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Medici militari negli ospedali, rischio corsie vuote anche in Sicilia

Di Redazione |

Palermo – Un sistema a quanto pare giunto al collasso. Negli ospedali italiani mancano medici specializzati e si cercano soluzioni che come nel caso del Molise, sollevano polveroni di polemiche. L’idea di impiegare i medici militari nelle corsie degli ospedali civili a più di uno fa storcere il naso. I sindacati di categoria, compresi quelli siciliani, hanno più volte lanciato il grido d’allarme; i provvedimenti tampone come quelli di richiamare in servizio i pensionati o di far lavorare i neolaureati non convincono altrettanto, in quanto considerati “emergenziali” e non risolutivi. In Sicilia l’Anaao-Assomed Sicilia denuncia una carenza di almeno 2.000 medici, un numero che sarebbe destinato a crescere con altri medici che entro fine anno andranno in pensione. Poi anche il paradosso dei bandi indetti per ricoprire 60 posti nei pronto soccorso degli ospedali della Sicilia Occidentale e a cui hanno partecipato soltanto in 50.

La carenza sarebbe dovuta a vari fattori. Secondo un’indagine della Commissione europea e del Rapporto Eurispes-Enpam, in 10 mila, dal 2005 al 2015, sono andati via dall’Italia per lavorare all’estero, compresi almeno 1500 laureati che scelgono di “espatriare” anche per completare la formazione con la specializzazione. Un danno enorme se si tiene conto – come haindicato il sindacato di categoria Anaao Assomed – che tra pensioni maturate con la Legge Fornero e l’applicazione di Quota100, il Servizio sanitario nazionale perderà 70 mila camici bianchi, fino al 2023, sugli attuali 110 mila. Secondo le stime,tra soli sei anni, nel 2025, curarsi in ospedale sarà ancora più difficile, mancheranno infatti all’appello 16.500 specialisti. Non solo: il danno provocato dalla fuga all’estero è anche economico, perché la formazione costa allo Stato italiano 150 mila euro per ogni singolo medico.

Gli echi del Molise, dove il ricorso ai medici militari è stato proposto per evitare la chiusura dei reparti di ortopedia e traumatologia dei nosocomi di Isernia e Termoli, sono arrivati fino in Sicilia. Per il presidente della Regione Nello Musumeci quella di impiegare i medici militari dovrebbe essere una “soluzione da estrema ratio. «Vorremmo che i medici in divisa potessero continuare a fare il proprio lavoro». «In Sicilia – aggiunge il governatore – abbiamo fatto un bando per 1.800 operatori, abbiamo proceduto con le stabilizzazioni, stiamo lavorando perché i camici bianchi possano aumentare e possano dare risposte».

Per l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza «Serve un intervento shock da parte del parlamento nazionale per porre un serio rimedio alla crisi legata alla carenza dei medici specializzati in Italia e ritengo che la finestra relativa alla conversione del decreto Calabria, con il passaggio in Senato, possa essere utilizzata proprio per introdurre misure emergenziali ed arginare così una condizione che, col passare del tempo, rischia di diventare sempre più critica». Razza fornisce altri dati relativi all’impiego dei camici bianchi nell’Isola citando l’ultima Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana che contava 500 posti messi a bando con circa l’80 per cento che è stato coperto. «Senza queste nuove energie – ha osservato – il danno sarebbe stato maggiore». L’assessore alla Salute ha comunicato inoltre di aver firmato proprio ieri la direttiva che avvia i concorsi di bacino per infermieri e operatori socio-sanitari per circa 1.700 posizioni. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA