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Rottamazione:sopra 100.000 € non paga 1 contribuente su 2

Di Redazione |

ROMA – La prima edizione della rottamazione delle cartelle porterà nelle casse dello Stato 1 miliardo in più di quanto preventivato, nonostante la “fuga” del 16% di chi aveva presentato la domanda facendo mancare all’appello 9,6 miliardi sui 17,8 da saldare. E tra i grandi debitori – chi al netto di sanzioni e interessi doveva al fisco oltre 100mila euro – uno su due alla fine ha scelto di non pagare.

Secondo i dati forniti alla commissione Finanze dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, solo il 56% di chi aveva cartelle da pagare sopra questa soglia ha poi «aderito con un pagamento», percentuale che sale all’86% di chi aveva un debito entro i 10.000 euro e al 77% tra chi è nella fascia tra 10.000 e 50.000 euro. Gli incassi nel 2017 sono andati comunque oltre le aspettative per 1,4 miliardi, grazie anche a chi (il 23% del milione e duecentomila contribuenti che sta pagando) ha saldato tutto in un’unica soluzione. Gli introiti dello scorso anno arrivano così a 6,5 miliardi che proiettati sulle due rate che scadono quest’anno (la quarta il 31 luglio, l’ultima, che chiude la prima operazione, scade il 30 settembre) portano il gettito totale atteso da 7,2 a 8,2 miliardi. Intanto nei primi 5 mesi del 2018 sono già stati incassati 734 milioni su 1 miliardo e 700 milioni atteso. Sui 9,6 miliardi sfuggiti alla rottamazione dopo che era stata presentata domanda, comunque, l’Agenzia riprenderà l’azione di recupero ordinaria.

Per la rottamazione bis invece sono arrivate circa 950 mila istanze per oltre 4 milioni di cartelle. L’importo da pagare, al netto della quota “abbuonabile”, è di circa 9 miliardi, su un valore complessivo di 14. Metà delle domande (53%) è per debiti sotto i 1.000 euro. Circa un quarto dei contribuenti (23%), anche in questo caso, ha scelto di pagare in una unica rata. Nella sua relazione il direttore ha poi ricordato l’inevitabilità della fatturazione elettronica, che consentirà di ridurre «il tax gap» e che potrebbe essere accompagnata da un avvio graduale delle sanzioni magari esentando i primi due mesi, passando al 50% nei successivi, poi al 75% fino ad arrivare a regime a ottobre in modo da non ‘spaventarè gli interessati.

Non spetta comunque all’Agenzia decidere, ha sottolineato più volte Ruffini, anche a chi gli chiedeva delle ipotesi di pace fiscale, ribadendo che l’amministrazione resta «sempre pronta ad attuare le norme vigenti». Molte le domande sul tema anche dei deputati, cui il direttore non ha risposto, limitandosi a citare i numeri ‘monstrè del magazzino dei crediti non riscossi: 817 miliardi di cui il 41% (circa 360 miliardi) in carico a falliti, defunti, nullatenenti, imprese chiuse, che è «molto difficile recuperare», e altri 450 che in minima parte (84,2 miliardi) ancora non sono «stati lavorati». Sul resto, oltre 360 miliardi, si è tentato di riscuotere ma invano. Questo non vuol dire che in futuro non possa andare meglio, ha chiarito Ruffini portando l’esempio del disoccupato che ha un debito col fisco. Quando ritrova lavoro, scatta il recupero sul quinto dello stipendio. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA