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Sant’Agata, consegna dell’anello in segno di “sposalizio con la Città”

Di Antonino Blandini |

Catania – L’ultima domenica di gennaio i festeggiamenti agatini registrano significativi eventi: soci agatini, Amici del Rosario, capo fercolo, responsabili e collaboratori della festa di Sant’Agata, in Cattedrale, hanno rinnovato le promesse battesimali nelle mani dell’arcivescovo mons. Salvatore Gristina, che ha presieduto la concelebrazione della Messa con gli assistenti spirituali dei sodalizi agatini.

Nel tardo pomeriggio i soci del Circolo cittadino Sant’Agata hanno scortato il Velo della Protomartire concittadina dalla Collegiata, lungo via Etnea e fino al Duomo, con la partecipazione del clero e delle autorità. La reliquia è stata esposta nel santuario S. Agata al Carcere, in cui la Patrona, straziata dai duri tormenti, rese l’anima a Dio tra la commossa ammirazione dei compagni di pena, e dei fratelli e delle sorelle di fede presenti nella buia prigione del pretorio.

Di sera, nel medesimo santuario, alla conclusione della concelebrazione eucaristica, preparata con tanta cura dal rettore sac. prof. Carmelo Asero, vicario giudiziale aggiunto, promotore di giustizia e difensore del vincolo al Tribunale ecclesiastico diocesano e “Croce pro piis meritis melitensi”, coadiuvato dall’avv. cav. di Malta Piersanti Serrano e presieduta dall’arcivescovo mons. Salvatore Gristina con l’assistenza liturgica del cerimoniere arcivescovile sac. Pasquale Munzone e di due diaconi permanenti, si è rinnovato il simbolico rito, risalente al 1522 ed ideato dal nobile concittadino don Alvaro Paternò – già patrizio (sindaco) di Catania, senatore romano e autore del cerimoniale rinascimentale della festa – della riconsegna all’arcivescovo dell’“anello agatino”. In servizio d’onore, in presbiterio, due carabinieri in alta uniforme.

L’evento ha dato il via alle celebrazioni liturgiche patronali e si è svolto con la partecipazione del sindaco avv. Enzo Bianco, degli assessori comunali e delle autorità civili e militari, del parroco della Cattedrale e amministratore parrocchiale della Collegiata, mons. Barbaro Scionti, del segretario arcivescovile e rettore della Chiesa della Badia “Sant’Agata”, sac. Massimiliano Parisi, dei cavalieri e delle dame del Sovrano Militare Ordine di Malta con il delegato gran priorale cav. gr.cr. avv. Ferdinando Testoni Blasco e dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme con il luogotenente d’onore cav. Giovanni Russo e il preside Sergio Sportelli, del comitato della festa presieduto dal dr Francesco Marano e dei presidenti delle Associazioni agatine.

Particolarmente commosso il comm. Luigi Maina, presidente onorario del comitato e cerimoniere onorario del Comune, perché l’originale anello episcopale, ricavato da un cammeo, preziosa gemma incisa a rilievo e lavorata a mano su pietra “Agata”, apparteneva a sua madre ed è stato donato da lui insieme alla sua famiglia. L’anello reca impressa la classica e tradizionale raffigurazione del semibusto reliquiario della celeste protettrice di Catania.

Il sindaco, a nome della città metropolitana, ha avuto ancora una volta l’onore di consegnare al metropolita l’anello che mons. Gristina, che riveste anche l’alto ufficio di presidente della Conferenza episcopale siciliana, porterà al dito fino al 12 febbraio, come segno visibile di “sposalizio con la città, attraverso il primo cittadino”.

Successivamente, in piazza dei Martiri, le associazioni agatine, assieme ai vigili del fuoco che hanno deposto con un’autoscala una corona di fiori ai piedi della Statua di S. Agata, hanno reso omaggio alla Santa Patrona alla base della storica stele votiva, eretta dal civico senato nel febbraio del 1744, a perpetua e grata memoria della scampata epidemia messinese di peste.

Alla festosa cerimonia hanno partecipato con le rispettive associazioni e bande musicali le candelore del vescovo Mons. Salvatore Ventimiglia e del Circolo cittadino Sant’Agata, che hanno allietato il cuore della Civita, dove la tradizione vuole che sia nata S. Agata, mentre il cielo della nera scogliera dell’Armisi veniva illuminato da multicolori fuochi d’artificio.

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