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L’ ingegnere di Partinico che trova il lavoro a tutti

Di Maria Ausilia Boemi |

A dispetto della giovane età, Alessio Romeo ha alle spalle una lunga esperienza. Ingegnere civile ambientale (il primo laureato a Palermo in questa disciplina), nella sua vita ha fatto però tutt’altro: dopo la laurea, un’esperienza militare nell’esercito, «molto formativa – sottolinea – a livello di disciplina». Subito dopo, entra nel gruppo della Nuovo Pignone General Electric a Firenze, come tecnico commerciale e responsabile delle vendite dei contratti di manutenzione degli impianti tra Asia e Medio Oriente: «Avevo 25-26 anni, ero giovanissimo e anche un po’ kamikaze – spiega -: ero infatti incosciente e accettavo ogni incarico». Dopo una decina di anni, entra nel mondo nautico -. «Altra cosa che non c’entrava nulla col mio percorso formativo» – diventando l’assistente personale dell’amministratore delegato del gruppo Azimut Benetti Yachts, con sede a Viareggio. L’ultima fondamentale esperienza prima di Face4Job è con Solergy Italia (R&D della americana Solergy Inc): «La società stava sviluppando un prodotto hi-tech nel settore del fotovoltaico: un robot che insegue il sole. Sono stato assunto come direttore esecutivo generale – poi diventai l’amministratore – in questa società che doveva sviluppare il prodotto da zero. Vengo assunto, quindi, come direttore del nulla: dal 2009 all’inizio del 2014, l’anno in cui poi ho creato Face4Job, ho fatto questa esperienza “devastante” in maniera positiva, perché ho imparato a fare impresa, a crearla da zero.

In questi anni ho fatto tantissima ricerca e selezione di personale, questa volta – a differenza del passato quando ero stato il candidato – passando al di qua della scrivania, cioè diventando il selezionatore». Alessio Romeo diventa così utente e utilizzatore di tutti gli strumenti che esistono on line – i vari info job che fanno raccolta di curriculum – e degli intermediari. In tal modo, senza avere mai studiato risorse umane, diventa uno dei più grandi esperti di risorse umane in Italia, dibattendosi in un sistema poco proficuo e molto farraginoso, perché «gli intermediari ti vomitano addosso tutti i curriculum che hanno in database, perché prima scegli un curriculum, prima loro prendono le provvigioni. A quel punto, però, a parità di competenze ricercate, hai decine di persone da incontrare. Di conseguenza, mi trovavo a trascorrere giornate intere a fare selezioni a 20-30 cristiani che venivano da tutto il mondo. Persone che, a loro volta, perdevano inutilmente tempo e denaro perché magari sin dalla prima domanda venivano scartate». Tutto questo comincia ad innescare nell’ingegnere Romeo un’idea: «Perché devo fare muovere gente da tutto il mondo, perdere tempo io e loro, se questa cosa la potevo fare online? Nel 2012 comincio a studiare il mercato e in rete trovo solo presentazioni spontanee che non c’entrano niente con un colloquio, perché quando ho davanti una persona da assumere non le chiedo un argomento a piacere, ma le faccio domande specifiche. Quello che mancava era proprio un sistema che innescasse domande precise, non presentazioni. Mi viene quindi in mente di digitalizzare questo processo in maniera tale che, invece di fare colloqui personali a 50 persone, li avrei fatti ai 5 realmente in lizza per il posto: e a quel punto sono io azienda a chiamare il candidato e a pagargli l’aereo per farlo partecipare». Ecco perché con Face4Job – e questa è l’unica analogia con gli altri portali – il candidato inserisce il suo curriculum, da completare – e questo è un punto fondamentale dell’impresa di Romeo – facendo una graduatoria dei suoi 10 talenti. Virtù, qualità e attitudini del lavoratore ideale, secondo quanto dichiarato in uno studio internazionale dai direttori risorse umane di colossi come Toyota, Microsoft, Google. «In questo modo – sottolinea Alessio Romeo – Face4Job disintermedia (creando un approccio diretto tra candidato e azienda) e soprattutto realizza un processo oggettivo e scientifico.

