Riposto, il “pizzo” in politica: «5mila euro per un’opposizione più morbida»
Di Salvo Sessa |
Riposto (Catania) – Riveste sicuramente un’importante novità sotto l’aspetto giurisprudenziale, forse si tratta del primo caso che accade in Italia, l’ammissione di costituzione di parte civile decisa ieri dalla I Sezione penale del Tribunale di Catania, presieduto dalla dott. Eliana Trapasso, di un’associazione antiracket in un processo penale che vede coinvolto non un operatore economico, vittima di usura o estorsione, ma un pubblico amministratore. L’associazione in questione è l’Asaec “Libero Grassi” di Catania, presieduta da Nicola Grassi, ed è stata ammessa, con l’assistenza dell’avv. Giovanni Li Destri, come parte civile nel processo sulla presunta tentata estorsione ai danni dell’assessore Gianfranco Pappalardo Fiumara (all’epoca dei fatti ricopriva la carica di vice sindaco del Comune di Riposto), che vede imputati l’ex deputato regionale Antonino Amendolia e i consiglieri comunali Biagio Daidone e Antonino Virgitto.
La vicenda prese avvio nel marzo di tre anni fa, quando l’ex vice sindaco Pappalardo Fiumara denunciò alla Guardia di Finanza della Compagnia di Riposto che l’ex deputato regionale Amendolia ed i consiglieri comunali Daidone e Virgitto avrebbero preteso la somma di 5mila euro in cambio di una meno pressante e più morbida opposizione in seno al Consiglio comunale.
L’articolo per esteso nell’edizione cartacea e online del quotidiano La Sicilia