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Dalla vigna alla cantina, lo smarphone svela tutto di un vino siciliano

Di Alessandra Moneti |

ROMA – Una tecnologia ci salverà da contraffazioni delle tipicità made in Italy, oltre che dalle frodi sulle date di scadenza dei prodotti alimentari. E darà inoltre certezze ai consumatori con allergie a tavola, avviando poi, per la prima volta, una sorta di riconoscimento del diritto d’autore nelle ricette degli chef. Si tratta della tecnologia blockchain, uno strumento che potrà far diventare la filiera alimentare completamente tracciabile, identificando ogni singolo prodotto a scaffale con un codice univoco a cui associare qualsiasi informazione che però non è più modificabile.

Sono in molti a guardare con interesse a questa innovazione digitale ma la prima insegna della distribuzione moderna a crederci è Carrefour Italia che da settembre avvia una operazione trasparenza con la filiera del pollo allevato all’aperto e senza antibiotici, a seguire quella degli agrumi; altre filiere si aggiungeranno nel 2019. Dall’autunno il consumatore potrà fare acquisti più consapevoli presso questa insegna della Gdo accedendo a informazioni attraverso un Qr code su 29 allevamenti, 2 mangimifici e 1 macello.

«L’evoluzione delle richieste del consumatore e la rinnovata attenzione alla provenienza dei prodotti che la distribuzione moderna offre, impone agli operatori del settore un impegno sempre maggiore verso la trasparenza delle informazioni. – sottolinea Stéphane Coum, direttore Operation Carrefour Italia -. La tecnologia blockchain rappresenta un patto di fiducia tra Carrefour Italia e il cliente finale, che potrà verificare direttamente e in tempo reale le informazioni legate alla filiera del prodotto, dall’origine sino all’arrivo al punto vendita». Del resto, la blockchain ha già registrato una risposta positiva in Francia, dove Carrefour l’ha adottata qualche mese fa, cominciando dalla filiera del pollo d’Auvergne per poi allargarsi al pomodoro Marmande.

In Italia, all’ultimo Vinitaly un vino biologico siciliano di Casa Girelli ha mostrato come un enoappassionato possa, avvicinando il proprio smartphone al Qr Code presente sull’etichetta, conoscere il campo dove le uve sono state coltivate, i lieviti utilizzati, i trattamenti fitofarmaci e agricoli effettuati con tutti i passaggi e i metodi produttivi, dalla vigna alla cantina. A Roma, Antonello Colonna è stato il primo chef a certificare con blockchain una ricetta, la sua panzanella. Per Andrea Tortorella, ceo di Consulcesi Tech e autore del libro «Cripto-Svelate. Perché da Blockchain e monete digitali non si torna indietro» questa tecnologia «salverà il made in Italy e la nostra salute dalle contraffazioni».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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