Il candidato dà una sua immagine a livello personale che non c’entra niente con quello che ha studiato e con la professione, ma con ciò che caratterialmente è. Questo è il punto nodale di Face4Job. Questa graduatoria dei talenti innesca i colloqui. Hai detto ad esempio che sei un leader: mi dici in un minuto video un episodio in cui ti sei dimostrato leader al lavoro, in famiglia, con gli amici? Questi sono i video talent, sono mini video interviste di un minuto, la tipica domanda che io farei appena mi si siede davanti un candidato, prima di fargli la domanda tecnica. Ci sono 10 domande (una per ogni talento), ci sono quelle pre-impostate che l’azienda può scegliere o cambiare o fare ex novo. Tutto questo si fa tramite pc: in questo modo si risparmia tantissimo tempo. Inoltre, è il candidato che mette direttamente la faccia per il lavoro (Face4Job): diventa così un processo totalmente meritocratico e anche democratico, perché lo possono fare tutti, essendo a costo zero».

Fondata l’1 agosto 2013 con 90mila euro raccolti tra familiari e parenti per sviluppare la piattaforma base, Face4Job a settembre 2013 vince 200mila euro per l’idea innovativa e a gennaio 2014 lancia la piattaforma. «Il core principale della piattaforma è la disintermediazione: offre uno strumento diretto ai candidati e alle aziende per incontrarsi. Uno strumento gratuito per i candidati, mentre le aziende pagano un abbonamento che va da 49 a 249 euro».

Avendo poi la necessità di creare un sistema che fidelizzasse il candidato al portale ed essendo Face4Job iniziata senza aziende, occorreva alimentare il portale di notizie: «Ci siamo allora inventati un sistema che legge tutti i siti web ufficiali delle aziende. Se un’azienda mette un’offerta di lavoro nella sua sezione “lavora con noi”, Face4Job la capta, la mappa, la profila e la propone ai candidati dicendo loro: “Questa è un’azienda non iscritta a Face4Job, però il tuo profilo è in linea con questa richiesta, vai a questo link e candidati”. Mappiamo solo le aziende ufficiali, in chiaro, con nome e cognome. Così il candidato iscritto a Face4Job si ritrova a tutte le ore offerte di lavoro». La conseguenza inaspettata di questa necessità di fidelizzare i candidati è che Face4Job ha iniziato ad avere una mole di dati unici «e oggi abbiamo un database che vale oro e che, probabilmente, è il vero valore di Face4Job: noi oggi possiamo dire in qualsiasi istante provincia per provincia chi assume, dove assume, perché assume, quando assume. Io schiaccio un bottone e so in questo istante quali aziende stanno pubblicando offerte. Con questa invenzione, siamo diventati un punto di riferimento sul mondo del lavoro per i mass media e siamo visti più come radar del lavoro che per le video interviste».

Tanto da potere affermare, in un Paese malato grave di disoccupazione, che in realtà ci sono un milione di posti di lavoro in Italia che non si riescono a ricoprire. Più che di mancanza di lavoro, si tratta allora di una domanda e di un’offerta che non riescono a incontrarsi, principalmente per l’incapacità della scuola di formare alle competenze richieste dal mercato e dei giovani di orientarsi su cosa vuole il mercato: «In Italia mancano le scuole di artigianato, non le università. Servono operai specializzati, cuochi, animatori, elettricisti… Indirizziamo allora le scuole verso una maggiore alternanza scuola-lavoro. Altro che riforme della buona scuola… Non a caso l’indotto modenese, dove insistono le più grandi società nel settore automobilistico, si sono coalizzate e hanno creato un’università biennale aperta a 100 studenti che escono dalla triennale di ingegneria: li mettono in azienda, li formano e poi li assumono. I posti di lavoro ci sono, non ci sono le competenze perché i giovani studiano altro».

Naturale chiedere allora cosa consiglierebbe ai giovani: «I giovani non leggono, non si documentano. Il consiglio è documentarsi su quali sono le richieste lavorative del futuro. I ragazzi devono essere stimolati a schiaffoni intelligenti, non stare come amebe sotto i social. Però bisogna anche dare loro cose interessanti da leggere. Ci sono ad esempio siti che danno notizie sulle start up, sui progetti di crowdfunding: possono vedere quelli che vengono finanziati e lì può scattare un’idea. Documentarsi, insomma, in maniera 2.0». Un ingegnere dal cuore di imprenditore, dunque: «Quando ho creato Face4Job, avevo la forza di un percorso importante alle spalle. Sono un siciliano fuggito senza niente e quando uno ha un percorso come il mio e ha il sangue agli occhi, non si ferma».

