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Governo, i punti fermi della manovra: cedolare secca al 10% e “bionde” più care

Di Redazione |

Roma – Si tratta ancora sulle partite Iva. Mentre si iniziano a definire anche i dettagli della prima manovra giallorossa, l’ultimo miglio sembra essere la difesa di professionisti, autonomi e piccole imprese, diventata cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle che punta a mantenere inalterata la flat tax al 15% introdotta quando erano al governo con la Lega. La maggioranza, in un vertice di due ore, trova però l’intesa su diversi punti: cedolare secca che resterà, e per sempre, al 10%, e in cambio salirà la «tassa sulla fortuna». Niente aumenti sulle sigarette elettroniche, anche se il prelievo sui tabacchi salirà per le “bionde” tradizionali, portando in dote 88 milioni. Imprese che scommettono sulla rivoluzione green che avranno 140 milioni di incentivi in più.

Sulla flat tax, invece, «siamo al lavoro per eliminare tutti i vincoli» dice il viceministro all’Economia Laura Castelli, assicurando che «la maggioranza», tutta, ha «condiviso questa sollecitazione». In realtà il tema è ancora oggetto di riflessione, non solo per le coperture necessarie (Castelli parla di 100 milioni). Nei giorni scorsi, infatti, tutti i partiti si erano detti d’accordo almeno su uno dei paletti per l’accesso al regime agevolato, il divieto di cumulo per chi ha altri redditi superiori a 30mila. E si tratterebbe ancora, in particolare, sul vincolo legato agli investimenti, che escluderebbe dal forfettario chi spende più di 20mila euro.

Una parola definitiva dovrebbe essere pronunciata nell’ultimo vertice: nel frattempo la maggioranza, dice sempre Castelli, ha chiuso anche un pacchetto per gli enti locali, che conterrà non solo il rifinanziamento per 110 milioni del fondo per il ristoro del mancato gettito Imu-Tasi ma anche l’accorpamento dei due balzelli sulle seconde case in una nuova «local tax». Per i sindaci dovrebbe arrivare anche la riforma della riscossione che equiparerà le ingiunzioni alle iscrizioni a ruolo, già spuntata, e poi saltata, nella preparazione del decreto fiscale. Dalle bozze del decreto verrà ripescato anche l’aumento della tassa sulla fortuna, che servirà a coprire la stabilizzazione al 10% (anziché al 12,5%) della cedolare secca sugli affitti a canone concordato (plaude Confedilizia). La norma immaginata all’inizio prevedeva un aumento progressivo delle tasse sulle vincite partendo dai 500 euro (dal 12 al 15%), per arrivare al 25% per chi stacca un biglietto delle varie lotterie oltre il milione.

Confermate per ora sugar tax e plasti tax (su cui ci sarà però battaglia in Parlamento) e anche i 600 milioni in più per le famiglie. Il percorso dovrebbe essere confermato in due step: nel 2020 dovrebbero essere rafforzati gli attuali strumenti, con il bonus bebè che diventa assegno universale mensile per i nuovi nati e avrà tre diverse fasce a seconda del reddito (80 euro, 120 e 160 euro) e voucher per gli asili nido che dovrebbe salire fino a 3mila euro, sempre in base al reddito. In più il congedo obbligatorio per i papà che sale a 7 giorni. Il fondo unico partirà invece dal 2021, dovrebbe essere in carico al ministero del Lavoro e potrebbe, se sarà nel frattempo approvata la delega, introdurre l’assegno unico fino a 18 anni. Continua intanto a fare discutere la stretta contro le false cooperative che operano negli appalti: la norma che obbliga i committenti a versare le ritenute era già stata ‘alleggerità nella stesura finale del decreto fiscale – che intanto ha iniziato il suo iter in commissione Finanze alla Camera – dopo prime proteste di Italia Viva cui ora si aggiunge anche il Movimento 5 Stelle. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA