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Buon “viaggio” alla signora dell’Opera dei pupi catanese

Di Rossella Jannello |

Ma sarebbe riduttivo parlare della signora Italia solo come di una sorta di “spalla” del marito (gli altri due fratelli scomparvero prematuramente), una collaboratrice nell’ombra: sull’Opera e per l’Opera dei pupi, Italia Napoli ci ha scommesso tutta la sua lunga vita. Se Natale Napoli pensava a forgiare la struttura del pupo da combattimento e ad armarlo, suo era il compito di caratterizzare il personaggio vestendone lo “scheletro” con fogge e stoffe meravigliose. Non solo: alle dame, alle eroine, alle maghe, ai vari personaggi femminili dei cicli dell’Opera, la signora ha dato anche l’anima: figlia di una famiglia di attori, donò la sua voce epica e ferma a esplorare le emozioni e i pensieri di Angelica come di Bradamante, di Marfisa come di Alcina.

Ma la signora Italia – l’unica donna forse in primo piano nella tradizione pupara di tutta l’isola – soprattutto credeva fermamente nel cuore e nella valenza dell’Opera dei pupi. La conobbi da laureanda in Scienze politiche nel 1979: stimolati da una giovane docente, la prof. Graziella Priulla, insieme con una collega, Concita Cosentino, scegliemmo per la tesi una indagine sull’Opera dei pupi in Sicilia, per verificare se quei seguitissimi spettacoli su Orlando, Angelica e Carlo Magno che avevano infiammato generazioni di spettatori, avessero ancora un seguito. Trovammo il deserto o quasi in giro per l’isola, dove ormai i combattimenti con le durlindane scintillanti servivano solo a intrattenere i turisti che poco capivano e niente sapevano.

E questo era ancor più tragicamente vero a Catania, dove conobbi la signora Italia che ci aprì le porte della sua casa e del suo cuore. Trovammo in lei una donna gentile e materna che ci aiutò in tutti i modi, mediando anche con il marito che era un po’ burbero. Ma soprattutto ci trovammo davanti una donna appassionata e vera che ci raccontò anche i momenti bui che la famiglia e la compagnia avevano passato e davvero non riusciva a capire come una tradizione popolare e speciale come quella dell’Opera non interessasse più, in quel momento, né il pubblico (che aveva già scoperto le telenovelas… ) né le istituzioni locali, cui pure i Napoli si erano tante volte rivolti. Non per avere soldi – ci spiegò – ma per avere un posto dove fare gli spettacoli ed esporre i meravigliosi cartelloni e le attrezzature conservati in un anonimo deposito.

Era il suo cruccio: la Famiglia si era esibita in tutta Europa con successo e l’anno prima ai Fratelli Napoli era stato assegnato dai reali d’Olanda il Premio Eraxmianum, massimo riconoscimento internazionale a persone e istituzioni che per la loro attività hanno arricchito la cultura europea. Eppure, i Napoli in quegli anni in Sicilia erano costretti a esibirsi negli alberghi di Taormina e in qualche teatrino dei dopolavoro.

La signora Italia non scordò mai né noi né quel nostro lavoro che aveva gettato luce su quel declino e ogni volta che la incontravo o la cercavo alla fine di uno spettacolo mi salutava affettuosamente, ringraziandoci ancora. Fortunatamente, anche se le forze l’hanno progressivamente lasciata, e da anni ormai non era più la voce di Angelica, ha fatto in tempo a vedere figli e nipoti che non solo non hanno mai mollato, ma hanno riconquistato di diritto il ruolo che spetta alla Marionettistica Fratelli Napoli, adattandosi alle esigenze di un pubblico contemporaneo senza tradire la tradizione.

Buon viaggio alla signora dell’Opera dei pupi, può dormire un sonno tranquillo. 

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