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Sciacca, la sfida del Museo Diffuso

Di Omar Gelsomino |

Raccontare le identità del territorio e soddisfare la vista, l’udito, l’olfatto, il tatto e il gusto dei turisti trasformando Sciacca nel Museo Diffuso dei 5 Sensi. Una giovane innovation manager, Viviana Rizzuto, dalla brillante carriera nelle multinazionali americane abbandona la Svizzera per tornare in Sicilia e guidare la sua comunità in questo ambizioso progetto. Un buon esempio di ingegneria sociale, riconosciuto dalla Regione Siciliana, tanto da divenire un case history ed ottenere numerosi riconoscimenti. Per Viviana Rizzuto il richiamo della sua terra e degli affetti erano più forti di qualunque cosa.

Cosa l’ha spinta ad abbandonare il suo lavoro in Svizzera per tornare in Sicilia?

«La più grande innovazione che possiamo portare in Sicilia, e più in generale in Italia, è un’innovazione dei processi: prima ancora di inventare cose nuove, abbiamo bisogno di imparare a gestire, e quindi valorizzare, le immense risorse di cui è intriso il nostro territorio. Osservando la mia terra dall’estero, mi convinsi che servivano competenze in termini di coordinamento di risorse e programmazione di obiettivi comuni per condurre un territorio dalle mille potenzialità inesplorate verso dapprima una visione condivisa, poi un percorso partecipato ed infine risultati programmati, controllati, certi. Sono tornata per mettere le mie competenze al servizio della mia città».

Cos’è realmente un Museo Diffuso? Come lo vive un potenziale visitatore?

«Museo Diffuso è il contenuto di uno dei post-it raccolti nel corso di un think tank organizzato nel gennaio 2019 dal nome “Sos Centro Storico”. La città da vedere come un museo a cielo aperto, gli abitanti come i suoi custodi responsabili. Le porte delle mure antiche sono gli ingressi del museo, le strade i corridoi, le piazze le sale di esposizione. E il tesoro da offrire al mondo siamo noi, le persone che abitiamo quel luogo, con le nostre storie, tradizioni, identità. Museo diffuso significa prendere coscienza del patrimonio culturale, storico e artistico e iniziare ad averne la giusta cura».

L’iniziativa ha già raccolto risultati brillanti…

«Il nostro obiettivo è generare felicità e benessere attraverso uno “sviluppo globale” dell’individuo, e di riflesso del territorio in cui vive, che si raggiunge agendo contemporaneamente su 3 aree distinte ma interconnesse: sviluppo economico, crescita culturale, inclusione sociale. In ambito di sviluppo economico, un grandissimo risultato per noi è la collaborazione con Aeroviaggi che per la prima volta quest’anno aprirà anche in inverno proponendo esperienze da vivere tutto l’anno. Destagionalizzare è uno degli obiettivi che ci siamo prefissati dall’inizio e oggi è realtà. In ambito culturale siamo riusciti ad applicare la Convenzione di Faro riaprendo alcuni tra i siti più belli e intrisi di identità del nostro territorio. In ambito sociale, oggi esiste una comunità di imprenditori, artigiani, professionisti, volontari, persone con disabilità diverse che co-operano per il raggiungimento di obiettivi comuni. Ma anche la nascita di nuovi mestieri grazie alla volontà di giovani e meno giovani che hanno finalmente trovato spazio per le proprie competenze e la propria creatività».

Come sarà il futuro del Museo Diffuso post-Covid?

«L’industria del turismo ha subito un colpo durissimo dal Covid19 che si è aggiunto ad un’inadeguatezza strutturale del sistema di accoglienza, a sua volta fondato su un sistema economico arretrato e del tutto inadeguato a fronteggiare i cambiamenti repentini e violenti che la nostra società ci impone. Ecco, noi a Sciacca stiamo cambiando paradigma di pensiero, e quindi di azione. Il futuro che ci immaginiamo e che stiamo costruendo giorno dopo giorno, è un futuro che mira al benessere di tutti, nessuno escluso, più flessibile ai cambiamenti che arriveranno, in grado di generare nuove risposte a nuove sfide del futuro. Un’economia certa, sana, florida, in cui utile e etico non sono in contrapposizione: l’Economia della Bellezza».

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