Covid-19
Covid, stretta di Natale dal 21 dicembre al 6 gennaio nel nuovo Dpcm in arrivo
ROMA – Evitare la terza ondata, senza separare le famiglie. Il premier Giuseppe Conte ci prova: ascolta i dubbi di alcuni dei partiti di maggioranza, che sono i suoi stessi dubbi. E apre un varco nella linea durissima scelta dal governo per le festività. Tra i ministri c’è chi, come un esponente Pd, in una riunione ha usato la metafora della guerra per dire che non si può permettere che milioni di italiani si spostino per andare a trovare i nonni. Ma il presidente del Consiglio vuole un’Italia in «giallo rafforzato», non un’Italia in cui famiglie separate e attività chiuse aumentino le tensioni. E apre un confronto non facile con i suoi ministri più “rigoristi” in vista del nuovo dpcm anti contagio. Sapendo che la sua maggioranza è sempre più agitata e più difficile da domare, a partire dal dossier della cabina di regia del Recovery fund, una partita del valore di 209 miliardi, su cui si annuncia un duro confronto in Cdm.
I «due punti fermi su cui si muoverà l’impianto» delle nuove misure anti-Covid prova a fissarli anche il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia: «Limiti di orario e limitazione della mobilità tra Regioni». Ossia coprifuoco alle 22 anche a Natale e a Capodanno e divieto di spostamento pure tra zone gialle. Una linea del rigore per le festività, nonostante o proprio in virtù del miglioramento della curva epidemica, ribadita anche dal ministro della Salute Roberto Speranza in videoconferenza con le Regioni. Alle quali domani arriverà una bozza del Decreto del presidente del Consiglio per un’ultima valutazione, ma che hanno visto sostanzialmente respinte le loro richieste di maggiori allentamenti. Il confronto però continua anche nella maggioranza e nel governo e non sono escluse sorprese.
Domani Speranza illustrerà le misure in Parlamento, quindi ci sarà un dibattito alle Camere e un altro confronto con gli Enti locali, prima del Consiglio dei ministri alle 21, per il prossimo Dpcm da varare dopo domani e che entrerà in vigore giovedì 4 dicembre. Si tratta in primo luogo di prorogare le misure oggi in atto, a cominciare dal sistema delle zone, e poi di prevedere specifici provvedimenti restrittivi per Natale, che potrebbero essere in vigore dal 21 dicembre al 6 gennaio. Non è escluso che le date varino: potrebbero iniziare il 19 o 20 e finire qualche giorno dopo l’Epifania. Ma una decisione non verrà presa prima di domani, dopo il confronto con Camere e Regioni. Non solo: potrebbe esserci un apposito decreto legge sul Natale ad affiancare il prossimo Dpcm. Uno strumento di rango superiore, più adatto – viene sottolineato – a dare copertura normativa alle restrizioni delle libertà personali previste per le festività: in particolare, per le deroghe alla mobilità tra regioni. Il premier starebbe valutando l’ipotesi che gli spostamenti possano avvenire non solo per i residenti, ma anche per i ricongiungimenti familiari. Sull’ampiezza delle deroghe – e quindi del numero delle persone in viaggio – sembrano confrontarsi la linea più dura di Boccia e Speranza e quella più soft del premier.
Altro punto importante, Giuseppe Conte vorrebbe dare un segnale positivo ampliando la percentuale di studenti in classe già dal 14 dicembre: dunque, non una vera e propria riapertura, ma un ridimensionamento della didattica a distanza.. L’ipotesi deve essere ancora sottoposta al vaglio del Comitato tecnico scientifico (Cts). Restano in sospeso anche le misure che impattano sul settore delle vacanze invernali. Pressoché sicuro il divieto di riaprire gli impianti sciistici, bisognerà decidere sulla proibizione di raggiungere le seconde case o gli hotel in montagna. Sulla chiusura di questi ultimi lo stesso Conte avrebbe detto che presenta problemi. Il coordinatore del Cts Agostino Miozzo osserva che i rischi, anche in montagna, sono legati «agli assembramenti negli impianti e negli alberghi». Secondo il presidente del Veneto Luca Zaia, che cita Boccia, «il premier sta lavorando perché tutti i Paesi confinanti chiudano le piste da sci, staremo a vedere». Il nuovo dpcm potrebbe inoltre fermare le crociere nelle festività natalizie, ma una decisione finale non è ancora stata presa. Insomma, per dirla sempre col coordinatore del Cts Miozzo, “arrivati a questo punto deve essere chiaro a tutti che anche le nostre più significative abitudini devono cambiare, oppure passeremo rapidamente da un’ondata all’altra. O facciamo così o verremo travolti da uno tsunami inarrestabile che non si limiterà al coronavirus, ma aumenterà il rischio di morire d’infarto o a causa di un incidente perché non ci saranno ambulanze, sale operatorie o terapie intensive disponibili». «Un Natale sobrio e tranquillo – prosegue – è l’unico modo perché sia davvero un Natale sereno. Io stesso sono abituato a pranzi con 20-30 persone a tavola, quest’anno non si può fare. Come non si potrà andare alla tradizionale Messa di Natale, non a mezzanotte … sono sicuro che il buon Dio ci perdonerà». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA