Catania
Lo spaccio il business principale dei Nizza: fatturato da 2,5 milioni di euro al mese
CATANIA – La gestione delle “piazze di spaccio” è il “core business” da tempo del clan Nizza, che ama anche le armi. Droga e arsenali hanno fatto la fortuna criminale di un gruppo che si era creata una sorta di ‘zona franca’ anche all’interno della ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano. Il clan era legato a Cosa nostra, di cui era uno dei più agguerriti ‘bracci armati’, ma allo stesso tempo si era fortemente specializzato, in relativa autonomia, nel traffico di stupefacenti. Con legami transnazionali in Albania e Grecia. E in Italia con Campania e Calabria. Tanto da fare diventare Catania il centro del ‘rifornimento’ per la Sicilia Orientale.
Perché tre ‘piazze’ di spaccio garantiscono un fatturato da 2,5 milioni di euro al mese, come emerse dall’inchiesta ‘Carthago’ del 6 luglio del 2016 della Dda della Procura di Catania, basata da indagini dei carabinieri. Per questo il gruppo reinvestiva in droga e riciclava l’utile in affari commerciali e imprenditoriali. Stringendo alleanze con le cosche rivali, perché quando c’è da fare soldi insieme nella Cosa nostra di Catania non ci sono faide mafiose che tengano.
Il giovane Nizza, arrestato oggi, sarebbe riuscito a stringere contatti internazionali con gruppi di narcos, albanesi in testa, che periodicamente gli avrebbero inviato carichi ingenti di drogae poi avrebbe imposto la sua merce anche a gruppi rivali o storicamente rivali, che con questo sistema potevano garantirsi l’approvvigionamento con pochissimo sforzo, pagando al fornitore (ovvero a Nizza) ogni panetto poco più del doppio. Alla fine l’affare conveniva a tutti e tutti avevano il loro personalissimo ricavo. Dai fratelli Arena del viale San Teodoro, un tempo padroni del fu “palazzo di cemento” del viale Moncada 3 (storici rivali dei Nizza, poi progressivamente divenuti più vicini), ai fratelli Caruana e Giuseppe Nicolosi del viale Grimaldi, fino ad arrivare alla famiglia Marino del viale Librino.
Ovviamente, rischi a parte, i Nizza erano quelli che si mettevano in tasca più soldi di tutti. Non per niente gli investigatori hanno riferito che il giro di denaro per le piazze di spaccio controllate da questo gruppo era pari ad ottantamila euro al giorno. E con questi soldi si pagavano i fornitori, gli spacciatori, le vedette e i responsabili delle aree in cui si smerciava cocaina, marijuana e hashish. E, si badi bene, la spesa non era singola, ma quantomeno doppia. Nel senso che la vendita al dettaglio della sostanza stupefacente era organizzata in due turni: quello giornaliero più lungo e quello della notte più breve e certamente più intenso. Tutta questa gente andava pagata, poi, quel che restava – e non era poco – al netto del sostentamento delle famiglie dei detenuti, spese legali comprese, finiva nella casse della famiglia, che doveva camparci e che, con perfetta mentalità imprenditoriale, doveva pure pensare al futuro: investimenti economici di non chiara natura, ma anche acquisto di ulteriori stupefacenti da smerciare sempre fra Librino, San Cristoforo e San Giovanni Galermo.
«Il gruppo facente capo ai fratelli Nizza – ha spiegato il comandante provinciale Gargaro – negli ultimi anni era riuscito a creare un vero e proprio “cartello” della droga con il monopolio delle “piazze di spaccio” nei quartieri di Librino, san Giovanni Galermo e San Cristoforo. Grazie ai cospicui profitti derivanti da tale attività, aveva acquisito un peso notevole all’interno del clan Santapaola, essendo in grado di reclutare e retribuire centinaia di affiliati e di acquistare ingenti quantitativi di stupefacente da immettere sul mercato catanese garantendosi rilevanti flussi di denaro in contanti, prontamente riutilizzabili per investimenti economici e finanziari. Nell’occasione abbiamo dato un colpo di maglio ad altissima potenza. E’ nostra intenzione non fermarci qui».
Dall’operazione Carthago dei militari dell’Arma, che sgominarono i vertici del clan, emerse uno ‘spaccato da Gomorra’. Con il ‘fortino’ dei Nizza, il famigerato ‘Palazzo di cemento’ del rione Librino di Catania, protetto da vedette e da gruppi armati. Ai vertici della zona la famiglia Nizza, con quattro fratelli ai vertici, adesso tutti detenuti.
A ‘minare’ la loro stabilità, oltre alle indagini delle forze dell’ordine e le inchiesta della Procura distrettuale anche le ‘dichiarazioni’ del fratello Fabrizio, che collabora con la giustizia. Le sue ricostruzioni sono servite a rivelare canali di rifornimento della droga, dinamiche e gerarchie e ad accusare Andrea di un omicidio. Ma non a fare catturare il superlatitante. A lui i carabinieri sono arrivati, probabilmente, con la più delle tradizionali piste: seguendo la famiglia. Lui non ha opposto resistenza, ed è stato ammanettato. ‘Carthago deleta est’. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA