Politica
Fiumefreddo: «Ecco perché il rettore Micari è ineleggibile»
Si rende conto della gravità di ciò che sta dicendo?
«Sì. Ho in mano un parere molto chiaro: Micari non è ineleggibile per il ruolo di rettore dal quale non si dimette, ma è ineleggibile, ai sensi della legge regionale 21 del 1959, proprio in quanto rettore, è presidente del Cda del Policlinico di Palermo. I Policlinici, come le Asp, attingono risorse dal sistema sanitario regionale e nominano i direttori sanitari. Micari è ineleggibile e dunque incandidabile».
Ma non le punge vaghezza che il centrosinistra avrà fatto verifiche?
«Questo è l’aspetto più inquietante. Mi fa impressione che uno sulla scena politica siciliana da 40 anni come Orlando non lo sappia. Delle due l’una: Micari è melina per far uscire il vero candidato in extremis, o c’è una dimensione dilettantistica allucinante di chi aspira a governare l’Isola».
Intanto ha deciso di candidarsi. Ma non era pure lei ineleggibile?
«Un parere ha fugato ogni dubbio: Riscossione Sicilia non è ente pubblico, ma Spa. Quindi mi candido col sostegno di Liberaitalia, Scelta Civica, Fare! e altri movimenti civici che mi hanno nel frattempo contattato».
Non si sentiva la mancanza dell’ennesimo candidato…
«Forse perché nessuno parla di programmi, del perché un aereo per Roma costa 400 euro, dell’esodo dei nostri giovani… Alle Regionali la Sicilia è il “predellino” di chi vuole conquistare l’Italia. Da un lato Micari incandidabile, dall’altro Musumeci, un pluri-perdente ricandidato col sostegno degli stessi soggetti che, da presidente dell’Antimafia, denunciò ai magistrati. Sono due facce della stessa medaglia. Mi candido perché credo alla vox populi: “Sono tutti gli stessi”».
Un’idea qualunquista, non le pare?
«No, perché Berlusconi e Renzi hanno preso in giro la Sicilia e ora vogliono riprenderserla per prendersi l’Italia. Io mi candido alle “Politiche” siciliane per mandarli a casa tutt’e due. Loro e tutta la casta siciliana. Dal Palazzo mi hanno buttato fuori perché lì comandano, ma con i cittadini a casa andranno loro».
Ma pensa davvero di avere chance?
«Io forse non ho nessuna possibilità di diventare presidente. Ma, mobilitando chi non andrebbe a votare e togliendo voti a loro, posso farli perdere. E cacciare Renzi e Berlusconi».
Se perdono loro, però, vincono di sicuro i grillini…
«E che male ci sarebbe? Sono delinquenti? No, sono onesti. Sono incapaci? Meno di altri del passato».
Sta dicendo che si candida per far vincere i grillini?
«Non mi dispiacerebbe se vincessero. Potrei sostenerli all’Ars, come alleato d’opposizione. Di loro non mi piacciono il metodo di selezione dei candidati né il tabù sulle alleanze, il M5s non è impermeabile a infiltrazioni. Ma Cancelleri è umile e studia. E chi lo vota vuole davvero il cambiamento».
Come quello che prometteva il suo amico Crocetta. A proposito: perché non lo sostiene nella sua sfida solitaria? C’è rimasto male perché il presidente ha firmato l’emendamento che la caccia da Riscossione Sicilia?
«Crocetta l’ho visto fino a ieri sera. C’è un rapporto ottimo, gli devo gratitudine. Speravo che questa battaglia per cacciare Renzi e Berlusconi la facesse Crocetta in prima linea. Io avrei fatto un passo indietro, invece…».
Ma Crocetta non si candida lo stesso, pure da solo contro il Pd?
«Ritengo di no».
Twitter: @MarioBarresi
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