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«Io violentata da quel bruto, ho reagito così all’abbandono»

Di Serafina Strano |

L’Italia, Paese dai diritti sanciti e poco rispettati. Viviamo in una società sopraffatta dalla violenza, violenza che possiamo identificare ormai in una vera e propria malattia sociale, una vera e propria sindrome. Ci si sta quasi abituando, è quasi normale: violenza contro le donne, violenza contro il personale sanitario, violenza contro i deboli, violenza, quasi sempre, contro i Soli.

Come le dottoresse, che da sole ogni notte, e anche oggi 1° maggio, lavorano in una guardia medica, al servizio di pazienti e di uno Stato che non garantisce e non tutela, che sancisce diritti, ma non li rispetta. E, drammaticamente, non li fa rispettare. Oggi è una giornata particolare, commemorativa di un lavoro che in Italia è diventato una chimera (o un’utopia, fate voi) svolto spesso in totale insicurezza, come è stato per me.

Ma è soprattutto la solitudine a pesare, tanto. È l’abbandono da parte dello Stato che rivittimizza, che schiaccia chi è stata già vittima, chi è stata già violentata, chi è donna ed è un medico. Proprio come lo sono io. C’è una cosa che mi ha particolarmente amareggiata in questi mesi, l’ho detto commentando la sentenza, e lo ripeto: mi ha amareggiata l’indifferenza dell’Ordine dei medici di Catania che non ha sentito il dovere, morale soprattutto, di costituirsi nel processo, come invece dichiarato, parte civile.

Una scelta che ho trovato sorprendente, perché, lo voglio chiarire, andava fatta non per me in quanto persona, non per me in quanto amica, ma per Serafina Strano in quanto medico. Con questa scelta quanto accaduto alla professionista, innanzitutto, oltre che alla donna, è stato ignorato, quasi non fosse successo nulla. Una posizione che mi ha sorpresa e che dimostra come il sistema sia ancora fortemente malato.

Ma è l’energia vitale dell’esistenza stessa, che il mio aggressore non mi ha tolto in quella terribile notte, che mi fa andare avanti, che mi dà forza e dignità nel condurre la battaglia per avere giustizia e aver riconosciuti i miei diritti. I miei diritti oltraggiati. Oltraggiati e calpestati come quelli di tantissime altre donne. Buon 1° maggio a tutte e tutti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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