Cronaca
Catania, la Regione lancia un salvagente: all’orizzonte 60 milioni per pagare i salari
CATANIA – La Regione, su disposizione del presidente Nello Musumeci, ha disposto una accelerazione dell’iter per venire incontro alle gravi esigenze di cassa di Catania. Sabato il governatore ha incontrato il Ragioniere generale, mentre oggi si vedrà con l’assessore regionale al Bilancio, Gaetano Armao. A Catania la Regione potrebbe arrivare a versare in due tranche all’incirca 60 milioni di trasferimenti previsti per il 2019. E per questo motivo sembra che il presidente chiederà all’Ars una corsia d’urgenza per sbloccare i fondi entro la fine di questa settimana e permettere all’amministrazione Pogliese di pagare gli stipendi.
E’ comunque una corsa contro il tempo che la Regione ha deciso di effettuare visto e considerata la lentezza burocratica del governo nazionale che sembra aver dimenticato l’allarme sociale sul quale insistono da settimane il sindaco Pogliese e il vicesindaco Bonaccorsi affinché il peso del dissesto e degli errori della politica non cada sui dipendenti e sui cittadini. «La Regione – ha spiegato Musumeci – non è un bancomat. Lo è stata purtroppo per 70 anni e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Col sindaco Pogliese ci siamo già incontrati per trovare una soluzione, quella compatibile con le procedure e le norme vigenti. Ho detto al sindaco che esamineremo tutte le possibili strade. Per questo ho già incontrato nelle scorse ore il Ragioniere e oggi (lunedì, ndr) ci sarà un vertice con l’assessore alle Finanze, la Ragioneria e l’assessore agli Enti locali per trovare una soluzione perché mi rendo conto che la situazione del Comune di Catania è assolutamente drammatica. Credo sempre più che a questo punto Roma debba procedere prestissimo a una riforma della finanza locale. Ormai le Province sono al Collasso, i Comuni pure e bisogna cercare di capire come risolvere il problema». «Il sindaco – ha aggiunto il governatore – ci ha prospettato sessanta milioni spalmati nel corso di un semestre. Sono anticipazioni e noi pensiamo di avere la disponibilità di cassa ma dobbiamo prima verificare. Deve comunque essere chiaro che la volontà politica in questa vicenda non manca, ma dobbiamo capire se la volontà politica sia compatibile con gli strumenti di legge».
Musumeci ha infine fatto un inciso sulle responsabilità e ha concluso: «Non vorrei che in tutta questa vicenda, in cui ancora non si conoscono i responsabili, ci debbano andare di mezzo i dipendenti pubblici».
Anche il sottosegretario all’Interno, Stefano Candiani, ieri a Catania per l’esercitazione sanitaria al Policlinico, è tornato sul nodo dissesto: «E’ chiaro che in questa vicenda ci sono delle storture nella gestione amministrativa che hanno radici profonde nel tempo. Quello che adesso mi preme è garantire ai catanesi che queste storture non si possano più ripresentare. Questa – ha aggiunto – è una città che non merita di ritrovarsi in difficoltà. Ora non possiamo intervenire rompendo il salvadanaio, ma supporteremo tutto il tessuto produttivo e l’amministrazione». Candiani, poi, ha aperto alla proposta di Pogliese e Bonaccorsi di inserire in bolletta anche le tasse locali: «Devo dire che questa può essere una soluzione. Ce ne sono anche altre e su tutte stiamo lavorando».
Intanto in vista del Consiglio straordinario di martedì sul disastro delle casse interviene con una nota il capogruppo di Fi, Santi Bosco, che ha attaccato il consigliere ed ex sindaco Enzo Bianco: «Il collega Bianco quando rilascia interviste sembra quasi che negli ultimi 5 anni non sia stato a Catania. Sorvola allegramente sulla sua ultima esperienza amministrativa, finita con la bocciatura degli elettori e dei magistrati contabili e si riaggancia invece, beffardamente, al 1999, ovvero al millennio scorso, quando le perdite delle Partecipate si coprivano con i mutui. A differenza di quanto sostiene il consigliere Bianco, in realtà, il vero “vulnus” per la città – prosegue Bosco – è stato l’atteggiamento tenuto dalla sua amministrazione sia nei rapporti con la Corte dei conti sia con qualunque voce critica che si levava per denunziare quanto stava accadendo. Il sentirsi, l’ex sindaco e le persone di sua fiducia, al di sopra della legge, ha fatto ritenere agli stessi che non era necessario adempiere alla Corte dei conti perché poi si sarebbe trovata la soluzione con un provvedimento legislativo ad hoc. In realtà per evitare il dissesto, ammesso che questo, vista la condizione di grave squilibrio, fosse possibile, sarebbe bastato approvare nei termini giusti la prima rimodulazione del piano entro il 30 maggio 2017, anziché in ritardo di due giorni, e poi approvare nel febbraio 2018 l’ulteriore rimodulazione in vent’anni che il Consiglio non ha mai preso in esame. Non averlo fatto, colpevolmente, come di fatto dice la Corte, ha precluso anche le ultime speranze. E così, l’ex sindaco, non si fa scrupolo di derubricare a semplici “criticità” l’alterazione dei dati rilevanti per la verifica del raggiungimento degli obiettivi del patto di stabilità. Invece di attardarsi, forse un po’ grottescamente, a rivendicare che al tempo delle sue gestione gli stipendi venissero pagati puntualmente, ammetta il peso della sua gravissima responsabilità per avere lasciato un fondo cassa con un peggioramento di 61 milioni rispetto al suo insediamento. Tuttavia, su questo e su altro – conclude Bosco – speriamo di poterci confrontare pubblicamente con Bianco, nella seduta del Consiglio di martedì».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA