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«Qui non ci vogliono» e la nave ospedale lascia Lampedusa

Di Elio Desiderio |

Lampedusa. Ha mollato gli ormeggi da Lampedusa la nave ospedale Elpis. Doveva essere impiegata per il soccorso dei migranti in mare ma anche per eventuali emergenze sanitarie per gli abitanti delle Pelagie e per i turisti. Era arrivata a Lampedusa lo scorso 12 luglio. Ma dal 28 luglio è salpata senza fare più ritorno rientrando a Trapani definitivamente. Al suo arrivo era stata accolta dal sindaco, Giusi Nicolini e dal comandante della capitaneria di porto di Lampedusa, Paolo Monaco. A spiegare cosa è successo è stato Giancarlo Ungaro, presidente di Elpis nave ospedale onlus.

«L’associazione Elpis -scrive nella nota Ungaro – decise di mettere a disposizione la nave Elpis, offrendo una assistenza sanitaria gratuita sia alla emergenza dovuta al traffico di migranti sia al disagio vissuto dai lampedusani per l’aspetto sanitario. Si è lavorato insieme ad altre 4 associazioni no profit, con il patrocinio del consiglio italiano per i rifugiati e la legittimazione del comune di Lampedusa; il progetto denominato Xenia 34° nord che prevedeva, come concordato con il comando generale della guardia costiera a Roma, di posizionare il 13 giugno scorso la nave Elpis al 34° N e 12,30 E, per farla funzionare da ospedale galleggiante per le emergenze rilevate dalle navi della Marina militare, della Guardia costiera e delle varie associazioni umanitarie impegnate nelle operazioni di soccorso e salvataggio dei migranti nel Mar Libico. Contemporaneamente, la nave Elpis facendo base a Lampedusa avrebbe offerto a titolo gratuito assistenza dal punto di vista sanitario alle esigenze eventualmente manifestate dalla popolazione. E – ha proseguito il sotto. Ungaro – il 12 luglio la nave, fornita di una autorizzazione speciale della CP di Trapani è arrivata a Lampedusa completa di strutture sanitarie adeguate ad effettuare interventi chirurgici, di rianimazione e di diagnostica avanzata, oltre che di team sanitario presente sia a bordo che in attesa di turnazione per tutta la durata della missione. Ma l’entusiasmo, la buona volontà e la speranza di essere utili gratuitamente sono scemate presto a causa degli eventi, nonostante la formale accoglienza tra gli altri anche del sindaco e del comandante del porto. La possibilità di movimento della nave, infatti, si è arenata presto nelle pastoie della burocrazia, non risultando possibile per problemi legislativi posizionare Elpis 90 miglia a sud dell’isola nel posto stabilito, pur essendo stata fornita dichiarazione di idoneità dal registro navale italiano. Inoltre, dopo qualche giorno di sosta su un pontile privato e pagato dalla associazione, la nave è stata dirottata per l’ormeggio su un molo che limita l’accesso delle persone a bordo perché zona militare con difficoltà di approvvigionamento di acqua e di luce. Non solo, è stato impedito dalle autorità militari locali ai nostri medici di bordo di visitare gratuitamente le persone che ne facevano richiesta; sempre dalle autorità militari locali è stato impedito al personale sanitario di bordo di attivarsi a favore dei profughi in occasione di due sbarchi e questo, nonostante fossimo regolarmente iscritti negli elenchi della protezione civile regionale; addirittura e questo ci ha fatto capire veramente tutto, sono state effettuate delle ispezioni della Guardia di finanza, probabilmente dovute alla sosta in zona militare con controlli delle persone imbarcate e del suo equipaggio con una serie di inutili equivoci, sull’inquadramento dell’equipaggio della nave ospedale. Il verificarsi di queste vicende e la chiara sensazione di essere solamente sopportati, hanno demotivato i volontari, provocando la fine di una iniziativa umanitaria ritenuta utile anche dalle stesse Istituzioni, sostenuta solo dalle risorse del volontariato e non da erogazioni pubbliche. Quindi, considerato l’evidente fallimento del progetto la nave è stata fatta rientrare nel porto di Trapani».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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