La presenza di soli 3 dipendenti (come all’inizio) in Face4Job supportati da una ventina di persone di indotto esterno, grazie a una automatizzazione spintissima, ha permesso alla società di gestire i momenti di crisi. La sede della società è a Terni (Alessio Romeo ha sposato una ternana ed è “ospitato” nell’azienda del suocero). Da Londra, con la F4J Limited, Romeo gestisce invece l’internazionalizzazione: «Entro il 2018, Face4Job ha l’obiettivo di aprire sedi in India e in altri Paesi in via di sviluppo. Gestiremo tutto con una controllata estera. La Face4Job Italia rimarrà però il cuore pensante della società in tutto il mondo, perché qui resta la tecnologia».

Tornare in Sicilia con una sede di Face4Job non sarebbe costruttivo: piuttosto Alessio Romeo ha un altro progetto per aiutare la sua terra, dalla quale è scappato «rabbioso perché non mi offriva nulla». «L’anno scorso – racconta – ho lanciato una campagna di crowdfunding per sviluppare il progetto della app di Face4Job. Sono venuto in Sicilia nel marzo 2016 per stimolare i miei amici e ho ricevuto una risposta disarmante: il mio progetto di crowdfunding è stato quello italiano più finanziato al mondo. A maggio 2016, a chiusura della campagna, avevo ricevuto 230mila dollari (equivalenti a circa 200mila euro, tra cambio e oneri vari) e il 95% era arrivato dai miei conterranei di Partinico. Ho deciso allora di tenere 100mila euro per finanziare la app e di utilizzare 100mila euro per fare qualcosa in Sicilia. Ho creato a Bruxelles una fondazione no profit, Talent Island, con lo scopo sociale di innescare attività di rilancio del territorio in Sicilia. Mi sono messo in partnership con Ambrosetti e, proprio nella seconda parte dell’anno, avvieremo attività di formazione 4.0 per siciliani talentuosi sul turismo e sull’agricoltura, i due pilastri dell’economia isolana. Lo scorso mese abbiamo presentato il progetto: abbiamo messo a sistema alcuni edifici (i primi sono la Real cantina borbonica di Partinico, l’invaso della diga Iato, edifici su Palermo; via via vorremmo spostarci su tutta la Sicilia) e li utilizzeremo da ottobre a dicembre per portare personalità internazionali che realizzino workshop per i siciliani, dando loro nozioni nuove. A dicembre, poi, premieremo le idee migliori sul turismo e finanzieremo così il business. In particolare, il primo evento (dei 6/8 che prevediamo entro quest’anno) sarà il 7 ottobre per i migliori studenti (numero minimo partecipanti 100) del quarto e quinto anno degli Istituti tecnici con indirizzo Turismo di Partinico (sede dell’evento) e siciliani in genere (in alternanza scuola-lavoro). L’iscrizione può essere effettuata tramite il link https://www.eventbrite.com/e/talent-island-accademia-turismo-40-1-corpo-a-corpo-tickets-36659845585. Speriamo che il territorio risponda: finora la risposta è stata un po’ paurosa, ma in Sicilia ci vuole lo tsunami. Vedo anche che la gente si culla sull’ordinarietà. Sono andato via rabbioso dall’Isola perché questa terra non mi offriva nulla, ma oggi quando vengo in Sicilia penso: “Come si fa a chiedere a questa terra? A questa terra bisogna solo dare”».

Ma cosa manca al Sud? «Al Sud manca la voglia, c’è ancora un assistenzialismo culturale legato al fatto che si vive con poco. Ciò che manca secondo me è una cultura aggiornata, fermo restando che abbiamo fior fiore di imprenditori che vanno benissimo. In Sicilia c’è tanta imprenditorialità e voglia di fare, ma spesso, da buoni isolani, siamo limitati nei confini. Manca una cultura diffusa oltreconfine».

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