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Il “j’accuse” di Serafina: «Lavoravo in un tugurio, Asp corresponsabile»

Di Redazione |

A due mesi dagli abusi subiti mentre prestava servizio nella guardia medica di Trecastagni, nel Catanese, Serafina Strano, la dottoressa aggredita e violentata nella notte tra il 18 e il 19 settembre, definisce «tugurio» quell’ambulatorio medico dove un ventiseienne ora in carcere, Alfio Cardillo, l’ha violentata per ore e dove i suoi colleghi continuano a lavorare senza che nulla sia cambiato. E lo fa nel corso un’iniziativa proprio sul contrasto al fenomeno della violenza sulle donne medico nel luogo di lavoro, organizzata a Palermo in vista del 25 novembre, Giornata internazionale di lotta alla violenza sulle donne. E accusa i vertici dell’Azienda sanitaria provinciale che l’hanno esposta al rischio «e verso i quali la magistratura dovrebbe aprire un’inchiesta parallela».

«Lavoravo in un tugurio dove non avevo niente – ha raccontato -, solo un lettino per le visite, lo stesso ancora utilizzato dai miei colleghi; un lettino fragile che non reggerebbe un paziente sovrappeso. Però la ministra Lorenzin diceva che in quella guardia medica andava quasi tutto bene».

Poi, a margine dei lavori, tira fuori la sua rabbia: «Mi è mancato il sostegno e la vera solidarietà da parte delle istituzioni e sono molto arrabbiata per questo e lo voglio ribadire anche oggi. Il nostro è un lavoro con il pubblico. La maggior parte dei pazienti si rivolge a noi la notte o nei giorni festivi, quando si sente abbandonata dalla famiglia e non può contare sul proprio medico curante. Molti dei nostri interventi sono, direi, quasi di conforto per patologie come le crisi di panico o depressive».

«Dobbiamo evitare in futuro – continua – quanto accaduto a me o ad altri; evitare anche episodi di violenza “minori”, che subiscono sia colleghi uomini che donne in una guardia medica. La cosa più ignobile che possa mettere in atto un uomo su una donna è la violenza sessuale e lo stupro, ma il tema della sicurezza è molto più ampio e per questo si deve andare oltre la questione femminile».

A breve comincerà l’iter giudiziario nel Tribunale di Catania. «E’ ineccepibile quanto stanno facendo i magistrati nei confronti del mio aggressore – dice ancora la dottoressa, che sabato sarà a Montecitorio in occasione delle iniziative del 25 novembre -, il processo sarà avviato fra poco come è giusto che sia; però qui ci sono dei corresponsabili. Si dovrebbe aprire un’inchiesta parallela sui dirigenti dell’Asp che mi hanno esposto a quel rischio. Non voglio far polemiche, ma qual è l’organo che deve far assumere responsabilità ai dirigenti, se non la magistratura?».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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