Politica
Revenge porn, furia Prestigiacomo per rinvio: occupati banchi governo
ROMA – Il tema più spinoso era quello della castrazione chimica, che ha diviso Lega e Cinque Stelle, con tanto di botta e risposta fra il ministro Giulia Grillo e Matteo Salvini. Ma a far salare il tavolo è stata la questione “revenge porn”, che ha scatenato l’assalto delle deputate di Forza Italia ai banchi del governo. A guidare la “rivolta”, la siciliana Stefania Prestigiacomo che è partita verso i banchi della presidenza con dietro di lei Giusi Bartolozzi, Benedetta Fiorini e Michaela Biancofiore. In aula, la maggioranza ha spiegato di voler dedicare alla questione una norma ad hoc, e non un “semplice” emendamento, ma in serata il vicepremier Luigi Di Maio ha indicato la rotta: “Martedì – ha detto da Washington – si deve votare l’emendamento sul revenge porn, un primo passo per poi passare anche alla legge che abbiamo già depositato in Parlamento. Noi lo votiamo la Lega non so».
Il risultato della protesta alla Camera, “appoggiata” dalle deputate di Pd e Forza Italia, è stato comunque la sospensione della seduta e il rinvio a martedì del disegno di legge “codice rosso” sulla violenza delle donne che, invece, avrebbe dovuto ottenere il via libera in giornata.
A introdurre il tema “revenge porn”, che mira a punire la divulgazione di immagini “intime” senza il consenso dell’interessato, è stata Laura Boldrini (Leu), con un emendamento. Ma la maggioranza lo ha bloccato. «E’ solo una questione di tempi», ha spiegato il ministro Giulia Grillo, perché si tratta di «una battaglia condivisa. Sul revenge porn abbiamo già una proposta di legge incardinata al Senato». Anche la parlamentare del Movimento 5 Stelle Giulia Sarti, che ha scritto un post «in virtù di quel che ho passato, io così come molte altre donne», ha difeso la scelta del Movimento: «La questione – ha spiegato – non può certo risolversi attraverso l’approvazione di un mero emendamento».
A far scoppiare l’ennesimo scontro fra le due forze di maggioranza è stato invece l’emendamento della Lega sulla castrazione chimica. L’obiettivo, ha spiegato il ministro Giulia Bongiorno in un’intervista al Messaggero, è «inserire la possibilità di subordinare la sospensione della pena ad un trattamento terapeutico o farmacologico inibitorio della libido». A Montecitorio c’è chi ha associato questa mossa a un match sulla paternità del provvedimento, contesa fra la Bongiorno e il ministro Cinque Stelle Alfonso Bonafede. In particolare, la Lega contesta al Guardasigilli le modifiche apportate dai Cinque Stelle al ddl. I leghisti ritengono che la modifica del testo originario abbia di fatto reso l’iter più lento e farraginoso.
Per il Movimento, questa proposta della castrazione chimica è “una presa in giro alle donne”, un modo per sfruttare «la loro paura per fare campagna» elettorale. «Non posso essere a favore di un provvedimento che riduca l’integrità psicofisica di una persona – ha commentato il ministro Grillo -. Sono ministro della Salute e anche un medico. Lavoriamo sull’inasprimento delle pene. E’ là, fra virgolette, che dobbiamo castrare certi comportamenti, che sono obbrobriosi». In aula se ne riparlerà martedì. Il rinvio del provvedimento è stato quindi “funzionale” alle esigenze della maggioranza, che ha guadagnato tempo per cercare di far rientrare lo scontro. Che per ora è apertissimo: “È sperimentale su base volontaria in tanti Paesi occidentali – ha replicato Salvini – quindi ci sono persone che chiedono di essere messe in condizione di non avere più gli istinti per commettere violenze bestiali e quindi qualcuno studi quello che viene sperimentalmente applicato in altri Paesi».