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Augusta, il ministero della Difesa condannato a pagare maxi risarcimento per un caso di amianto killer

Di Carmen Greco |

Siracusa. Morì per aver inalato polveri d’amianto nelle sale macchina delle navi e nelle officine dell’Arsenale militare marittimo di Augusta. Adesso il ministero della Difesa dovrà riconoscere ai suoi familiari un maxi risarcimento di un milione e 480mila euro.

La vittima, un dipendente civile della Difesa aveva lavorato all’arsenale dal 1980 al 2014 ed era morto nel 2017, a 63 anni, per un cancro ai polmoni. La vedova e i tre figli avevano fatto causa al ministero perché convinti che il loro congiunto avesse contratto la malattia che lo aveva portato alla morte proprio sul posto di lavoro dove, peraltro, non erano stati rispettati gli obblighi per la tutela della sua salute. Il giudice del lavoro di Siracusa, Filippo Favale, ha accolto le istanze dei familiari definiti «vittime secondarie» condannando il ministero a risarcire il danno.

La sentenza, emessa il 19 febbraio scorso, è adesso diventata definitiva dopo i sei mesi trascorsi (oltre alla sospensione per il lockdown) per legge, durante i quali l’avvocatura dello Stato non ha ritenuto di dover presentare ricorso in Appello. L’uomo – come certificato dagli atti del procedimento – lavorava sia nelle sale macchina delle navi della Marina militare, che nelle officine a terra, come “conduttore di caldaie” ed era sempre a contatto diretto con l’amianto in luoghi chiusi e non aerati. Ed infatti nel 2015 – quando era già in pensione – gli era stato diagnosticato un adenocarcinoma polmonare che nel giro di appena due 2 anni lo aveva portato alla morte.

Nella sentenza il giudice del lavoro di Siracusa, ha scritto che «la parte ricorrente ha pienamente provato la nocività dell’ambiente di lavoro, l’esistenza del danno nonché il nesso eziologico tra il decesso e la patologia (adenocarcinoma polmonare) contratta nell’ambiente di lavoro in seguito ad esposizione ad amianto…». E, conclude «Orbene, tenuto conto della natura e della particolare intensità del legame tra vittime secondarie (coniuge e figli del defunto) e vittima primaria (il lavoratore defunto), nonché del massimo sconvolgimento della vita familiare determinato dalla perdita di uno strettissimo congiunto appare equo liquidare a ciascuno dei ricorrenti l’importo massimo di euro 331.920».

«È un’altra importante sentenza con la quale si rende giustizia alle vittime del cancro che sono innumerevoli in questo territorio – ha commentato l’avvocato Salvatore Runza del Foro di Catania che ha assistito i familiari di Fazio – e riguardano sia gli ex lavoratori della zona portuale sia soprattutto i lavoratori del Polo Petrolchimico siracusano. Questa decisione ha una forte valenza simbolica, perché dà coraggio ai tantissimi cittadini che soffrendo in silenzio non hanno mai trovato la forza di agire in giudizio per i riconoscimento dei loro sacrosanti diritti, probabilmente scoraggiati dalla grandezza e dalla potenza dell’avversario. Ecco, finalmente, con sentenze come queste è dimostrato che se qualcuno sbaglia, anche se grande e potente, può e deve risarcire».  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA