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L’Ue: «Voli a basso costo per favorire lo sviluppo», ma Sicilia è tagliata fuori

Di Andrea Lodato |

Catania. La legge 388 sulla continuità territoriale approvata nel 2000 faceva riferimento ai regolamenti del Consiglio (CEE) n. 2407/92, del 23 luglio 1992, sul rilascio delle licenze ai vettori aerei, sull’accesso dei vettori aerei della Comunità alle rotte intracomunitarie e sulle tariffe aeree per il trasporto di passeggeri e di merci. Regolamenti della vecchia comunità europea, che hanno avuto bisogno di alcune sostanziali revisioni, modifiche, adeguamenti e correzioni alla luce della nuova configurazione dell’Unione Europea, dei nuovi ingressi, delle nuove esigenze, dei cittadini e dei mercati.

Ma che cosa è cambiato a proposito di tariffe agevolate, di trasporti a costi sociali, di sostegno allo sviluppo delle aree più in difficoltà? L’aggiornamento dei regolamenti è datato 24 settembre 2008 e al punto 12 affronta un nodo strategico per il trasporto aereo: «È opportuno definire in modo chiaro ed inequivoco le condizioni in base alle quali possono essere imposti oneri di servizio pubblico, assicurando allo stesso tempo che alle relative procedure di gara partecipi un numero sufficiente di concorrenti. È opportuno che la Commissione sia in grado di ottenere tutte le informazioni necessarie per valutare le motivazioni economiche che giustifichino l’imposizione di oneri di servizio pubblico in ogni singolo caso».

Si parte da qui e nel nuovo regolamento l’Ue affronta ovviamente nel dettaglio tutti i punti legati agli oneri di servizio pubblico, su quali aree e perché ne avrebbero diritto, a quali condizioni, con quali controlli. Perché sulla questione più volte è stata anche sollevata l’obiezione sul rischio di inciampare negli aiuti di Stato, favorendo, in sostanza, alcune compagnie che dovessero ricevere sostegni pubblici per applicare tariffe agevolate. Ma che cosa ha stabilito nel 2008 l’Ue?

«Previa consultazione con gli altri Stati membri interessati – dice il regolamento – e dopo aver informato la Commissione, gli aeroporti interessati e i vettori aerei operanti sulla rotta, uno Stato membro può imporre oneri di servizio pubblico riguardo ai servizi aerei di linea effettuati tra un aeroporto comunitario e un aeroporto che serve una regione periferica o in via di sviluppo all’interno del suo territorio o una rotta a bassa densità di traffico verso un qualsiasi aeroporto nel suo territorio, qualora tale rotta sia considerata essenziale per lo sviluppo economico e sociale della regione servita dall’aeroporto stesso. Tale onere è imposto esclusivamente nella misura necessaria a garantire che su tale rotta siano prestati servizi aerei di linea minimi rispondenti a determinati criteri di continuità, regolarità, tariffazione o capacità minima, cui i vettori aerei non si atterrebbero se tenessero conto unicamente del loro interesse commerciale».

Ecco il primo punto. Si è detto: la norma è applicabile per gli scali aerei minori, non per i due leader, perché la Sicilia gode di una copertura dei trasporti più ampia e variegata. Ovviamente non è così. Basti pensare alla qualità, ai tempi, alla assoluta inadeguatezza del servizio ferroviario, per cominciare. E il trasporto su strade? E’ la stessa Europa e ricordarci frequentemente che siamo rimasti indietro, che la suggestione dei corridoi che colleghino il Nord Europa al Mediterraneo è lettera morta in alcune aree. E la Sicilia in questo brilla, con autostrade che sono eterni cantieri, ponti crollati e mai ricostruiti, appalti assegnati e lavori mai partiti. Potremmo continuare. La Sicilia è area disagiata, il trasporto aereo è l’unica chance di sviluppo, è un salva vita per chi ha bisogno di cure sanitarie e deve raggiungere centri clinici di eccellenza. L’aereo è lo scuola bus dei nostri ragazzi che vanno a studiare nelle università di mezza Italia e mezza Europa per non restare bloccati e senza prospettive nell’Isola dei Neet. L’aereo è il taxi di docenti che sono stati sbatacchiati da Canicattì a Rovereto per potere lavorare e guadagnano 1.200 euro e pagano biglietti aerei insopportabili per potere tornare a casa e riabbracciare genitori, mariti, persino figlioletti.

Va bene, si dirà, siamo rientrati nel piagnisteo. Che altro ha detto l’Europa nel 2008? Dice «che nel valutare la necessità e l’adeguatezza di un onere di servizio pubblico previsto lo Stato membro tiene conto o gli Stati membri tengono conto: a) dell’equilibrio tra l’onere previsto e le esigenze in materia di sviluppo economico della regione interessata; b) della possibilità di ricorrere ad altre modalità di trasporto e dell’idoneità di queste ultime a soddisfare il concreto fabbisogno di trasporto, in particolare nel caso in cui i servizi ferroviari esistenti servano la rotta prevista con un tempo di percorrenza inferiore a tre ore e con frequenze sufficienti, coincidenze e orari adeguati; c) delle tariffe aeree e delle condizioni proposte agli utenti; d) dell’effetto combinato di tutti i vettori aerei che operano o intendono operare sulla rotta di cui trattasi».

Insomma gli elementi ci sono tutti per far pensare che tutta la Sicilia, isole minori comprese, abbia bisogno di un sostegno per uscire da questa trappola del trasporto aereo che, di fatto, per quanto riguarda l’Italia interessa soltanto noi, la Sardegna, ovviamente, che ha le sue facilitazioni, e la Calabria, che resta ancora lontana dal resto del sistema dei trasporti nazionali.

E’ chiaro che chi ci racconta che applicare la continuità territoriale a uno scalo come Comiso per aiutare i siciliani a volare a costi contenuti, o è in perfetta malafede o ignora i tempi, e i rischi, che servono e si corrono per raggiungere quello scalo da Catania, da Gela, da Agrigento. Forse persino da Ragusa, perché qui in termini di arretratezza e occasioni perdute non ci facciamo mancare nulla.

la “388” all’Uee i finanziamenti

Nella legge “388” approvata nel 2000 per garantire la continuità territoriale alla Sicilia, c’era ovviamente anche la comunicazione ufficiale del provvedimento trasmessa all’Europa. Dice la legge: «Ai sensi delle disposizioni vigenti, la decisione di imporre gli oneri di servizio pubblico relativi ai servizi aerei sulle rotte tra gli scali siciliani e nazionali è comunicata all’Unione europea». E segue, poi, il capitolo dei finanziamenti al piano: « Per le compensazioni degli oneri di servizio pubblico accettati dai vettori conseguentemente all’esito della gara di appalto di cui al comma 4, sono stanziate lire 50 miliardi per l’anno 2001 e lire 100 miliardi a decorrere dall’anno 2002. L’entità del cofinanziamento regionale alle agevolazioni di cui al presente articolo non potrà essere inferiore al 50 per cento del contributo statale».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA