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Caro carburanti in Sicilia: che fine hanno fatto le promesse di Salvini e Musumeci?

Di Redazione |

CATANIA – Scoprire che fare un pieno di carburante in Sicilia può costare più che nel resto d’Italia fa davvero male. Ha il sapore della beffa. Ma l’autorevole indagine di Altroconsumo non lascia spazio a dubbi. L’associazione utilizzando i dati dell’osservatorio prezzi Carburanti del Mise, ha analizzato i prezzi della benzina praticati da 1.100 distributori in 6 città italiane. E Palermo e Cagliari, due città vicine a importanti raffinerie e che quindi dovrebbero beneficiare di un accesso ai rifornimenti più rapido e, almeno in teoria, avere prezzi più bassi, sono quelle più care.

Come al solito, gran parte della colpa è delle accise, ovvero delle tasse. Ma c’è anche la motivazione della scarsa concorrenza nella rete dei distributori, cioè sono pochi e non fanno prezzi «aggressivi». Ci sembra la stessa storia per cui paghiamo di più l’energia elettrica non avendo noi i bacini idroelettrici che ha il Settentrione, tra l’altro più vicino alle centrali nucleari francesi. 

Quindi paghiamo di più l’energia elettrica e paghiamo di più anche la benzina, sebbene teoricamente il Mezzogiorno arrestrato dovrebbe beneficiare di politiche diverse in grado di rilanciare economia e consumi. Macché. Sembra che proprio che i siciliani siano buoni solo durante le campagne elettorali. Ne abbiamo sentite di promesse, ma poi arrivano i numeri, incontrovertibili, che ti didocno che in Sicilia un pieno costa di più e ti arrabbi.

Non è questione del «quantum» perché in fondo si tratta di qualche centesimo, ma di principio e di logica. In Sicilia raffiniamo il 50% della benzina assorbita dal mercato italiano e in più un 6% destinato, non sappiamo perché, al mercato tedesco. Teoricamente dovremmo pagarla di meno perché l’incidenza del trasporto è trascurabile avendo in casa le raffinerie (di Siracusa, Gela e Milazzo), invece finisce che per i siciliani è più cara perché abbiamo meno distributori in concorrenza tra loro. E questo senza contare l’appestamento dell’ambiente, i casi di tumori, le malformazioni dei neonati, i pesci morti e quant’altro. E’ vero che ci sono stati investimenti massicci per migliorare l’ambiente, ma i petrolieri dovrebbero indennizzarci quantomeno per il passato.

Non lo diciamo solo noi. E’ stata anche una battaglia politica. Ma alla fine ha sempre e solo avuto il sapore della promessa elettorale. Ricordate Salvini prima di diventare ministro? Faceva interi comizi sulla riduzione delle accise sui carburanti, con tanto di slide e tabelle alla Renzi. Ma anche da vicepremier lo ha promesso. L’ha detto nel 2018. Il governo intende tagliare “entro l’anno” le accise sui carburanti che risalgono a 60-70 e anche 80 anni fa», affermò. E’ successo? No. Ma lui continua a ripeterlo. «Non siamo ancora riusciti a metterci mano, ma sono un testone e mi ricordo: nei prossimi mesi metteremo mano alle accise sulla benzina», disse ad aprile scorso a Biella. Nel frattempo il governo ha varato diversi decreti, ma di taglio delle accise nemmeno l’ombra. Speriamo che si ricordi ancora.

Ma Salvini non è stata l’unico a usare questo tasto in tempi recenti. Ricordiamo quando Musumeci parlò della sua idea di defiscalizzare i carburanti in Sicilia. Era aprile del 2018, stava partecipando a un incontro degli industriali. La sua non era una promessa elettorale. «Non devo rincorrere il consenso acquisito, sono nell’ultima stagione politica della mia vita», disse. Ma garantì anche che «superata la stagione del bilancio, affronteremo i temi che mi sollecitate». Perché «molte delle mie riforme corrispondono ad alcune delle vostre istanze». Ma a una sembrava tenere in particolare. «Il mio obiettivo sarebbe ottenere la defiscalizzazione dei prodotti petroliferi in Sicilia, un sogno per i nostri cittadini che hanno pagato a caro prezzo un sistema sbagliato. Nell’Isola si raffinano tonnellate di petrolio ad è giusto che i cittadini debbano pagare meno il costo della benzina». 

Musumeci assicurava di aver già aperto un tavolo romano. «Ho posto al presidente Boccia un obiettivo prioritario, più per il valore morale che per la ricaduta economica: i siciliani devono pagare la benzina meno di quanto si paga in Val d’Aosta o Friuli». La risposta? «Attenta disponibilità», sul punto specifico.

Il paradosso è che oggi Altroconsumo ci dice che siamo la regione dove un pieno costa di più.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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