Politica
«Lo stile se non ce l’hai non puoi dartelo», Musumeci su “La Sicilia” replica a Di Maio
Lo stile in politica è come il coraggio nella vita: “se non ce l’hai non puoi dartelo”, ci ricorda il Manzoni. E se un politico non ha stile è condannato a seguire le mode. E’ quello che ha fatto il vicepremier Di Maio nel suo editoriale di ieri apparso su questo giornale. Dal vicepresidente del Consiglio dei Ministri ti aspetteresti proposte e ricette per la Sicilia, avanzate col garbo istituzionale che il ruolo gli impone.
Che la Sicilia sia stata ridotta in una condizione disastrosa non avevamo bisogno di Di Maio per saperlo. I siciliani questa realtà la vivono giorno dopo giorno sulla loro pelle. E non è un caso se la fiducia ricevuta dagli elettori ci autorizzi ad assumere iniziative del tutto nuove rispetto alle agende politiche del passato. L’Ente Regione non può più, infatti, essere un “problema” tra i problemi e deve diventare la “cabina di regia” per lo sviluppo della nostra Isola. Ci vorrà del tempo.
E intanto, in appena sei mesi, e solo per citare alcuni esempi, il nostro governo ha fatto ripartire le procedure di evidenza pubblica per le infrastrutture. Solo nell’ultimo trimestre la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato bandi per oltre 100 milioni di euro nel dissesto idrogeologico e abbiamo sottoscritto un accordo con l’Anas per un piano di investimenti del valore di 5 miliardi. Abbiamo, poi, determinato una crescita delle spese per i bandi europei che finanziano le imprese, che vedranno corrisposti fondi a copertura di oltre mille progetti. Una spesa paralizzata e polverizzata riuscirà a finanziare il nostro tessuto imprenditoriale come non era mai accaduto nel recente passato.
Dopo anni di immobilismo il nostro governo ha aperto la stagione delle riforme: i rifiuti, la nascita del Polo del credito agevolato (Irca), la pesca, il diritto allo studio, atteso da oltre trent’anni. Persino la formazione professionale (pascolo abusivo per spregiudicati) torna ad essere una opportunità per i lavoratori e non per gli speculatori!
Il Piano dell’aria è stato varato dopo anni di stallo, l’Autorità di bacino istituita dopo vent’anni, duecento milioni per l’edilizia scolastica, la definizione della nuova rete ospedaliera, migliaia di operatori sanitari già stabilizzati, l’uscita dal precariato per i lavoratori “storici” della pubblica amministrazione. Sono solo alcuni esempi di un fatturato governativo che in Sicilia fa i conti, giorno dopo giorno, con la pensante eredità che abbiamo trovato, e che richiama responsabilità anche remote. Al momento dell’insediamento del governo Conte ho detto che non avremmo dato né voti, né veti. Anche se l’iniziale il silenzio del premier sulla questione meridionale ha alimentato qualche pregiudizio.
Al di là della caduta di stile dell’esponente grillino, la Sicilia si attende da lui e dal governo centrale risposte concrete. A partire dalla modifica degli accordi finanziari sottoscritti da Crocetta e Renzi, che pesano come un macigno sul bilancio della nostra Regione: un miliardo e 350 milioni di euro da Palermo a Roma. Cosa ci dobbiamo attendere nel futuro? La Regione potrà recuperare le risorse scippate? Ed ancora: la continuità territoriale sarà un diritto negato? E la defiscalizzazione dei prodotti petroliferi per i nostri automobilisti? E la differenza sul cofinanziamento della spesa sanitaria (600 milioni di euro) rivendicato con la nostra finanziaria e impugnato da questo governo nazionale? E la riforma dei lavoratori forestali attraverso un accordo Regione-Stato-Inps?
Avrà, dunque, tempo e modo il vicepremier Di Maio per dimostrare di volere essere utile alla nostra “bellissima” Sicilia. Troverà nell’Isola un governo pronto al dialogo e rispettoso delle Istituzioni, che vengono prima delle individuali appartenenze. Un governo, il nostro, che non ha risentimenti verso alcuno, ma sentimenti di amore per il popolo siciliano.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA