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La Sicilia maglia nera delle incompiute con uno spreco di mezzo mld di euro…

Di Mario Barresi |

CATANIA – Dai 530,46 euro spesi (ce ne vorrebbero altri 350…) per il ripristino degli impianti sportivi in località Rafa, a Galati Mamertino, alla faraonica diga Pietrarossa, già costata 75 milioni, passando per i nove cantieri, tutti misteriosamente fermi al 50%, di Cammarata, che ha tolto a Giarre il titolo di capitale regionale. C’è davvero di tutto, nella lista che incorona ancora una volta la Sicilia come maglia nera nazionale delle incompiute. In tutto 162 opere, un quarto di quelle censite in tutta Italia. Decenni di attesa, con uno spreco pari a mezzo miliardo di euro.

Eppure ci sono alcune opere già pronte “chiavi in mano”: a Milazzo (la tribuna del campo di calcio Fossazzo costata 516mila euro), a Camporeale (scuola materna, spesi 51mila euro), a Vita (912mila euro per un ricovero per anziani) e a Pantelleria (542mila euro per i “bagni di cura saunistica”) la percentuale di lavori eseguiti è del 100%. E non servono ulteriori fondi per il completamento. Sulle 162 incompiute di Sicilia, appena 53 quelle in stato d’avanzamento pari almeno alla metà. Fra queste, oltre a Pietrarossa (94,61%), per la quale la Regione ha già annunciato il completamento con 60 milioni dal ministero, spicca la strada comunale esterna “Costa” a Castiglione di Sicilia: oltre 22 milioni spesi, ne occorrerebbero altri due per il 15% finale. Nell’elenco anche opere “sociali”, come case popolari (144 alloggi nel quartiere catanese di Librino, immobili congelati anche a Palermo, Messina, Ragusa, Montallegro, Augusta, Melilli, S. Croce Camerina, Fiumefreddo, S. Michele di Ganzaria, Saponara, Catenanuova, Contessa Entellina, Villafranca), oltre che infrastrutture importanti come il raddoppio della circonvallazione di Palermo fra le vie Giafar e Altofonte, con 14,5 milioni e lavori al13,76%. Ma il record degli sprechi spetta alla la diga sul fiume Belice: aggiudicata nel 1988 per 116 miliardi di vecchie lire al colosso tedesco “Holzmann”, al quale nessuno disse che le cave da cui prendere il materiale erano inutilizzabili. E quando il Consorzio di Bonifica di Palermo ebbe l’ardire di rescindere il contratto per i ritardi nei lavori, l’impresa si ribellò, vincendo il contenzioso, con ulteriori strascichi giudiziari e contabili. Altri 20 milioni per l’area industriale-artigianale di Petralia Soprana, 37% di avanzamento e ulteriori 6 milioni necessari. Nell’Anagrafe anche un’opera per la quale il governatore Nello Musumeci, all’epoca presidente della Provincia di Catania, si spese molto: il recupero della Cunziria, borgo settecentesco di Vizzini in cui Giovanni Verga immaginò il duello rusticano fra Alfio e Turiddu. Spesi 1.533.233 euro, ce ne vogliono altrettanti per finire lavori fermi al 20%.

Perché siamo arrivati a questo punto? I motivi Si mescolano nella poltiglia, fin qui indistinta, di contenziosi con le imprese, mancati collaudi degli enti, intoppi burocratici e carenza di fondi per completare progetti divenuti nel frattempo più costosi. Per completare tutte le incompiute, la stima delle stazioni appaltanti (al 90% Comuni, per il resto ex Province, Iacp e Consorzi di Bonifica) è di oltre 272 milioni. Ma le 162 opere, al di là della lettera scarlatta dell’incompiutezza, sono ancora utili? No. Tant’è che – magari dopo l’accertamento delle responsabilità – andrebbero demolite. «In autunno avremo il report completo sulle incompiute. E a quel punto tireremo le somme», dice l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone. Con un dato sconfortante e incoraggiante allo stesso tempo: dei 300 milioni del Patto per il Sud, si stima che «50-60 siano stati stanziati per opere che il governo Crocetta ha inserito soltanto con il titolo dell’opera, senza un progetto effettivo». Ciò significa che «ci sarà un plafond residuo di 50-60 milioni, al netto dei ribassi d’asta delle altre gare». Un “tesoretto” che il governo regionale, intende spendere «anche per finanziare il completamento delle incompiute ancora utili, dove talvolta manca poco per finire», oltre che «per un piano di demolizione e di sgombero delle opere ormai irrealizzabili» Chissà che fine farà il “costruendo” nuovo palazzo della Pretura di Ispica: 922mila euro per una gettata di cemento che campeggia – monumento agli sprechi siculi – sulla cittadina iblea dal 1987. Un contenzioso con la ditta bloccò i lavori. Intanto, nel 1999, in Italia le Preture furono soppresse.Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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