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Sanità, paura del Nord pigliatutto. Razza: «Stop a Patto per la Salute»

Di Mario Barresi |

CATANIA – «Il ministro Grillo deve bloccare la firma del Patto della Salute da parte delle Regioni, almeno finché non si conoscerà bene il contenuto, in materia di sanità dell’intesa fra il governo e Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sull’autonomia differenziata, che rischia di creare un Nord ancor più “pigliatutto” su risorse pubbliche e migliori professionalità sanitarie». Sarà questo – parola più, parola meno – l’appello che oggi l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, lancerà al governo e ai vertici accademici e istituzionali della sanità siciliana.

E la richiesta, che poi sarà formalizzata con una nota istituzionale, arriverà in un contesto molto congeniale: un focus su “Sanità, i servizi sanitari alla prova del regionalismo differenziato” in programma per l’intera giornata all’Università di Catania, con in mattinata, a Palazzo centrale, un seminario con l’ex ministro Renato Balduzzi, nel pomeriggio incontro sul diritto alla salute alla Scuola Superiore.

Sos dell’assessore Razza

Il punto di partenza è quella che è stata definita la “secessione dei ricchi”. «Sull’attuazione del regionalismo differenziato, c’è un tema – ricorda Razza – non più eludibile, legato alle richieste di alcune Regioni in materia di autonomia sanitaria». Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, in sostanza, «chiedono di potersi gestire una “filiera” che va dalle specializzazioni alle eccellenze sanitarie, passando per le assunzioni». Giusto per fare un esempio, l’Emilia ha fra i propri desiderata, «oltre all’autonomia totale nella gestione dei finanziamenti al Ssr e della rete ospedaliera, anche la gestione di un fondo integrativo per la sanità».

Non ci sarebbe nulla di male, se fosse semplicemente una competizione alla pari. Ma oggi non è così, perché – alla vigilia del Patto per la Salute, con reciproci impegni per governo nazionale e Regioni, da firmare entro il 31 marzo secondo quanto stabilito nella Finanziaria – c’è il rischio di un ulteriore salto nel buio per la sanità siciliana. Non tanto e non solo per le possibili concessioni al super regionalismo del Nord, quanto per le zavorre che restano a penalizzare gli sforzi della Sicilia e per l’aumento della distanza fra Padania e Mezzogiorno. «A oggi, per parlare di cose concrete, non abbiamo alcuna notizia – argomenta l’assessore regionale – sul tetto di spesa per il personale, che è ancorato alla dotazione di quindici anni fa, quella del 2004, ridotta di una quota fissa dell’1,4%. Un blocco che sta paralizzando Regioni come la nostra, che, anche trovando le risorse non potrebbe superare un tetto di spesa ormai anacronistico, che non ci consente di dare una risposta in termini di qualità dei servizi ai cittadini oltre che di occupazione nel comparto».

E cosa c’entra questo con la partita del regionalismo differenziato? «Se noi continuassimo ad avere il “tappo” sul personale e l’Emilia ottenesse la possibilità di disciplinare autonomamente le assunzioni senza vincoli, l’effetto sarebbe di un automatico drenaggio delle migliori professionalità del Sud e della Sicilia in particolare». Da qui la riflessione: «Bisogna rimandare il Patto per la Salute, prevedendo la firma in un momento successivo alla definizione delle intese fra il governo e le tre Regioni». In ogni caso, rileva Razza, la Sicilia potrebbe sempre far valere una clausola di maggior favore (prevista dall’articolo 3 della legge 10/2001), secondo la quale «se a una Regione a statuto ordinario viene concessa l’autonomia su una materia prevista nelle Regioni a statuto speciale, queste ultime – sintetizza il rappresentante del governo di Nello Musumeci – possono chiedere, nelle more dell’attuazione, una modifica statutaria in cui lo Stato conceda il medesimo beneficio».

L’assessore regionale è certo che non sarà una navigazione in solitaria. «Ordini professionali e sindacati in maniera unitaria mi hanno espresso una posizione di grande allerta, perché in Sicilia si avverte il diffuso timore di una rottura dell’unità nazionale, oltre che il rischio di rendere il nostro sistema sanitario regionale, che si sta riprendendo, ancora più penalizzato».

Oggi il focus all’Università

Oggi alle 11, nell’aula magna del Palazzo centrale dell’Università, si è parlato dell’organizzazione dei servizi sanitari regionali alla prova del regionalismo differenziato, nel corso dell’incontro di presentazione della rivista “Corti Supreme e Salute”.Al convegno – aperto dai saluti del prorettore Giancarlo Magnano San Lio – è intervenuto il prof. Renato Balduzzi, ordinario di Diritto costituzionale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, già ministro della Salute e componente del Csm. A seguire, moderati da Agatino Cariola (docente di Diritto costituzionale dell’ateneo di Catania), gli interventi del presidente della facoltà di Medicina di Catania Giuseppe Sessa, dell’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, del presidente dell’Ordine dei Medici di Catania Diego Piazza, del direttore generale dell’Asp Catania, Maurizio Letterio Lanza, Emilio Castorina (docente di Diritto costituzionale a Catania) e del dott. Andrea Patanè, membro della redazione della rivista “Corti Supreme e Salute”, diretta dallo stesso ex ministro.

Nel pomeriggio, dalle 18, Balduzzi e Cariola terranno un seminario alla Scuola Superiore di Catania (Villa San Saverio) su “Il diritto alla salute nei quarant’anni di Servizio sanitario nazionale”. Introdurrà Lina Scalisi, coordinatrice della Classe delle Scienze Umanistiche e Sociali.

Twitter: @MarioBarresi

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