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Morto Mario Marenco, indimenticabile umorista della tv di Renzo Arbore
Roma – E’ morto l’attore e umorista Mario Marenco, indimenticabile protagonista della tv di Renzo Arbore, che dà all’Ansa la notizia della scomparsa. Nato a Foggia nel 1933, aveva 85 anni, era ricoverato da qualche tempo al Policlinico Gemelli di Roma per complicazioni legate al suo stato di salute.
Volto di personaggi come il colonnello Buttiglione, la Sgarambona, l’astronauta spagnolo Raimundo Navarro, il dottor Anemo Carlone, il professor Aristogitone, Verzo, Ida Lo Nigro, il poeta Marius Marenco, l’attore è stato legato da un lungo sodalizio con Arbore e Gianni Boncompagni.
Dopo il debutto in tv con Cochi e Renato e Enzo Jannacci nel programma Il buono e il cattivo, raggiunse il successo nel 1970 con in radio con Alto gradimento. Fu l’inviato Mr Ramengo dell’Altra domenica, protagonista di programmi come Odeon, Sotto le stellee soprattutto Indietro tutta dove interpretava il personaggio di Riccardino. E’ stato anche attore per il cinema (Il Colonnello Buttiglione diventa generale, Von Buttiglione Sturmtruppenführer, Il pap’occhio, I carabbinieri, Vigili e vigilesse, Sing – Il sogno di Brooklyn) e autore di libri umoristici editi da Rizzoli.
Mario Marenco «è il migliore umorista che abbia mai conosciuto, un intellettuale finissimo, un personaggio che svettava per la sua originalità e per la straordinaria indipendenza». Renzo Arbore ricorda così il suo “amico storico”, compagno di scorribande in radio e in tv. «Sono molto colpito – confessa, la voce incrinata dall’emozione – anche perché avevamo una sorta di accordo tacito: fra noi non c’è mai stato un momento di crisi, una parola fuori posto».
A legarli, innanzi tutto, le origini: «Era nato a Foggia come me – ricorda Arbore in una conversazione con l’ANSA – e poi aveva studiato a Napoli. Abbiamo iniziato giovanissimi a fare la radio, esperienza che è andata avanti per quindici anni, poi abbiamo condiviso due film e diversi programmi tv, dall’Altra domenica a Indietro tutta. Una stagione importantissima della mia vita, con Gianni Boncompagni (morto nel 2017, ndr) e Giorgio Bracardi». Marenco «era ineguagliabile – continua Arbore – perché non era assimilabile ad alcuna scuola: la sua unica scuola era l’originalità a tutti i costi, con cui creava i suoi personaggi o inventava tic assolutamente ‘fuori dall’ordinanzà, dando prova di un umorismo vario, curiosissimo, surreale, praticamente unico». La sua cifra erano «l’educazione silenziosa e la modestia: non si vantava, non era innamorato della popolarità come spesso accade ai personaggi dello spettacolo, non subiva il fascino del successo, pur avendo numerose occasioni nella vita. Fellini, per esempio, lo corteggiò a lungo: capiva che aveva davanti un talento assolutamente straordinario, era affascinato dalla sua voce e dalla sua personalità, ma poi si arrese davanti alla sua imprevedibilità non domabile». Marenco, sottolinea ancora Renzo Arbore, «è stato un inventore pazzo e straordinario», anche nel suo «lavoro di designer e architetto. Mi piace ricordare il divano Marenco, fatto di soli cuscini, che creò negli anni ’70, imitatissimo e per anni modello più venduto in Italia».