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Strangolò il figlio con delle fascette, definitiva la condanna a 30 anni per Veronica Panarello

Di Redazione |

ROMA – È diventata definitiva la condanna a 30 anni reclusione per Veronica Panarello, imputata per l’omicidio del figlio Loris, di 8 anni, e per l’occultamento del cadavere del bambino.

La Cassazione ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla donna contro la sentenza della Corte d’assise d’appello di Catania che il 5 luglio del 2018 aveva confermato la condanna di primo grado emessa il 17 ottobre del 2016 dal Gup di Ragusa, Andrea Reale, a conclusione di un processo celebrato col rito abbreviato.

Il bambino fu strangolato con delle fascette di plastica il 29 novembre del 2014 nella casa di famiglia a Santa Croce Camerina, nel Ragusano. Il corpo fu poi ritrovato in un canalone. La donna disse di averlo portato a scuola, ma fu smentita dai video di telecamere di sorveglianza e cambiò poi più volte versione.

«Ce lo aspettavamo», è il commento del difensore della donna, l’avvocato Francesco Villardita. Sintetico anche il padre di Loris, Andrea Stival: «Finalmente è finita…», afferma. Mentre il suo legale, l’avvocato Daniele Scfrofani, osserva che “la Giustizia ha messo un punto definitivo su questa tragica e drammatica vicenda: è stata la madre a uccidere Loris».

Il ricorso davanti ai giudici della Suprema Corte verteva su dieci punti. Tra questi: l’elemento soggettivo del reato e la contraddizione della sentenza che parla di dolo d’impeto, ma anche di pianificazione con il sopralluogo di Veronica Panarello, l’assenza di movente e la capacità di intendere e volere dell’imputata.

Tesi contestata dal Pg della Cassazione, Roberta Barberini, che ha sottolineato «l’assenza di nesso tra i tratti istrionici e narcisistici della personalità di Veronica Panarello e il delitto del quale è accusata».

Sulla mancata individuazione del movente, il Pg ha ricordato che «non è necessario per stabilire la colpevolezza». E «la chiamata in correità del suocero è stato l’ennesimo tentativo si manipolazione messo in campo dalla donna», ha rilevato il Pg riferendosi alla calunnia ai danni di Andrea Stival, nonno del piccolo Loris.

Davide e Andrea Stival durante un’udienza del processo in corte d’assise d’appello a Catania  (2018)

Proprio per l’accusa al suocero Veronica Panarello il prossimo 26 novembre dovrà comparire in aula, davanti al Tribunale di Ragusa, al processo per calunnia nei confronti dell’anziano, che ha accusato di essere l’autore materiale del delitto: avrebbe ucciso il nipote, è la sua ultima ricostruzione, perché Loris voleva rivelare al padre di una presunta relazione tra il nonno e la madre.

Il 24 gennaio prossimo, davanti al Tribunale monocratico di Catania, comincerà invece il processo per le minacce di morte che la donna ha rivolto al suocero a conclusione della lettura della sentenza della Corte d’assise d’appello di Catania: «Sei contento? Sai cosa ti dico – gli urlò contro – Prega Dio che ti trovo morto perchè altrimenti ti ammazzo con le mie mani quando esco…». 

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