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Catania, immigrazione: aperta sede Frontex

Catania, immigrazione: aperta sede Frontex «Questa è una frontiera Ue e non italiana»

Il ministro Alfano: «Nostro Paese dalla parte giusta della storia» E rilancia l'ipotesi degli hot spot sulle navi militari nel Canale di Sicilia

Di Fabio Russello |

La Sicilia non più soltanto terra di approdo per le decine di migliaia di profughi in partenza dalla Libia ma anche luogo di «gestione» transnazionale del fenomeno migratorio con l’apertura a Catania di una sede Frontex. Ma serve un altro passo avanti che è stato individuato come la possibilità di trasformare le navi militari che si occupano del soccorso dei migranti anche in hot spot, ossia i centri per l’identificazione dei profughi (ai quali, già a bordo, saranno prese le impronte digitali).

All’inaugurazione della sede ha presenziato il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il commissario Europeo per la Migrazione, Dimitris Avramopoulos. Alfano ha parlato di «un successo del nostro Paese e di squadra. Io, e non solo – ha aggiunto Alfano – avevo chiesto che non ci fosse solo a Varsavia un luogo di Frontex ma ci fosse anche in Sicilia una sede, per rafforzare l’idea che la frontiera che i migranti vogliono varcare è quella europea e non italiana». Anche sulle politiche dell’immigrazione l’Italia resta sulla stessa posizione e non sono previsti cambiamenti di direzione: «Siamo un grande paese, una grande democrazia che salva vite e garantisce sicurezza. Ma un altro punto fondamentale è quello che riguarda il meccanismo dei rimpatri; noi accoglieremo ma allo stesso tempo lavoreremo per rimpatriare chi non è in regola. Abbiamo messo l’Italia dalla parte giusta della storia, evitando che il Mediterraneo diventasse un mare di morte. Al tempo stesso non abbiamo dato tregua ai trafficanti di esseri umani».

«Abbiamo il dovere di fare i conti con questo momento della storia europea, siamo a un bivio decisivo: o si prendono decisioni concrete e realizzabili su alcune questioni o davanti l’Europa ha un futuro cupo e incerto». Tutto, almeno per quanto riguarda il nostro Paese e la Sicilia, parte e dipende dalla Libia: «Le leadership europee – ha spiegato il capo del Viminale – devono prendere in mano il dossier libico come hanno fatto con la Turchia».

Con il commissario Europeo per la Migrazione, Dimitris Avramopoulos c’è anche stato un incontro bilaterale sui temi relativi alla migrazione e all’asilo, alla riforma del Regolamento di Dublino, alla Guardia Costiera e di Frontiera Europea e al Migration Compact. Alfano ha anche rilanciato l’ipotesi dell’hot spot in mare:«Stiamo studiando – ha detto Alfano – una proposta da presentare all’Ue per l’uso delle navi per l’identificazione dei migranti, per poter prendere impronte digitali e dati anagrafici in mare durante i soccorsi. Così non avremo un posto fisso a terra creando degli hotspot sul mare».

Avramopoulos, almeno nelle dichiarazioni, ha insistito sulla necessità di una solidarietà europea: «Tutti gli Stati membri dovranno accettare le misure adottate. L’Ue non era preparata ma ha fatto del proprio meglio per adottare le politiche per fronteggiare l’emergenza: abbiamo fatto passi avanti, con solidarietà e responsabilità. L’apertura di un hotspot è estremamente importante perché rappresenta un passo avanti verso un approccio unitario della questione migratoria. Abbiamo già quattro hotspot ma questo quinto in Sicilia è ancora più importante per sostenere le azioni legate alla crisi migratoria. L’Italia non è da sola e la Ue sta lavorando a stretto contatto con le autorità italiane».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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