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Europee Fi, Pogliese “sponsor” di La Via: «Catania rivendica il suo candidato»

Di Mario Barresi |

Catania – Ancora la via di La Via è stretta. Ma non è senza uscita, come qualche giorno fa. Lo sbarramento alla candidatura di Giovanni La Via nella lista di Forza Italia è un dato di fatto. Perché i quattro posti riservati agli uomini sono occupati: capolista il leader Silvio Berlusconi, a seguire l’uscente sardo Salvatore Cicu, ma in lizza, con tanto di manifesti affissi, ci sono già Saverio Romano (leader di Cantiere popolare, in forza di un accordo nazionale con i centristi) e sopratutto Giuseppe Milazzo, capogruppo all’Ars e fedelissimo di Gianfranco Miccichè.

I giochi sarebbero fatti. Anche perché La Via, eurodeputato da due mandati, paga, innanzitutto nelle tesi dei suoi detrattori, il curriculum “macchiato” dalla militanza in Ncd oltre che la designazione di vice di Fabrizio Micari col centrosinistra alle scorse Regionali. Ma il professore, scegliendo il low profile («sono a disposizione del partito, accetterò le scelte e comunque farò votare Forza Italia», continua a dire), negli ultimi giorni ha lanciato l’ultimo assalto a quella casella che gli è negata, ma che lui rivendica. Trovando un alleato di ferro in Salvo Pogliese, leader naturale della Fi anti-Miccichè. «Catania non può non avere un suo candidato alle Europee», è il tormentone del sindaco. Che, al di là dell’effettiva convinzione sulla forza della candidatura di La Via (dal quale è molto distante per storia politica) è da tempo in clima da derby: le istanze della più grande città del Sud amministrata da Forza Italia contro la gestione palermocentrica del partito. Ma anche una questione di principio. «Il partito in Sicilia non può continuare ad avere una gestione così padronale e schizofrenica» è la tesi che erutta sotto il Vulcano. Arrivando a Bruxelles. Giovedì mattina Pogliese ha incontrato Antonio Tajani, presidente del Parlamemto Ue e braccio destro di Berlusconi. E il discorso, al di là del revival fra ex colleghi che si stimano, è finito lì. «Questa situazione siciliana va risolta», è la posizione comune. Ma neanche Tajani può prendere impegni: «Deciderà il Cavaliere» è il finale scontato di ogni diaspora azzurra. Sul tavolo, però, ci sono gli equilibri nell’Isola con l’ipotesi che Pogliese, in caso di sconfitta diplomatica, potrebbe meditare le dimissioni da coordinatore etneo di Fi. Attirando, come una calamita, chi – Fratelli d’Italia, ma anche la Lega – lo corteggia da mesi ricevendo la stessa risposta: «Io ho sempre fatto un percorso politico coerente».

E le donne? Le parentesi rosa fra i duelli rustican-berlusconiani potrebbero sembrare residuali se non fosse che la candidatura di Dafne Musolino (assessora di Cateno De Luca a Messina), sospinta dall’Udc siciliana con un certo trasporto manifestato anche dagli ex Centristi di Gianpiero D’Alia, stesse crescendo, trovando sponde elettorali – mentre i maschi sono distratti a litigare – a Palermo e a Catania. Per il resto solo chiacchiericci. Come l’idea di Barbara Mirabella, assessora a Catania, che qualcuno aveva lanciato allo stesso Pogliese per farlo desistere dalla crociata per La Via. Si ipotizza una candidatura “di servizio” per Urania Papatheu, già senatrice. E qualcuno s’è messo in testa, in nome delle pari opportunità delle quali lei è stata ministra, di chiedere un contributo di quote rosa a Stefania Prestigiacomo, magari schierando Nicoletta Piazzese, già in lizza alle Politiche, ora presidente dell’Iacp di Siracusa. L’ultima notizia della giornata, però, è l’improvviso viaggio di Gianfranco Micciché, partito ieri pomeriggio per Roma. Per fare che? Per incontrare chi? Che dietro il viaggio ci siano anche le euro liste non sembrerebbe da escludere. Vedremo e sapremo (forse) già oggi.

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