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Camilleri e la politica: dalle bordate a Berlusconi a quelle a Salvini e alla sinistra
La firma al manifesto per salvare la storia a scuola dal progetto di ridimensionamento vissuto come “attentato alla vita culturale e civile del nostro Paese” è stato solo uno degli ultimi impegni di un indomito Andrea Camilleri, il cui attivismo civico e politico è parte fondamentale della sua figura.
Il dialogo con i cittadini, il rapporto maieutico e strettissimo con i giovani è sempre stato al centro quasi come una missione di vita. Camilleri non ha mai nascosto da che parte politica stava, non ha mai avuto timore di dire quello che pensava e per questo è stato spesso al centro di polemiche politiche. Non ultima quella con il vicepremier Matteo Salvini. «Non voglio fare paragoni ma intorno alle posizioni estremiste di Salvini avverto lo stesso consenso che a dodici anni, nel 1937, sentivo intorno a Mussolini. Ed è un brutto consenso perché fa venire alla luce il lato peggiore degli italiani, quello che abbiamo sempre nascosto, il razzismo, aveva detto più volte. E Salvini puntualmente replicava: «Eccolo! I suoi libri mi piacciono parecchio, i suoi insulti non tanto».
Il tema dei migranti e del razzismo lo aveva visto fieramente opposto al ministro e proprio pochi giorni fa, il rosario baciato da Salvini in piena campagna elettorale era stata una nuova occasione per attaccarlo: «Mi fa vomitare» aveva detto Camilleri.
E il ministro dell’Interno gli aveva risposto: «Scrivi che ti passa, io continuo a lavorare e, nel mio piccolo, a credere. Mi dispiace perché io adoro Montalbano. Non pensavo che un rosario, parlare di Maria, di padre Pio o San Francesco potesse far vomitare o fosse sintomo di volgarità».
Camilleri aveva un cruccio, che poi è lo stesso di tanti della sua generazione: «Ho vissuto l’entusiasmo del 1945, del 1947 per rifare l’Italia. E poi? Poi io consegno a mia pronipote e a voi un futuro incerto. Questo è un fallimento che mi porto nella tomba», aveva detto nel 2017 agli studenti della “sua” Porto Empedocle incitandoli a non mollare. E non era un invito ad estraniarsi dalla vita pubblica: «E’ facile cadere nell’antipolitica, ma il populismo è la fiammata di un mattino».
Per questo ai ragazzi aveva detto: «Non credete ai Renzi o ai CinqueStelle» perché «sono già cadaveri, già fuori dalla vostra storia e dal vostro avvenire. Teneteli lontani dal vostro avvenire. Fatevelo voi…».
Andrea Camilleri è stato «un giovane fascista» ma maturò pian piano una coscienza di sinistra, arrivando a fondare nel ’43 una sezione del Pci col permesso degli americani, grazie all’intercessione di un vescovo. Camilleri non ha mai «votato Democrazia Cristiana. Io ho sempre votato Partito Comunista che, bene o male, aveva il rispetto delle istituzioni», ma della sinistra è sempre stato una sorta di spina al fianco, di pungolatore, criticandola infinite volte e sollecitandola ad avvicinarsi di più alla gente, cogliendo le istanze dal basso, partecipando non a caso alla stagione dei girotondi in piazza. Da “senza partito” nel 2009 si era in qualche modo speso alle europee per l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.
Si era con clamore opposto alla rielezione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (“Sono suo coetaneo e so quale è a questa età lo sfaldamento delle cellule cerebrali. Io posso scrivere un romanzo imbecille, lui ha altre responsabilità», ha scritto nel saggio “Come la penso io”).
Berlusconi era stato per anni oggetto di critiche: all’Europarlamento nel 2002 aveva denunciato il conflitto d’interessi del presidente del Consiglio: «Non solo continua possedere le sue reti televisive, le sue case editrici, i suoi giornali, ma ha anche tramutato la televisione di stato in televisione del governo», sottolineando le “epurazioni” di Biagi e Santoro. Ma più che Berlusconi si crucciava del berlusconismo, della “corte” del premier pur ammettendo con amarezza che «la forza di Berlusconi è, sì, chi lo vota, ma soprattutto la debolezza estrema dell’opposizione».
E oggi? «Oggi la politica è rappresentata da gente che ha degradato il lavoro. Nel lavoro consiste buona parte della dignità dell’uomo. La verità è che i primi a non considerarla sono i partiti della sinistra, del cosiddetto centrosinistra». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA