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Taglio dei fondi e rischio chiusura per le Riserve naturali della Sicilia

Di Redazione |

PRIOLO – È l’unica zona umida della Sicilia in cui nidificano i fenicotteri, un’oasi di 40 ettari tra le ciminiere di Priolo riserva naturale dal 2000, che – al 10 maggio scorso – ha già sbriciolato con 11mila visitatori il record di tutto il 2017 quando ne erano stati registrati 12mila (di cui il 6% stranieri). Numeri non indifferenti se si pensa a cos’era questo posto appena 20 anni fa. Eppure è una delle 27 riserve naturali siciliane gestite dalle associazioni ambientaliste a rischio, visti i tagli previsti dalla finanziaria regionale che decurteranno del 40% le risorse destinate a questi angoli di paradiso sotto casa.

«Purtroppo è così – allarga le braccia Fabio Cilea, direttore della Riserva naturale orientata Saline di Priolo – da qui a settembre, rischiamo di dover chiudere le aree protette per mancanza di fondi e non solo a Priolo. Una mazzata, perché com’è facilmente dimostrabile le associazioni ambientaliste hanno raggiunto degli obiettivi di gestione impensabili in questi anni facendo emergere aspetti naturalistici di grandissimo interesse e, nonostante questo lavoro, tra poche settimane 90 dipendenti rischiano di rimanere a casa. Siamo molto preoccupati, si rischia che 20 anni di sacrifici possano perdersi in pochissime settimane e dal dal momento in cui andremo via questa tornerà ad essere terra di nessuno, terra di discariche, di illegalità. Qui, prima del nostro arrivo, ognuno faceva quello che voleva, non c’era un filo d’erba, non c’era un albero entravano con i mezzi, con i fuoristrada, con i camion. Noi, in 20 anni, attuando azioni minime di conservazione siamo riusciti a trasformare questo posto in un piccolo polmone verde dove soprattutto la gente del territorio viene a cercare un momento di tranquillità, viene a fare un tuffo nella natura e questa è la cosa più importante, aver riconquistato alla popolazione questo pezzo di territorio».

Ma quanti fondi destinava la Regione per le 27 riserve naturali gestite in convenzione con le associazioni ambientaliste? Complessivamente circa 3 milioni e 800mila euro. Nella riserva delle Saline di Priolo ci lavorano solo due persone, il direttore e una sua collaboratrice. Nei circa 50mila euro di costi di gestione annui che comporta la manutenzione di un’area naturalistica conosciuta in tutta Europa ci sono anche i loro stipendi. E poi, i costi di manutenzione dei capanni, delle “isole” al centro del pantano sulle quali nidificano gli uccelli, delle recinzioni, della pulizia dei sentieri.

«La riserva è aperta 365 giorni l’anno – osserva Cilea – grazie alla forza di volontà e alla nostra grande passione. Sfiderei un qualsiasi altro ente pubblico a raggiungere i nostri risultati solo con due persone, e, nonostante questo, noi a settembre rischiamo di chiudere. Qui non stiamo parlando di un contributo alle associazioni, qui si parla di gestione del territorio. La nostra “arma” al momento è continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto, continuando a lavorare, di certo non tiriamo i remi in barca, anzi, abbiamo deciso di mettere in atto una serie di azioni per far conoscere l’operato delle associazioni. I rappresentanti del nuovo Governo regionale sono arrivato da poco e devono ancora conoscere queste realtà, devono ancora sapere cosa che le associazioni hanno fatto in vent’anni, solo così potranno capire la portato del lavoro svolto e comprendere che un lavoro così importante per il territorio e per la ricaduta economica che potrebbe avere, non può essere buttato alle ortiche».

A proposito di ricaduta economica, la riserva di Priolo, così come nelle altre gestite dalle associazioni ambientaliste sono ad ingresso gratuito e l’idea è mantenere questa linea. Semmai – questa la proposta – si potrebbe fare cassa con le visite guidate o i fotografi appassionati di birdwatching.

Twitter: carmengreco612

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