Economia
Lo Bello: «Rischio default in Sicilia per Camere di Commercio»
SIRACUSA – Il rischio è il default. La chiusura delle Camere di commercio in Sicilia. Un’ipotesi concreta se a parlarne è il presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello. Lo fa a margine dei lavori dell’Assemblea di Unioncamere che si svolge a Siracusa. Un incontro sulle nuove sfide delle imprese italiane e sul ruolo degli enti camerali che, dopo la riforma dell’agosto scorso, hanno acquisito nuove competenze e funzioni. Ma le Camere di commercio siciliane vivono una situazione anomala «frutto – spiega Lo Bello – di una serie di scelte compiute dal Governo regionale, dagli anni ’70 ad oggi».
«Nelle altre parti del Paese – spiega – è diverso. Solo in Sicilia accadono cose diverse. Da Reggio Calabria in poi è tutto perfetto. Nel tempo tutto ciò si è accumulato. La responsabilità è della Regione che, dagli anni ’70 in poi, ha distrutto il sistema camerale. Le imprese della Sicilia perché devono avere meno possibilità di quelle della Lombardia? Bisogna mettere in campo un progetto serio».
Nel 2017 il rischio è di bilanci «in rosso» di 16,5 milioni di euro. Le Camere di commercio siciliane si trovano a sostenere, uniche in Italia, la spesa per i trattamenti pensionistici del proprio personale. Una situazione che scaturisce da disposizioni della Regione dagli anni ’70 fino ad un regolamento del 1987. Solo dal 1995 il personale assunto nella Camera è iscritto alla gestione previdenziale dei dipendenti pubblici. Entro il 2020 si stima che il personale in servizio (351 dipendenti a fine 2016) si attesterà a 224, in seguito alle 127 uscite previste. Di queste 119 saranno pensionati a carico delle camere di commercio siciliane e si aggiungeranno agli attuali 657 pensionati che gravano sui bilanci camerali, 150 dei quali beneficiari di pensione di reversibilità. Ciò porterà ad un ulteriore costo per le Camere di 4,9 milioni annui. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA