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Scicli, nel vivaio del benessere creato da Enrico Russino

Di Maria Ausilia Boemi |

Un’intuizione, quella iniziale di dedicarsi al settore di nicchia delle erbe aromatiche e officinali, che risale a 20 anni fa. Ma nulla a che vedere con un vivaio. Il 42enne agronomo Enrico Russino, dopo la laurea in Scienze agrarie tropicali e subtropicali a Ragusa, ha lavorato in Olanda per un breve periodo nel settore floricolo. Ma ben presto ha deciso di rientrare nella provincia iblea, forte dell’idea di specializzarsi nella produzione di piante aromatiche, per le quali all’epoca non esisteva in zona un’azienda specializzata.

«Il settore floricolo e orticolo della provincia di Ragusa – racconta – era già saturo. Avevo invece intuito che il mondo delle erbe poteva essere interessante per tanti settori: gastronomia, benessere, didattica. Con mio fratello Giovanni e mia sorella Alessandra abbiamo deciso di trasformare i terreni attorno alla casa di villeggiatura di famiglia vicino Scicli – neanche 2.000 metri quadrati – piantando le classiche varietà di erbe: timo, rosmarino, salvia, maggiorana, basilico». Un’intuizione vincente, ma non compresa nel territorio: «Tutti ci prendevano per pazzi e sarcasticamente sottolineavano che non era un business possibile. Nessuno riusciva a pensare a qualcosa di diverso dal settore orticolo tradizionale. Invece abbiamo colpito un mercato». Da lì, l’introduzione di sempre nuove varietà, fino ad arrivare alle oltre 200 attuali («Non solo siciliane o italiane, ma anche dall’America Latina e dall’Asia, varietà che si adattano perfettamente ai nostri climi») e il trasferimento, circa 8-9 anni fa, nella nuova proprietà di 40mila metri quadri».

Enrico Russino ci tiene con orgoglio a sottolineare «che questa non è un’azienda che produce e basta: siamo fuori dagli schemi e, avendo azzardato negli anni, adesso vantiamo un’unicità a livello regionale su un format in crescita. Al di là della specializzazione, a fare la differenza è stata comunque la location, non solo come vista ma anche come posizione. Scicli sta infatti vivendo un periodo di crescita turistica pazzesca grazie a Montalbano, al barocco e all’Unesco». Le oltre 200 varietà non sono solo profumi per il cibo, ma anche piante ornamentali per il giardino: «Oggi abbiamo quasi 40 tipi di salvie: quando parlo di salvie non intendo solo quelle da cucina, ma tante varietà ornamentali che sono di una bellezza disarmante. I sensi vengono stimolati tutti. Non è una frase fatta: venendo in azienda, già la vista viene appagata dal belvedere-terrazza sul mare, poi, accompagnati da me, i turisti passeggiano tra serre e pieno campo toccando le piante che sprigionano i loro profumi. Abbiamo persino sviluppato un giardino a forma di Dna. Toccare, annusare e, a volte, assaggiare: ci sono infatti piante che hanno sapori piccanti, altre dolci, altre emanano profumi agrumati, speziati, legnosi, balsamici».

Le persone, dunque, non si recano in azienda come in un vivaio, ma per «fare un’esperienza multisensoriale». All’olfatto e al tatto si aggiunge poi il gusto attraverso la compagna di Enrico, Rita Russotto, chef italo-americana proprietaria del ristorante Satra di Scicli che, quest’anno, si unirà all’azienda consentendo di «festeggiare un evento in azienda, abbinando il tutto al mondo delle piante e delle erbe in un contesto fatto di vista, profumi, gusto: potremo fare eventi tematici tutti legati alle piante, dalla bomboniera all’allestimento, dal cibo al bouquet, dove le piante e le erbe sono protagoniste».

I clienti dell’azienda non sono solo siciliani: «Abbiamo una clientela che spazia in tutta la Sicilia, ma anche tanti americani (in particolare newyorkesi e californiani), canadesi, tanti Nord europei e ora si stanno avvicinando anche thailandesi e cinesi». Che, dopo l’esperienza in azienda, continuano a comprare i prodotti online: dagli aromi essiccati ai sali aromatizzati, dai mieli, patè, creme e sughi, ai gadget fino alle bomboniere. «Abbiamo declinato il mondo delle piante in tanti prodotti, perché sennò avremmo chiuso: limitare l’azienda alla sola vendita del prodotto nel periodo primaverile, significava soccombere al mercato. Ancora oggi non c’è la mentalità dell’esperienza, del conoscere, della cultura, della coltura, della cottura. Facciamo un sacco di cose e si può vedere sulla nostra pagina Facebook: percorsi sensoriali su prenotazione e degustazioni o eventi enogastronomici e legati al benessere. L’azienda nel tempo ha anche approfondito il settore benessere: oltre a offrire lezioni al tramonto con vista mare di yoga, tai chi o pilates su un tappeto particolare, il “tappetimo”, realizzato con timo ciliato che emana profumo, ha sviluppato una serie di appuntamenti con medici e naturopati. L’idea è legare le piante non solo al cibo ma anche al benessere, dando i consigli giusti su cosa consumare».

Una grande intuizione, in un mondo che oggi pone una grande attenzione alla salute e al benessere: «Lo avevamo compreso in nuce 20 anni fa, ma da 5-6 anni a questa parte, quando faccio vedere l’angolo del “tappetimo”, la reazione degli americani, quasi fanatici su questo, è incredibile». Il progetto principale in cantiere è questa fusione col ristorante Satra, «un progetto unico in Sicilia: si può trovare un’azienda che produce aromi in pieno campo, ma un’altra azienda che ha 200 varietà e che si muove in questi contesti legati al turismo, al benessere, alla gastronomia, in un contesto di location particolare, non esiste».

Eppure le difficoltà per ottenere questi risultati sono state «tantissime. Anzitutto, il dovere remare contro una mentalità un po’ chiusa e uno scetticismo imperante di fronte alle novità. Poi ci sono le difficoltà infrastrutturali: le strade fanno pena, l’autostrada ora l’hanno di nuovo bloccata e noi perdiamo l’occasione di portare ai massimi livelli una realtà creata 20 anni fa perché il contesto non aiuta. Il pubblico non aiuta, non tanto con le sovvenzioni – non ne ho mai prese, non so se mai ne prenderò – ma quanto nel cercare di portare avanti delle idee con un contesto che rema contro la crescita di un’azienda».

E se è vero che puntare su un settore di nicchia alla lunga ha pagato, è anche vero però che «il settore di nicchia comporta un investimento molto più forte di tempo e di denaro, perché comunque devi creare il tuo pubblico. Noi ci abbiamo messo anni, ma quando adesso arrivano i bus, la gente scende e inizia a sorridere, a fotografare il panorama, a me non interessa più se guadagno 1.000 o 10.000 euro. A quel punto penso solo una cosa: essere riusciti a portare i bus in campagna alla fine del mondo e accogliere più di 8.000 persone l’anno – e quest’anno il trend è in crescita – significa solo che ho vinto».

Nonostante qualche rimpianto: «Il rimpianto è di non essere arrivato prima a capire che il vero business era nel turismo, cioè nell’aprire le porte all’incoming, avviato 8-9 anni fa con il trasferimento nella nuova azienda».

Un settore con possibilità di sviluppo «come qualsiasi attività produttiva: il focus non sono le piante aromatiche, è come ti poni col pubblico, cosa vuoi comunicare e che esperienza vuoi trasmettere. Se avessi avuto un’azienda di pomodori, avrei organizzato percorsi nelle serre, avrei fatto preparare ai turisti le conserve e le bottiglie di pomodoro, mi sarei inventato qualcosa: non è solo una questione di prodotto in sé, ma di capacità di andare incontro al mercato e alle richieste che arrivano».

Talmente tanto che questa è un’azienda che accetta persino i controversi bitcoin: «Sì, perché qualche straniero ce lo ha chiesto, anche solo facendo battute, ma questo ci ha fatto riflettere: vuoi quindi per una trovata pubblicitaria, vuoi per una richiesta, ormai non voglio lasciare intentato nulla e cerco di stare al passo con i tempi».

Enrico Russino ai giovani che hanno un progetto consiglia «di portarlo avanti, ascoltando gli altri ma seguendo sempre la propria idea. La propria idea perché tutti tenderanno a distruggerla: chi nella vita non è riuscito a portare avanti le proprie idee, tende infatti a sminuire quelle degli altri per non stare male. Non pensare poi subito a monetizzare: fare impresa è un’impresa e ci sono i momenti in cui viene voglia di chiudere. Ma anche quando va bene, restare sempre con i piedi per terra e ponderare bene le scelte. Idee da portare avanti, dunque, ma sempre con i piedi per terra, progettando bene e investendo tanto nella comunicazione». Senza dimenticare mai che, per avere successo, a un’azienda «serve anzitutto un’idea forte, poi costanza, perseveranza ed investimenti. È importante avere idee nuove e seguire le tendenze del mercato».

Ma alla fine, Enrico Russino si è mai pentito di essere tornato in Sicilia? «Alcune volte sì, ma quando mi siedo sulla mia panca davanti al mare col mio sigaro e un bicchiere di vino e guardo il tramonto, dico: “Va bene così. Anche con tutti i contro, ho fatto la scelta giusta. Non mi pento”».

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