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Cancelleri: «Libertà di voto e niente poltrone in palio»

Di Mario Barresi |

Onorevole Cancelleri, anche lei sta nel coro unanime di chi si sente vincitore. È un’esultanza sincera?

«E perché non dovrebbe esserlo.? Il M5S , dove s’è presentato, è stato quasi ovunque la prima forza cittadina».

Ma con percentuali irrisorie rispetto alle più recenti elezioni…

«A lei e agli amanti delle statistiche dico che, rispetto a Regionali e Politiche, alle Comunali, pesa il voto di amici, parenti, datori di lavoro. Oltre che l’effetto trascinamento delle liste».

Troppo semplicistica per spiegare che le peggiori batoste sono dove avete amministrato: Gela e Bagheria.

«A Gela, poco dopo la vittoria di Messinese abbiamo fatto una scelta di coerenza, rinunciando a un sindaco per rispettare il programma. Magari i cittadini non ci hanno capiti, l’hanno vissuto come un abbandono. Così come a Bagheria non hanno apprezzato alcune delle cose buone fatte, come l’aver salvato il comune del dissesto. Ma cinque anni passano in fretta. E perdere le elezioni serve anche a ricostruire un’identità che forse avevamo perduto».

È una critica all’epurato Cinque?

«No. Non scarico le responsabilità su nessuno. E mi assumo tutte le mie».

Ad addolcire le sconfitte ci sono almeno due ballottaggi. Castelvetrano avrà un alto valore simbolico.

«C’è una città da rimettere in piedi. Dal punto di vista etico, ma anche economico. Il nostro Alfano, vincendo, erediterà 24 milioni di debiti. Ma è la persona giusta per far risorgere la città».

E poi c’è la sua partita personale: Gambino al secondo turno a Caltanissetta. Soddisfatto?

«Di più: entusiasta. Abbiamo retto l’urto di un centrodestra, senza la Lega, con sei liste, che voleva vincere subito, e abbiamo staccato il Pd. E ora una nuova partita: si ricomincia dallo zero a zero. E, senza l’esercito dei consiglieri in campo, possiamo parlare agli elettori proponendo una progetto di città non più al centro dell’Isola, ma del Mediterraneo».

Avete fatto un accordo tecnico con un movimento nisseno. È un esperimento che può essere esteso?

«Certo, a tutti quelli che condividono il programma e la visione. Caltanissetta può diventare davvero un grande esperimento di livello nazionale».

Il primo laboratorio di replica del governo gialloverde su base locale?

«Io non mi fermerei alla Lega. Non faremo alleanze, ma paleremo a tutti».

Quindi nessun accordo con la Lega?

«Noi non facciamo accordi e non diamo poltrone. Dialoghiamo con chi parla la nostra stessa lingua. E poi, se devo dirla tutta, mi pare che alla Lega le elezioni sono servite a proseguire l’Opa su Forza Italia, di cui pure in Sicilia sta divorando la classe dirigente».

A Gela per chi voterebbe: per il leghista o per il candidato di Pd e Fi?

«Andrei a votare, perché in democrazia gli assenti hanno sempre torto. Se mi sta chiedendo se daremo indicazioni di voto, la risposta è no. Anche se volessimo, i nostri elettori sono talmente liberi che non le seguirebbero. Chi ha votato M5S al primo turno guarderà ai programmi. Ma è chiaro che guarderà naturalmente all’esperienza di governo che c’è a Roma».

Di Maio in campagna elettorale è venuto solo a Caltanissetta. È stato un errore disertare le altre piazze battute da Salvini? Non si sente in colpa?

«Macché, non c’entra nulla. In Sicilia ci sono stati i ministri Bonafede, Toninelli e Lezzi. I portavoce regionali e nazionali sono stati attivissimi. Non vorrei sminuire il peso dei comizi dei big, ma secondo me servono a dare entusiasmo, non spostano voti. Luigi è stato generoso, ma i nisseni hanno premiato Gambino e la squadra. E poi, se fosse vero che i leader in piazza sono decisivi, Salvini doveva vincere ovunque. E non mi pare sia stato così».

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