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Minacciava ex e madre di lei, divieto avvicinamento si tramuta in arresto

Di Redazione |

Catania – La Procura Distrettuale della Repubblica, nell’ambito di indagini a carico di G.S., catanese di anni 31, indagato per il reato di atti persecutori commesso in danno della ex fidanzata e della madre di quest’ultima, ha richiesto ed ottenuto l’aggravamento della misura cautelare del divieto di avvicinamento con quella della custodia in carcere eseguita dai Carabinieri della Stazione di Catania Piazza Verga.

Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che concernono la violenza di genere, hanno evidenziato una lunga serie di episodi che hanno costretto la vittime dal luglio 2018 ad oggi a vivere un vero e proprio incubo durante il quale hanno temuto per la loro incolumità dovendo anche mutare radicalmente le loro abitudini di vita.

La donna, dopo una relazione sentimentale intrattenuta con l’uomo per circa tre anni, a causa dell’eccessiva gelosia, peraltro ingiustificata, che ne limitava i movimenti e le normali relazioni sociali, decideva di troncare il rapporto, scatenando nel fidanzato una sorta di raptus collerico permanente che lo ha visto protagonista di numerose condotte di mera persecuzione, manifestate attraverso appostamenti sotto casa, pedinamenti, minacce telefoniche e tramite social network, che hanno costretto la madre della vittima, una donna anziana afflitta da diverse patologie, anch’ella vittima dello stalker, a chiedere aiuto ai carabinieri di piazza Verga in luogo della figlia che, terrorizzata, non ha mai trovato il coraggio di denunciare l’uomo. Atto che sortì l’effetto, grazie alla perfetta sinergia tra gli investigatori e i magistrati, di arrestare e trasferire in carcere l’uomo.

Ma, probabilmente per paura di possibili ritorsioni o compassione verso quella persona, l’anziana decise di ritirare la denuncia generando di fatto la scarcerazione dell’uomo che, invece di regredire nei comportamenti persecutori, li inasprì esprimendo tutta la sua rabbia attraverso minacce di morte, ingiurie, nonché perpetrando atti di violenza sulle cose come in un episodio, nel quale, lanciando dei grossi sassi contro gli infissi dell’abitazione, minacciò le vittime gridando a squarciagola: «Prima che io vada in carcere vi ammazzo tutte e due, a tua figlia con l’acido ed a te facendoti a pezzi», con conseguente emissione, nell’ottobre 2018, di una misura cautelare che lo riportò in carcere.

L’8 marzo scorso, il G.I.P. del Tribunale di Catania, in sede di udienza preliminare, ha condannato l’uomo ad anni 1 di reclusione ritenendolo colpevole del reato previsto dall’art.612 bis del c.p., sostituendo la detenzione in carcere con il divieto di avvicinamento alle persone offese, nonché intimandogli di non comunicare con le predette con qualsiasi mezzo, anche informatico, telefonico e telematico. Misura che purtroppo il condannato ha disatteso in maniera sistematica iniziando a tormentare telefonicamente la ex e la di lei madre, tanto da indurle a disattivare e sostituire le utenze telefoniche, sia fisse che mobili, nonché presentandosi fin sotto casa delle vittime dove rinnovava le minacce “appena scendi in strada ti brucio la faccia ed a tua madre la faccio a pezzi”. Episodi che, puntualmente relazionati dall’Arma di piazza Verga all’Autorità Giudiziaria, ne hanno consentito l’arresto e la traduzione nel carcere di Catania Piazza Lanza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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