Catania
Giornalista uccisa a Malta, mandante coinvolto in un’inchiesta a Catania
Svolta cruciale nelle indagini sull’omicidio della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, compiuto il 16 ottobre del 2017 imbottendo la sua auto di tritolo.
Polizia maltese e agenti dell’Interpol hanno arrestato Yorgen Fenech, che compirà dopodomani 38 anni, uomo d’affari tra i più ricchi di Malta, proprietario di Tumas Group, azionista e dirigente della società Electrogas, che nel 2013 aveva ottenuto un contratto multimilionario dal governo per costruire una nuova centrale elettrica a gas sull’isola. ma anche padrone della società “17 Black” con sede a Dubai, finita nel mirino della giornalista uccisa che aveva disvelato con i suoi articoli, pochi mesi prima del suo omicidio, il presunto coinvolgimento di Fenech in un giro di tangenti, a beneficio di alcuni esponenti del governo di La Valletta ed in particolare del ministro del Turismo (e già ministro dell’Energia), Konrad Mizzi, e del capo di gabinetto del premier, Keith Schembri.
L’uomo d’affari è stato fermato sul suo yacht poco dopo essere salpato da Portomaso e, secondo gli inquirenti, stava cercando di fuggire dall’isola diretto verso l’Italia.
L’arresto di Fenech si è concretizzato meno di 24 ore dopo l’aver ottenuto la promessa dell’impunità fatta dal premier maltese Joseph Muscat, una sorta di “grazia condizionata” legata all’effettiva conferma, in tribunale, delle prove fornite dall’uomo sull’omicidio Galizia. Ma anche dopo aver rassegnato le dimissioni dal gruppo Tumas e lasciato la carica di direttore di Electrogas.
Il primo ministro Joseph Muscat ha definito l’arrestato come “una persona di interesse” annunciando di aver deciso di promettere il perdono per tutti i reati commessi da una persona che, dopo essere stata arrestata per una vicenda estranea all’omicidio Galizia e legata al riciclaggio di denaro, si è definita “l’intermediario” tra il mandante e gli autori materiali del delitto aiutandoli a procurarsi l’esplosivo.
Dopo la notizia dell’arresto di Fenech, il figlio della giornalista, Andrew, ha chiesto le dimissioni e il fermo dei due esponenti del governo: “Il proprietario di una centrale elettrica sospettato di avere assicurato pagamenti sottobanco al capo di gabinetto e al ministro dell’Energia del primo ministro è stato appena arrestato in relazione all’assassinio di mia madre. È tempo che Mizzi e Schembri si dimettano e siano messi sotto sorveglianza”.
Yorgen Fenech non è un perfetto sconosciuto per le autorità italiane. Anzi. Lo cercavano da tempo la Squadra mobile e la Divisione anticrimine di Catania che sul suo conto avevano lungamente indagato in relazione all’inchiesta “Treni del gol” (calcioscommesse con partite di calcio di serie A, B, C comprate e vendute) che ha già, con il primo troncone, portato a processo davanti la prima sezione penale del Tribunale etneo l’ex presidente del Catania calcio Nino Pulvirenti, l’ex ad Pablo Cosentino, l’ex Ds Daniele Delli Carri, l’ex agente di scommesse Giovanni Impellizzeri, Fabrizio Milozzi, Fernando Arbotti e Piero Di Luzio.
L’uomo d’affari maltese è finito pesantemente dentro il secondo troncone dell’indagine “Treni del gol” che è stata conclusa poco prima dell’estate scorsa dalla Procura della Repubblica etnea che ha già provveduto a far notificare il relativo avviso di conclusione delle indagini preliminari a tutti gli indagati, ossia Fabrizio Crimi, 52 anni di Messina; Giovanni Luca Impellizzeri, 48 anni di Catania; Salvatore Luca Paolo Antonucci, 41 anni di Catania; Antonio Ricci, 43 anni di Bari; Riccardo Tamiro, 46 anni di Reggio Calabria; Antonino Pulvirenti, 57 anni di Catania; Luca Brescia, 45 anni di Catanzaro; l’ex calciatore Christian Terlizzi, 40 anni di Roma; Luigi Discornia, 45 anni di Bari; Giacomo Antonio Pennisi, 55 anni di Acireale.
Solo Fenech non è stato trovato perché irreperibile. L’imprenditore riceverà adesso l’atto giudiziario nel luogo dove si trova recluso. Con molta probabilità verrà pure interrogato anche alla luce delle nuove emergenze investigative che fanno di Fenech non più un semplice manipolatore di scommesse e partite truccate.
All’uomo, la Procura di Catania contesta (in concorso con Impellizzeri, Crimi e Ricci) di aver scommesso, dopo averle truccate concordando il risultato, sulle partite di serie A, Catania – Atalanta; Parma – Livorno; Napoli – Verona e Udinese – Sampdoria, disputatesi in data 17 e 18 maggio 2014; e sulle partite di serie B Avellino – Reggina; Crotone – Trapani; Brescia – Juve Stabia disputatesi in data 24 e 25 maggio 2014 e valevoli per il campionato di calcio di Serie B, procurandosi un ingiusto profitto con le scommesse.
Per la cronaca va anche segnalato che l’ex patron del Calcio Catania, Pulvirenti (insieme ad Impellizzeri) viene accusato di aver corrotto con 40 mila euro il calciatore Christian Terlizzi del Trapani in occasione della partita di ‘Serie B’ Trapani-Catania del 16.11.2014 finita 4 a 1. L’ex presidente (accompagnato dal prof. Giovanni Grasso) è stato già sentito dai pubblici ministeri.
Appare inevitabile, infine, che la Procura rivisiterà la parte d’inchiesta che annoverava tra gli indagati anche Alfio e Giuseppe Mangion, figli di Francesco (“Ciuzzu ‘u firraru”), “consigliere” del clan Santapaola. Giuseppe Mangion, detto “Enzo”, è stato condannato con sentenza definitiva nel processo “Dionisio”.
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