpe vicenda. Per il ruolo, se confermato e dimostrato dall’accusa, che avrebbero avuto uomini e donne, complici per anni di atti definibili come aberranti.
Ovviamente sarà il tempo e insieme l’azione di magistrati e avvocati a spiegare, chiarire e punire, se ci saranno, i colpevoli. Quel che emerge, leggendo le decine di pagine che hanno riassunto la vicenda e portato ai provvedimenti adottati, è l’assoluta mancanza di rispetto per quelle giovani vittime, in molti casi giovanissime, costrette a crescere troppo in fretta e a subire non solo le violenze sessuali, ma anche pressioni psicologiche e morali pur di soddisfare i loro aguzzini. Scrive tra l’altro il giudice: «per quanto concerne i reati di violenza sessuale si evidenzia che stante l’alternativa dell’imputazione, i fatti in disamina possano quanto meno essere qualificati come violenza sessuale per induzione e ciò in considerazione della giovanissima età delle vittime, nella maggior parte dei casi solo bambine e della notevolissima differenza di età non solo con Capuana, soggetto ultra settantenne, ma anche delle altre indagate, tutte ultra quarantasettenni, che con le loro intermediazioni avevano reso possibili le condotte sessualmente abusive materialmente poste in essere dal primo».
E ancora scrive il Gip:
«Il tenore delle captazioni in disamina, invero, in primo luogo delineavano chiaramente la natura sentimentale e anche sessuale dei rapporti intercorsi tra Capuana e le ragazze della comunità, atteso il contenuto dei messaggi tra gli stessi intercorsi». Lettere e messaggini da inviare al cosiddetto “guru spirituale” che sarebbero stati sollecitati alle ragazzine proprio dalle stesse “adepte”, che studiavano, individuavano, sceglievano e lavoravano le prede da consegnare poi “all’orco”.
Caputo, solo sacerdote e non parroco
In merito alla posizione di uno degli indagati coinvolti nell’inchiesta 12 Apostoli, relativa al prete Orazio Caputo, il sacerdote non è come scritto ieri il parroco della Chiesa dell’Immacolata Concezione di Cannizzaro, ma solo un collaboratore del parroco tutt’oggi ancora in servizio e titolare del ruolo,che è don Salvatore Scuderi
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