Trapani
Foca monaca, un brand per l’arcipelago delle Egadi
Sull’isola di Marettimo, il ristrutturato castello che sorge a punta Troia, ospita un punto di osservazione di studio della foca monaca, scomparsa dalle isole Egadi alla fine degli anni 70, cacciata dai pescatori e riapparsa inaspettatamente qualche anno fa, quando ormai la specie sembrava in via di estinzione nel Mediterraneo. Ma questa volta con grande sorpresa la foca monaca si è fatto rivedere nell’isola più popolata delle Egadi, a Favignana. Lo ha rilevato un monitoraggio che l’Istituto superiore per la Ricerca applicata al mare, in collaborazione con l’Area marina protetta, porta avanti da sette anni alla ricerca di tracce che possano testimoniare la presenza e la durata della frequentazione di esemplari di foca monaca (“monachus monachu”) nell’arcipelago. E la specie deve aver trovato un habitat favorevole nelle Egadi se per il terzo anno consecutivo è stata fotografata dalle foto-trappole che sono state dislocate nelle grotte e negli anfratti dove è più probabile che possa aver trovato riparo nel periodo invernale e non certo d’estate quando le isole sono affollate da barche a vela e motore.
L’esemplare di foca monaca fotografato a Favignana è stato definita dai tecnici «un risultato di eccezionale significato scientifico e conservazionistico che conferma ancora una volta la presenza nell’Area marina protetta della specie più rara e minacciata a livello comunitario, dichiarata estinta in Italia: eclatante il fatto che la presenza sia fotograficamente documentata, in tre anni consecutivi in due delle tre isole dell’arcipelago».
La campagna di avvistamenti dell’Ispra era stata avviata nel 2011 in alcune grotte sommerse e semi-sommerse a Marettimo, e nel 2015 estesa ad alcune grotte di Favignana e Levanzo. Dal monitoraggio è emerso che i due esemplari hanno utilizzato zone silenziose e nascoste, di cui soprattutto Marettimo è ricca, come siti di riposo per tre anni consecutivi dal 2016 ad oggi. «Gli individui fotografati sono presumibilmente femmine adulte, vista la taglia, la colorazione del pelame e la cospicua presenza di cicatrici sul corpo – dicono i biologi dell’Ispra -. Ciò fa sperare bene poiché, sebbene non vi siano prove di attività riproduttive nell’arcipelago, le cicatrici sul corpo sono indicative di tentativi di accoppiamento ed è verosimile che gli esemplari osservati abbiano interagito negli ultimi anni con altri esemplari maschi incontrati in un areale più ampio frequentato dalla specie». Alessandro Bratti, direttore generale Ispra sottolinea che «considerato il grado di minaccia della specie e la posizione geografica al centro del Mediterraneo, i risultati evidenziano l’importanza che l’Italia contribuisca in modo sempre più efficace alla sua protezione, con la messa in atto di una strategia di monitoraggio e di conservazione ad ampia scala, protratta nel tempo e condotta in collaborazione con tutte le istituzioni preposte».
L’Area marina protetta in questi anni ha prodotto risultati notevoli e dimostrato come una politica attenta sul mare abbia giovato all’ecosistema. Oggi i subacquei che si immergono nelle acque delle Egadi ritrovano con piacevole sorpresa una quantità di pesce che da tempo non vedevano più: saraghi, razze, occhiate, cernie, aragoste, ma anche specie prima sconosciute come pesci pappagallo, barracuda e vermocani. Il sistema di autorizzazioni per l’attracco delle barche, per le attività marine e di pesca, insieme al dialogo avviato con i pescatori professionisti, così come i dissuasori antistrascico posizionati in alcune zone, hanno fatto sì che la vasta riserva tornasse a rivivere. Con qualche lagnanza dei diportisti non residenti che hanno visto diminuire le zone di frequentazione (le zone A sono totalmente interdette, le B con tante limitazioni), ma per buona pace del mare e dei suoi abitanti.
«Questi straordinari risultati – dichiara il direttore, Stefano Donati – confermano l’importanza della scelta strategica delle Egadi come sede della più grande riserva marina del Mediterraneo, contenitore di habitat prioritari e specie protette in eccezionale stato di conservazione. La scelta della tutela e della sostenibilità dello sviluppo è premiante e oggi la foca monaca è diventata il brand dell’arcipelago». Donati, romano innamorato delle Egadi, per motivi di famiglia, e dopo otto anni di intensa attività, è pronto a lasciare le isole. «È stata una decisione lacerante – scrive nella lettera di commiato – sono stati anni entusiasmanti sul fronte dei risultati». E, tra gli altri, elenca: «Campi boe, lotta allo strascico illegale e l’apertura del centro per le tartarughe a Favignana». Le nuove sfide per lui saranno la direzione del parco nazionale del Vesuvio e un incarico al ministero dell’Ambiente, ma l’Area protetta non dovrà retrocedere.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA