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Musumeci, il pizzo che piace alla Lega «Ma io resto fedele alla mia Sicilia»

Di Mario Barresi |

«Cacchio, Nello, sei stato coraggioso…». Quando il primo governatore (ex?) terrone ha appena finito di comiziare dal palco di Pontida, il riconoscimento più chiaro arriva proprio da Matteo Salvini. Che dopo l’intervento di Nello Musumeci – uno dei pochi ascoltati dall’inizio alla fine, accovacciato su un gradino – si complimenta. Una stretta di mano, un abbraccio. Sullo sfondo un appuntamento a Roma, forse già in settimana. Ma, a caldo, il padrone di casa è stupito dalla scelta retorica del suo ospite più sudista. Musumeci prende il microfono dopo il collega molisano, Nello Toma, più volte fischiato. Musumeci, fra le vecchie bandiere con Albero da Giussano e una della Trinacria, scandisce: «Nord e Sud hanno vocazioni e interessi diversi, ma senza il Nord il Sud è sempre più isolato e senza il Sud il Nord non va da nessuna parte». Tre, due, uno: applausi. «Ti potevano massacrare da laggiù…», gli dirà il leader della Lega. E invece no. È il segno dei tempi. Nell’era giallo-verde. In questa strana domenica padana del bancario di Militello Val di Catania, acclamato sul “pratone” che fu di Bossi. «Sì, ho rischiato. Ma ho voluto parlare chiaro», confessa Musumeci ai siciliani nel retropalco.

Benvenuto al Nord. Il presidente della Regione, criticato da M5S e Pd per la gita politica a Pontida, si prende la ribalta: l’unico pizzo che piace ai padani. Da navigato comiziante ex missino, allievo di Enzo Trantino, Musumeci dosa le parole. E i destinatari. Alla platea leghista-populista: «Mentre noi ci dividiamo tra Nord e Sud i padrini dell’Europa si dividono il continente». Ma anche, in codice, alle opposizioni palermitane: «Sono davvero orgoglioso di essere qui. Ai giornalisti che mi chiedevano se provassi imbarazzo io ho risposto che sono legittimamente onorato di essere qui. Ci sono per piacere, oltre che per dovere». E agli alleati forzisti, soprattutto forzisti e siculi: «In politica l’alleanza è sempre un valore per chi ci crede. Per chi non ci crede è un male necessario». Poi, dopo un acuto sul «sangue del Sud» del quale «a Roma hanno fatto mercato nero», una «confessione» ad «amici e amiche di Pontida»: la visita, «per portare un fiore», al sacrario dei caduti della Prima guerra mondiale. Lì ha colto la «presenza significativa di nomi del Sud», come Salvatore e Gennaro, giovani che «spegnevano la giovinezza sulle aspre alture del Carso o sulle sponde insanguinate del Piave e dell’Isonzo». Anche per loro «abbiamo il dovere di trovare le ragioni che ci uniscono non quelle che ci dividono» ed è quello che, ammicca Musumeci, «sta facendo Matteo Salvini».

Sul palco l’altra big a parlare «da palermitana» è Giulia Bongiorno. «Dicono che la Lega è razzista, dicono che Matteo Salvini è razzista, ma io ho sentito il vostro calore, grazie», dice il ministro leghista della Pubblica amministrazione. Un certo sapore di Sicilia lo evoca anche Stefano Candiani, nominato da Salvini commissario-viceré nell’Isola. È lui, sottosegretario del cerchio magico di Matteo, il tessitore dell’asse con Musumeci. Grazie a Candiani è stato archiviato l’incidente diplomatico legato alle mancate risposte del governatore alle incalzanti chiamate di Giancarlo Giorgetti, eminenza grigia salviniana, che rivendicava, a nome del leader, un posto in giunta regionale. Ma oggi è tutto cambiato. C’è il boom irrefrenabile del Carroccio ora di governo, c’è stato il “patto del tonno”, ci saranno movimenti all’Ars. Se n’è parlato anche ieri a Pontida, nei pressi dello stand siciliano dove si faceva la fila per gustare bruschette al pomodorino di Pachino, Nero d’Avola e paste di mandorla. È tutto pronto per l’autunno: l’unico deputato regionale della Lega (Tony Rizzotto, ieri assente, mentre c’erano i parlamentari Alessandro Pagano e Carmelo Lo Monte) sarà raggiunto da altri 2-3. Sull’uscio c’è Vincenzo Figuccia (Udc), discorso aperto con l’ex forzista Marianna Caronia. E il «colpo di scena» di cui si parla potrebbe essere «un altro ingresso da Forza Italia». A Pontida, fra gli altri, c’è anche l’ex iper-berlusconiano Enzo Gibiino. «Ma la cosa più importante – annota Fabio Cantarella, assessore leghista a Catania e braccio destro di Candiani – è la presenza un centinaio di attivisti siciliani, accolti in modo splendido. Ormai siamo una grande famiglia».

Il prato verde, adesso dipinto di blu, si svuota. Musumeci colleziona numeri di telefono di ministri, sottosegretari e governatori. Soltanto una rendita di posizione istituzionale? «Il mio governo è nato e resta di centrodestra», risponde anche ieri a chi lo provoca sulle suggestioni di un ribaltone grillo-leghista. Altro discorso è il ruolo di DiventeràBellissima: «In una coalizione che anche in Sicilia avverte il peso dello sfaldamento – rivela il governatore nel retropalco – il mio movimento può essere un elemento collante». Due passi avanti e uno indietro. Nessuna fusione con la Lega, semmai una federazione «in un nuovo contenitore di centrodestra». Ma le Europee sono dietro l’angolo. E potrebbe essere l’occasione per pesarsi. Magari con un musumeciano doc candidato con Salvini capolista, in corsa contro altri candidati leghisti doc. Nessuna trasfigurazione in “vichingo verde”, insomma. Per adesso Musumeci fa l’indiano. Siculo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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