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l'intervista

Di Maio chiude alla Lega: «Niente accordi per i ballottaggi»

Di Mario Barresi |

Luigi Di Maio, il caso Siri, al di là del finale, ha logorato i rapporti non solo fra M5S e Lega, ma anche quelli personali fra lei e Salvini. E anche Conte è un po’ meno “avvocato” del contratto di governo. Su queste basi come si fa ad andare avanti?

«Oggi (ieri per chi legge, ndr) il governo ha dato un chiaro segnale di discontinuità e ne sono orgoglioso. Un segnale importante soprattutto alla luce delle inchieste sulla corruzione che da Nord a Sud hanno scosso il nostro Paese. Vede, il Consiglio dei ministri ha deciso di revocare l’incarico al sottosegretario Siri non perché sia colpevole ma perché quando c’è un’inchiesta per corruzione la politica deve agire ancor prima dei giudici. E mi permetta di sottolineare che non si tratta di una vittoria del M5S, ma degli italiani onesti. Per noi il caso è chiuso. Abbiamo tante cose da fare e, con impegno e dedizione, continueremo a lavorare nell’interesse dei cittadini con proposte concrete, a partire dal salario minimo e dalla flat tax. Per questo, ritengo sia importante convocare un tavolo di governo e lavorare insieme ai due progetti. Quanto al presidente Conte ha la piena fiducia di tutto il governo».

I riflettori sono stati tutti su Siri, la cui vicenda giudiziaria ha una matrice molto siciliana. Eppure nelle ultime ore i casi di mazzette e corruzione, fra la Lombardia e la Sicilia, rilanciano il tema della questione morale. Nel quale la Lega, antropologicamente prima che politicamente, sembra molto più vicina a Forza Italia. E soprattutto diversa da voi. Non è un altro buon motivo per riflettere sull’alleanza di governo?

«La corruzione rappresenta ancora un’emergenza per il nostro Paese e le inchieste di questi giorni lo confermano. Continueremo a batterci per contrastare e arginare questo fenomeno. Per noi la questione morale resta prioritaria e, con la nostra azione di governo, stiamo facendo recuperare credibilità alle Istituzioni. Un esempio? Grazie alla legge Spazzacorrotti stiamo aprendo un varco che farà emerge quel marcio che, per troppo tempo, ha avvolto settori chiave nelle nostre amministrazioni».

È tempo di Europee. I bookmaker politici dicono che qualcosa, dopo il 26 maggio, cambierà. Cosa può cambiare in caso di un exploit di Salvini? Riuscirete, dopo il reddito di cittadinanza, a tenere il punto sui programma, a partire dal salario minimo a cui lavora la catanese Catalfo?

«Più che sui sondaggi mi concentro sul lavoro che c’è da fare per il Paese. Penso alla legge sul salario minimo, che sarà pronta entro agosto, e ad altre importanti sfide come quelle su conflitto d’interessi, acqua pubblica, taglio degli stipendi parlamentari e la legge per togliere la sanità dalle mani della politica. L’ho detto più volte ma lo ribadisco nuovamente: il governo durerà altri quattro anni. Su questo non ci sono dubbi».

Intanto arriva in Sicilia. Che per lei è terra di soddisfazioni, ma anche di delusioni. Alle Politiche era tutta dipinta di giallo, che oggi sembra sbiadito. Ha già detto che Gela e Bagheria non erano più città amministrate dal M5S. Ma non le pare il caso, visti i risultati di Regionali e Amministrative, di sdoganare l’apertura a movimenti e liste civiche che qui Cancelleri ha provato a fare, dovendosi fermare a causa delle vostre regole?

«Intanto mi lasci dire che quando si gioca ad armi pari, e anche le altre forze politiche corrono con una sola lista, il M5S, come accaduto in Sicilia, mostra tutta la sua solidità. Siamo arrivati al ballottaggio nell’unico capoluogo di provincia che va al voto:  Caltanissetta. Ora chiediamo ai cittadini di fare una scelta di cambiamento nel modo di fare politica, liberando la città dalle vecchie logiche di partito. Quanto alle regole del Movimento, come già annunciato, è in atto un percorso di riorganizzazione a livello locale e nazionale che prevede anche la discussione di alcune regole».

Il nostro giornale ha lanciato il tema della “tentazione gialloverde” alle Amministrative, con un reciproco mutuo soccorso ai ballottaggi di Gela e Caltanissetta. Non ci sono stati né apparentamenti, né appelli politici. Ma non le pare che quello fra elettori grillini e leghisti, al di là degli scontri a Roma, sia un sentiment consolidato? In Sicilia sarà pure rafforzato per reazione naturale al flirt fra Micciché e parte del Pd…

«Movimento e Lega sono due forze politiche differenti. Proprio per questo, a livello nazionale, abbiamo sottoscritto un contratto di governo che ha il solo scopo di mettere al centro della nostra azione politica l’interesse dei cittadini. Detto ciò, le differenze tra M5S e Lega sono già ampiamente emerse, come è giusto che sia, e nelle competizioni elettorali ci presentiamo agli elettori come due forze politiche diverse, caratterizzate anche da programmi differenti».

Mentre i politici fanno esperimenti, in Sicilia i più deboli continuano a soffrire. Sono arrivare le prime card del “reddito”, ma ci sono tante situazioni difficili. Una, quella degli Lsu, la riguarda come ministro del Lavoro: cosa dirà nell’incontro a Roma? La seconda, ci permetta il campanilismo, è il dramma sociale legato al dissesto del Comune di Catania. Diecimila persone, comprese le partecipate, senza stipendio.

«Intanto mi faccia dire che il nostro governo ha ereditato un Paese in ginocchio. Questo perché i precedenti esecutivi sono rimasti sordi alle richieste dei cittadini, ignorando situazioni già al limite. Anche per questo, i primi provvedimenti dell’attuale governo sono stati rivolti alle fasce sociali più deboli. Penso al decreto dignità, che attraverso la conversione dei rapporti di lavoro da tempo determinato a indeterminato, ha dato maggiore sicurezza a chi non aveva la possibilità di progettare il proprio futuro a causa della precarietà. Una misura che, come certificato anche dai dati Istat, sta dando i suoi frutti: da febbraio a marzo si sono registrati 44mila contratti stabili in più e la disoccupazione giovanile, per quanto resti ancora alta, è calata scendendo ai minimi dal 2011. Penso, poi, al reddito di cittadinanza, che ha lo scopo di reinserire nel mondo del lavoro chi, giovane o meno giovane, è rimasto tagliato fuori. Adesso sarà la volta del salario minimo: una misura che serve a dare dignità ai lavoratori. Certo, c’è tanto da fare e sentiamo tutta la responsabilità di essere al Governo e di dover lavorare senza sosta per risollevare il nostro Paese. Per gli Lsu, con senso di responsabilità, ho dato mandato ai tecnici di convocare la Regione Siciliana per un confronto al Ministero. Ma serve un impegno vero dell’ente regionale per risolvere una questione che si protrae da decenni. Il ministero è pronto ad accompagnare la Regione».

Nessuna risposta su Catania. Sarà per la prossima volta.

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